4 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Un recente ricerca curata da Sebastiano Citroni per conto dal Ciessevi – il Centro servizio per il volontariato della provincia di Milano – ha analizzato l’evoluzione del mondo del volontariato milanese nel corso degli ultimi anni. Il rapporto riporta numerosi dati riguardanti le modalità operative seguite dalle organizzazioni volontarie, le risorse a loro disposizione, l’approccio alla problematiche contingenti e la natura del territorio in cui esse operano. Queste informazioni, che consigliamo di approfondire prendendo direttamente visione del documento, hanno permesso la formulazione di alcune interessanti considerazioni riguardanti le criticità e le opportunità che il volontariato di Milano e provincia presenta in questo momento di crisi, in cui appare quanto mai necessario ricorrere a forme di innovazione sociale sempre più articolate.

Meno volontari, più personale retribuito

In base i dati raccolti, nel periodo 2009-2010, il numero di volontari operanti nella provincia di Milano risulta in leggera diminuzione (-2.1%, da 41.868 a 40.983). In particolare si registra il calo dei volontari sistematici (che prestano cioè la propria attività in maniera continuata nel tempo, per diverse ore ogni settimana) che segnano un -14,3% (da 30.077 a 26.307 persone), a cui però si affianca un deciso aumento di coloro che offrono il proprio tempo in maniera più saltuaria (che segnano un +19,6%, da 11.791 a 14.667). Chi offre il proprio tempo per gli altri, dunque, lo riesce a fare per un tempo inferiore rispetto agli anni precedenti. Risulta tuttavia incoraggiante il leggero aumento dei giovani che offrono il proprio tempo per svolgere attività volontaria presso associazioni e organizzazioni, che crescono di numero e ricoprono ora una quota più consistente sul totale di chi svolge attività volontaria.

Figura 1. Volontari saltuari e sistematici, confronto 2009-2010
Fonte: Il volontariato a Milano e provincia nel 2010.

In tempo di crisi, nonostante le richieste di aiuto si facciano sempre più numerose, il numero di chi riesce a offrire il proprio tempo in maniera sistematica e continuativa nel tempo risulta pertanto in diminuzione. E’ questo un fattore che, indubbiamente, sta costringendo le organizzazioni a rivedere le proprie modalità operative, spingendole a concentrare le proprie energie su progetti specifici e ricorrere con maggior frequenza a personale retribuito, e quindi maggiormente specializzato. Nel 2010 risultavano assunti 3.185 persone, il 14.7% in più rispetto alle 2.775 dell’anno precedente (fig. 2).

Figura 2. Personale retribuito delle organizzazioni di volontariato, 2006-2010
Fonte: Il volontariato a Milano e provincia nel 2010.

Ambiti operativi e risposte innovative

In Lombardia nel 2010 operavano 4.667 organizzazioni di volontariato. Il 19,3% di esse, ovvero 899 enti, svolgeva la propria attività nella provincia di Milano.
 Se si vanno a vedere gli ambiti in cui queste organizzazioni di volontariato operano si scopre come esse rispondano anzitutto a bisogni di carattere socio-sanitario. I dati della figura 3 mostrano infatti come nell’ambito sociale si concentri il 48,2% degli utenti che hanno usufruito di servizi offerti dalle organizzazioni (stimati in 715.212), mentre in quello sanitario si registri il 30,2% (562.909 utenti). All’ambito Cultura (7,4%), Ricreazione e tempo libero (6,9%) e Istruzione, formazione e ricerca (6,3%) la restante parte.

Figura 3. Ambiti operativi delle organizzazioni di volontariato, 2010

Fonte: Il volontariato a Milano e provincia nel 2010.

Negli ultimi anni, segnala Citroni, si è registrata una crescente specializzazione funzionale da parte delle organizzazioni, accompagnata tuttavia da una più stretta collaborazione con altre realtà operanti nel medesimo ambito. La scelta, o la necessità, di operare con maggiore attenzione in certi ambiti piuttosto che in altri, dunque, non hanno portato a una chiusura delle organizzazioni di volontariato, ma anzi le ha spinte verso la creazione di progetti comuni, in grado di rispondere a rischi e bisogni diversi con maggiore forza nonostante le minori risorse a disposizione. Questo, sottolinea l’autore del rapporto, è il segno di un volontariato maturo, che cerca nella logica progettuale condivisa una via privilegiata per continuare a rispondere coerentemente ai rischi e bisogni emergenti. I rischi, tuttavia, non mancano: la possibilità che si creino tensioni tra organizzazioni, in special modo se giovani e piccole, è un fattore di cui tener fortemente conto e su cui occorrerà lavorare attentamente nei prossime anni.

Innovare per far fronte alla scarsità di risorse

Le difficoltà legate al momento storico presente sono indubbiamente molte ma le organizzazioni hanno in particolare indicato nel reperimento delle risorse economiche una delle maggiori problematiche che si trovano quotidianamente ad affrontare. Nel 61% dei casi sono state infatti segnalate difficoltà nel reperimento di fondi pubblici, nel 56% nel reperimento di fondi privati, nel 54% una difficoltà nella raccolta fondi in generale. Ma se il denaro non c’è come si può continuare a rispondere coerentemente alle richieste provenienti da chi ha bisogno? L’ultimo capitolo della ricerca, dedicato interamente all’innovazione sociale, prova a rispondere a questa domanda, mostrando alcuni esempi molto interessanti (di cui si consiglia di prendere visione) di organizzazioni che hanno cercato di approntare progetti e programmi che, pur in assenza di risorse consistenti, potessero dar luogo a misure in grado comunque di produrre effetti positivi per il territorio.
Il rapporto mostra dunque come a Milano e provincia il mondo del volontariato sia oggi all’avanguardia nello sviluppo di misure di innovazione sociale capaci di fornire risposte convincenti nonostante l’attuale momento di crisi. Nonostante le criticità e le problematiche che ogni innovazione può comportare, le organizzazioni del volontariato milanese paiono abbastanza mature per rispondere in maniera convincente alle sfide del presente.

 

Riferimenti

Il rapporto "Il volontariato a Milano e provincia nel 2010"

Il sito del Ciessevi

 

Torna all’inizio