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Come stiamo provando a raccontare con la serie #MementoPNRR, intorno al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si è creato un dibattito molto focalizzato su procedure (traguardi, target, indicatori), tempistiche (le scadenze imposte dall’Unione) e poteri (cabine di regia e ripartizione tra governo centrale e locale) e poco attento su altre questioni centrali che sarebbero da affrontare “a monte”. A questo riguardo, ad esempio, sembrano mancare riflessioni sul senso delle azioni che si vogliono implementare (quale idea di Paese vogliamo perseguire grazie alle risorse del PNRR?), sulle parti che dovrebbero essere coinvolte nei processi (amministrazioni pubbliche, Terzo Settore, comunità locali) e, non da ultimo, sulle competenze necessarie per gestire le risorse e realizzare positivamente i progetti.

La necessità di competenze 

Le competenze che servirebbero per candidare i progetti, ricevere i finanziamenti del Piano e, potenzialmente, realizzare le progettualità sembrano essere assenti soprattutto negli enti pubblici a causa del blocco degli organici, e l’efficienza degli stessi, con gap anche molto significativi tra diverse aree del Paese.

Lo Stato alle fine del 2021, tramite il Dipartimento della Funzione Pubblica che fa capo al Ministro Renato Brunetta, si è mosso individuando 1.000 esperti che saranno “a disposizione” delle Regioni per “supportare le amministrazioni locali nella semplificazione delle procedure complesse nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza“.

Ma 1.000 super-esperti saranno sufficienti a sostenere le migliaia di PA che in tutto il Paese proveranno a candidarsi per ricevere (e potenzialmente gestire) le risorse del PNRR? Quasi certamente no. Non solo per una questione di numeri, ma anche perché in molti casi non servono le competenze verticali dei “super”, ma quelle figure trasversali che aiutino a individuare i punti di forza, le debolezze, gli elementi di innovazione e la sostenibilità delle iniziative e, più banalmente, a preparare correttamente le richieste formali di sostegno.

La mossa delle Fondazioni

Per questo – in maniera un po’ paradossale – molte realtà filantropiche, con in testa la Fondazioni di origine bancaria (Fob), si sono rese disponibili a fornire alle PA le competenze che ora mancano. Come aveva spiegato a gennaio il Presidente di Acri Francesco Profumo, le Fob hanno percepito quasi subito dei gap presenti in molte amministrazioni locali e si sono pertanto organizzate per accompagnarle nello sviluppo del know how che serve loro in questa fase.

A fare da apripista era stata la Fondazione Compagnia di San Paolo, presieduta proprio da Profumo, con il bando NextGeneration WE rivolto alle PA territoriali di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta impegnate nella redazione di proposte per il PNRR. Ma sono molti i territori che ora si stanno muovendo in questo senso. In Lombardia, ad esempio, la Fondazione Cariplo ha sottoscritto un’intesa con Regione, Anci e Unioncamere per individuare il Comune che fruirà di 20 milioni di euro stanziati dalla linea A del “Bando Borghi” (ne abbiamo parlato qui); la Fondazione Friuli si è adoperata per sostenere gli enti pubblici e privati della regione FVG “nell’ideazione e redazione di progetti strategici e sostenibili”; la Fondazione CR Firenze ha aperto “Sportello Europa” per fornire orientamento e, al contempo, ha realizzato a proprie spese 4 studi di fattibilità per altrettante nuove scuole finanziabili dal PNRR; nella provincia di Pistoia la Fondazione Caript supporterà 18 enti locali nella programmazione tramite il bando Progetti On.

Acri – organizzazione che associa le Fob – sul proprio sito ha iniziato a sistematizzare queste esperienze, raccontando le diverse modalità adottate dalle Fondazioni per supportare le PA in questa delicata fase di passaggio.

L’iniziativa di Modena

L’ultima esperienza riportata sul portale di Acri riguarda il territorio modenese dove Provincia, Fondazione di ModenaFondazione Cassa di Risparmio di Mirandola Fondazione di Vignola hanno firmato il protocollo “Italia domani – Modena”.

L’obiettivo è supportare sia finanziariamente che attraverso consulenze di esperti, grazie a un fondo di 900 mila euro, le amministrazioni del territorio modenese nella gestione delle procedure previste per accedere al PNRR. Al momento sono state individuate due linee di finanziamento. La prima è quella di “Progettazione autonoma”, in cui le richieste di contributo per l’elaborazione di proposte progettuali finalizzate alla candidatura a bandi nell’ambito del PNRR sono direttamente realizzate dal proponente. La seconda è sulla “Progettazione assistita” che prevede l’affiancamento al proponente nel percorso di elaborazione di piani e predisposizione di progetti da parte di un advisor tecnico messo a disposizione dalle Fondazioni.

Sarà interessante monitorare come questa e le altre iniziative sopra indicate, a cui certamente se ne uniranno ulteriori nelle prossime settimane, saranno in grado di sopperire a quella mancanza di competenze che, ad oggi, sembra essere il principale ostacolo per la “messa a terra” del PNRR.

 


Memento PNRR

Quale comunità vogliamo realizzare grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? È la domanda a cui vogliamo rispondere con la serie “MementoPNRR”.