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Insieme alle gravissime conseguenze sanitarie ed economiche del Covid-19 vanno aumentando anche le diseguaglianze sociali che, come vi abbiamo raccontato qui, e come segnalano da tempo numerose organizzazioni (ad esempio Save The ChildrenActionAid e Alleanza per l’infanzia), colpiscono soprattutto i più piccoli. La pandemia sta infatti determinando nuove disparità nell’accesso al sistema di istruzione e, più in generale, il diradarsi di opportunità educative di qualità. Una dinamica che nell’immediato sta portando a un aumento della povertà educativa – a causa ad esempio dei crescenti abbandoni scolastici e di un maggiori difficoltà di apprendimento a – e che in prospettiva influirà pesantemente sulla capacità dei giovani di formarsi e inserirsi nel mondo del lavoro, con immaginabili risvolti sul fronte dell’esclusione sociale e della povertà. Come affrontare questa situazione esplosiva?

In Provincia di Trento le autorità pubbliche locali e il mondo della cooperazione hanno avviato il progetto “Prima classe. Destinazione futuro”, che mira a contrastare il rischio di povertà educativa a diversi livelli. Mirko Bisesti, assessore all’Istruzione e Cultura, ha spiegato che la volontà della Provincia è “prevenire il rischio che quanto fatto dall’inizio della pandemia per tutelare la salute pubblica, con la chiusura delle scuole e di altri centri culturali e di aggregazione, lasci segni permanenti nei percorsi di crescita di bambini e ragazzi. Soprattutto in quelli che vivono nei contesti sociali e familiari più fragili. Per questo abbiamo ideato insieme al consorzio Consolida e con il fondamentale sostegno economico del Consorzio Sait, il progetto “Prima Classe” che offre ai bambini e ai ragazzi più colpiti il supporto educativo e gli strumenti tecnici e culturali di cui hanno bisogno”. 


Un ruolo di primo piano per le scuole

Nella pratica l’iniziativa consentirà di distribuire, in collaborazione con le scuole, “pacchi educativi” contenenti voucher per interventi di supporto educativo professionale, libri, PC, ma anche visite a musei e esperienze di socializzazione, che saranno destinati ai bambini e ai ragazzi maggiormente colpiti dalla pandemia. Strumenti che possano mitigare le difficoltà dovute alla didattica a distanza dunque, ma anche opportunità che permettano di rilanciare la dimensione relazionale, fondamentale nella fase dello sviluppo personale. Tre le diverse tipologie di pacchi predisposte a tale scopo: l’Edubox che contiene libri o giochi didattici e 15 ore di supporto educativo; la Civicbox con biglietti di entrata e accompagnamento in alcuni musei trentini e 15 ore di supporto educativo; la Tecnobox con un PC, la connessione per 12 mesi e 4 ore di supporto educativo alla famiglia abilitante all’uso della tecnologia.

Ad individuare le situazioni in cui intervenire saranno gli Istituti Comprensivi attraverso i Consigli di classe, coadiuvati dai Dirigenti scolastici, che più di altri soggetti sono in grado di cogliere precocemente i segnali di difficoltà di bambini e ragazzi non necessariamente già in carico ai servizi socio-educativi. Le modalità del supporto individualizzato, che sarà garantito da un educatore professionale di uno degli enti accreditati sul territorio, sarà concordato in termini di tempi e luoghi (scuola, domicilio, centri doposcuola) tra la famiglia, la scuola e la cooperativa sociale.

Il ruolo ricoperto dalle scuole nella gestione dell’iniziativa è sicuramente molto interessante. Gli istituti potranno infatti muoversi con flessibilità nella scelta dei beneficiari, senza dover ricorrere a criteri utilizzati tipicamente per l’ergoazione di misure di sostegno socio-educative, come la verifica reddito (mediante ad esempio certificazioni ISEE), che richiede tempo e non sempre rivela l’effettiva situazione economica delle famiglie. Alle scuole è riconosciuta la capacità di leggere in maniera precoce l’insorgenza di difficoltà che coinvolgono i minori e, soprattutto, la possibilità di intervenire direttamente prima che le situazioni peggiorino e si cristallizzano. 

L’impegno della cooperazione 

I pacchi saranno consegnati alle scuole grazie alla donazione di 60 mila euro da parte di Sait – il Consorzio delle Cooperative di Consumo Trentine, che organizza le strutture per la distribuzione dei prodotti e gestisce i servizi per le Famiglie Cooperative e per i loro punti vendita – raccolti con l’iniziativa “Il Trentino che fa bene ai trentini”. Riprendendo le parole del Presidente di Sait Renato Dalpalù “una scuola dove ogni bambino sta bene consente di stare bene a tutti e di imparare. Ma la scuola non può fare tutto da sola e con questo progetto avrà al fianco gli altri attori dei processi educativi. Grazie a “Prima Classe”, inoltre, si riattiveranno organizzazioni culturali e educative del nostro territorio che sono state penalizzate, anche economicamente, dalle chiusure. Ci auguriamo che anche altri attori economici del nostro territorio aderiscano a questo progetto perché investire sui giovani è garanzia di un futuro di qualità”. 

A fargli eco è Francesca Gennai, vicepresidente del Consorzio Consolida, che ha sottolineato come “non è un caso che questa modalità innovativa di intervento rispetto alla pandemia sia nata in Trentino: un territorio a forte e diffusa vocazione educativa. La sfida che abbiamo davanti deve rinsaldare ulteriormente la collaborazione tra scuola, cooperazione sociale e altre agenzie educative e permetterci di creare un’infrastruttura solida per le nuove generazioni. Nostra responsabilità sarà anche quella di implementare le risorse destinate a questa iniziativa e siamo certi che il mondo cooperativo, ma non solo, è pronto a dare il suo contributo.” 

Scuola e Cooperazione danno vita ad un’innovativa misura di intervento, in un momento di grandi difficoltà legate all’emergenza Covid” ha osservato il vicepresidente della Provincia Mario Tonina. “Questa azione congiunta, che trova certamente la condivisione della comunità trentina, testimonia concretamente come il mondo al quale Sait e Consolida appartengono svolga un ruolo strategico straordinario all’interno del tessuto economico e sociale del nostro territorio. Sensibilità, solidarietà e vicinanza alle persone più deboli rappresentano un importante segnale di speranza e un modello attraverso il quale far ripartire la nostra comunità”.

Un patto educativo da allargare

La logica, dunque, è quella di un vero e proprio patto educativo tra Pubblico e privati, in cui gli attori in campo hanno riconosciuto, ognuno dal proprio punto di osservazione, come la scuola non possa essere lasciata da sola in questo particolare periodo storico. Si tratta infatti di impegno trasversale sia in termini di responsabilità – l’educazione è responsabilità distribuita e condivisa dai vari soggetti che operano nella comunità – che di competenze – con il mondo cooperativo che mette a disposizione le proprie competenze specifiche per affiancare il sistema scolastico. In questo senso l’auspicio espresso dai promotori di "Prima Classe" è che questa strada possa essere percorsa e condivisa, economicamente ma anche e soprattutto culturalmente, da molti altri. Perché l’educazione richiede un orizzonte ampio sia in termini di attori che di tempo, e in questo frangente storico occorre mettersi presto in cammino per garantirla a tutti.