Nel corso del convegno “Le prospettive della mutualità alla luce dell’analisi dei fabbisogni socio-sanitari in alcune aree della Città metropolitana e del Cuneese” svoltosi venerdì 14 ottobre presso il Consiglio regionale del Piemonte in occasione del 20° Anniversario della Società Mutua Pinerolese, sono stati presentati i risultati di una ricerca svolta da Percorsi di secondo welfare su commissione dalla Mutua Pinerolese. Di seguito prensentiamo alcuni dei dati e delle indicazioni più interessanti emersi nel corso della ricerca.


Struttura della ricerca

La ricerca si poneva l’obiettivo di rilevare e analizzare i fabbisogni socio-sanitari dei residenti di alcuni territori di riferimento per la Società Mutua Pinerolese: Città di Torino (ASL TO1 e 2), area metropolitana centro, area metropolitana Sud, Pinerolese, Valli Susa e Sangone (ASL TO3), Chierese, Carmognelese, Moncalieri/Nichelino (ASL TO5) e di alcune aree della Provincia di Cuneo (Saviglianese, Saluzzese, Fossanese appartenenti all’ASL CN1).

L’analisi è stata svolta su tre livelli: si è partiti dal contesto nazionale, analizzando indicatori demografici e sanitari e il ruolo delle politiche sanitarie, delle politiche sociali e di una loro possibile integrazione. Il secondo affondo ha riguardato il contesto regionale, i bisogni di salute della popolazione piemontese, la pianificazione, programmazione e gestione delle funzioni socio-sanitarie, il piano socio-sanitario 2012-2015, i Peps e i piani di prevenzione regionali, il Patto per il sociale 2015-2017 e il ruolo degli enti gestori della funzione socio-assistenziale in Piemonte. In questa seconda parte, si è anche fornito un inquadramento storico normativo della mutualità sanitaria, dei suoi principi e ambiti di attività e del ruolo delle società di mutuo soccorso nel panorama socio-sanitario del Piemonte. Il terzo livello è stato frutto di una ricerca sul campo, in cui si sono analizzati i singoli territori oggetto della ricerca. Oltre all’analisi dei documenti programmatici (piani di zona, carta dei servizi, documenti di programma, bilanci previsionali…), sono stati coinvolti i principali stakeholder pubblici e privati (enti gestori della funzione socio-assistenziale, enti del terzo settore, centrali cooperative e centri servizi del volontariato) attraverso interviste e survey online. 

In ultimo sono state elaborate le conclusioni ed una prima definizione di possibili proposte di policy da attuare nei territori di riferimento, relative al ruolo che la mutualità può giocare nell’offrire risposte ai bisogni identificati.

Una fotografia dei bisogni sanitari e socio-assistenziali

Gli indicatori demografici e sanitari della popolazione piemontese dipingono una situazione dominata da un saldo negativo tra nati e morti, un tasso di natalità insufficiente a garantire il ricambio generazionale, un tasso di vecchiaia molto elevato (193,67% contro una media nazionale pari a 157,7%). Unica nota demografica positiva è costituita dal rapporto immigrazione/emigrazione e da una percentuale in crescita di popolazione straniera (con età media decisamente inferiore a quella degli italiani – 32,62 contro 45,88). Questi dati medi regionali variano nei diversi territori oggetto di indagine, con indicatori di sviluppo demografico, capacità produttive e situazioni di dipendenza decisamente peggiorativi nella Città di Torino e nelle maggioranza delle aree montane e con tassi più positivi in molte aree immediatamente limitrofe alla città di Torino (come l’area metropolitana Sud), i territori dell’ASL TO 5 ed il Cuneese.

Tra i bisogni socio-assistenziali rilevati dagli enti gestori, i più significativi sono rappresentati dalle necessità di una popolazione in cui l’invecchiamento assoluto e relativo non cessa di arretrare. Tra gli anziani, i bisogni riguardano residenzialità, supporto e assistenza presso il proprio domicilio, trasporti da/verso strutture ospedaliere, sostegno al reddito. Tra i bisogni emergenti nell’area minori e famiglie vi è una crescente necessità di sostegno alla genitorialità soprattutto per coppie separate o in fase di separazione, di supporto socio-educativo e di creazione di momenti di aggregazione nelle ore in cui i minori non sono scuola, a causa della mancanza di una rete familiare o di vicinato in grado di offrire un sostegno. Per i disabili, oltre ai tipici bisogni di residenzialità e domiciliarità, si rileva la necessità di interventi specifici per facilitare l’integrazione sia nella scuola che sul lavoro e per portare i soggetti verso un’autonomia dalla famiglia di origine (cfr. Dopo di noi). Accanto a questi bisogni, vi sono poi quelli di una popolazione straniera residente in aumento (che arriva a sfiorare il 10% del totale della popolazione residente, con picchi che arrivano oltre il 15% nella Città di Torino, con il 22% di popolazione straniera minorenne). La necessità di integrazione di questa fascia di popolazione è impellente e programmi speciali sono particolarmente necessari per etnie quali Rom, Sinti e Nomadi.

Per quel che riguarda gli indicatori prettamente sanitari, le fonti Istat rivelano che il Piemonte presenta valori superiori alla media nazionale. Vi è stata una riduzione della mortalità per malattie dell’apparato circolatorio (decisamente inferiore al resto d’Italia), mentre le neoplasie al polmone e alla mammella e le malattie dell’apparato respiratorio continuano a rappresentare un eccesso rispetto alla media italiana. Il trend relativo agli infortuni sul lavoro e alle cause di morte correlate all’abuso di fumo e alcol è in progressiva diminuzione. Meno favorevoli sono invece gli indici di salute psicologica e mentale, possibilmente collegati al disagio conseguente alla crisi economica da cui il Piemonte (ed in particolare alcuni territori) non riesce ancora ad uscire completamente.

Va evidenziato che gli indicatori sopra descritti mostrano valori diversi a seconda dei territori analizzati: le aree montane e periferiche presentano generalmente indicatori più sfavorevoli rispetto ai maggiori centri metropolitani. Anche la posizione sociale e il conseguente stile di vita provocano disuguaglianza nello stato di salute dei cittadini. Il fumo di sigaretta, l’abuso di sostanze alcoliche e l’eccesso ponderale sono fenomeni collegati a uno stile di vita di persone maggiormente deprivate sia economicamente che socialmente e con un livello di istruzione più basso .


La volontà di creare risposte più integrate ed efficienti

Nell’intento di dare una risposta a questi crescenti bisogni dei cittadini, Regione, Province, Comuni, ASL, AO ed Enti gestori della funzione socio-assistenziale stanno cercando di agire in rete per costruire un sistema di governo delle politiche sociali e sanitarie più razionale ed efficiente che favorisca una reale integrazione socio-sanitaria, un’inclusione sociale e un contrasto alle diverse forme di povertà. Vanno in questa direzione il Programma Regionale di Prevenzione 2015-2018, il Patto per il Sociale 2015-2017 e il progetto di Piano Sociale Metropolitano della Città metropolitana di Torino.

All’interno di questi documenti programmatici si legge l’esplicita volontà di coinvolgimento di una vasta gamma di soggetti, tra i quali le associazioni di volontariato, le fondazioni bancarie e filantropiche, le imprese, i sindacati e le società di mutuo soccorso. Proprio nel Patto per il Sociale, questi ultimi enti sono annoverati tra i soggetti del terzo settore che si qualificano per innovazione e sperimentalità nel campo delle politiche per gli anziani non autosufficienti (da qui, la nascita del Protocollo sottoscritto dalla Regione Piemonte e dalla FIMIV in associazione con SMP e Solidea volto a promuovere e diffondere tra i cittadini piemontesi la possibilità di usufruire di prestazioni mutualistiche e per lo sviluppo del welfare partecipato e comunitario).


La prospettive per mutualità

Dalle interviste svolte con gli stakeholder pubblici e privati emergono cospicue possibilità di espansione della mutualità sanitaria ed in particolare della Società Mutua Pinerolese. La stragrande maggioranza dei soggetti intervistati si dichiara molto interessato ad ottenere maggiori informazioni sulla Mutua e a possibilmente intraprendere con essa collaborazioni o partenariati, anche per quel che riguarda i bandi europei (oltre l’80% degli enti gestori e circa il 60% degli enti del terzo settore intervistati). La più grande criticità riscontrata è imputabile ad una scarsa conoscenza sia della mutualità sanitaria operante sul territorio: oltre il 70% degli enti gestori intervistati e l’80% degli enti non profit dichiarano di non conoscere le mutue sanitarie presenti sul territorio e le loro potenzialità in ambito socio-sanitario.

In base a quanto emerso, riteniamo che questa ricerca e il protocollo d’intesa siano il punto di partenza per diffondere la cultura del mutualismo tra i cittadini, tra il terzo settore e gli operatori del sociale. Nell’indagine appare chiaro come il mutuo soccorso può ritornare ad essere un attore nella rete del terzo settore.  Le società di mutuo soccorso costituiscono un modello economico basato sull’autorganizzazione e su modalità gestionali sostenibili che puntano a massimizzare il valore delle risorse disponibili a copertu-ra dei bisogni manifestati dai soci e assistiti.
 
Il rapporto associativo è libero e volontario. Le società di mutuo soccorso promuovono la partecipazione consapevole, la conoscenza delle regole comuni e la trasparenza delle decisioni con l’educazione, la formazione e l’informazione. Le società di mutuo soccorso operano in difesa del diritto alla salute e del benessere delle persone e la loro gestione è finalizzata a garantire le migliori condizioni di esercizio di questo diritto nell’arco della vita di ogni singolo socio e assistito. Le società di mutuo soccorso sono impegnate, nell’ambito del Terzo Settore, nella realizzazione di un sistema di welfare inclusivo, integrativo al SSN, integrato tra soggetti pubblici e soggetti privati non profit, aperto e continuativo tra il mondo del lavoro e la società civile. Le società di mutuo soccorso promuovono e sostengono il legame con il territorio e con tutte le espressioni della società civile, contribuendo allo sviluppo delle relazioni tra le persone e tra queste e i soggetti erogatori che possono fornire risposte ai loro bisogni, favorendo in tal modo la coesione sociale.
 
Le mutue sanitarie sono uno strumento fondamentale di tutela di fasce deboli della popolazione in grado di intervenire su quelle situazioni in cui non vi sono ancora i presupposti per un intervento pubblico poiché casi non urgenti dal punto di vista socio-sanitario. Situazioni però che se non gestite o monitorate, potrebbero divenire di competenza dei servizi socio-sanitari poiché mancanti di una prevenzione del rischio. A tale proposito possono essere un esempio quei casi in cui il soggetto ha subito un ricovero ospedaliero non per motivi strettamente sanitari, ma per trascuratezza della cura dovuta ad una non idonea organizzazione famigliare oppure per una difficoltà dell’interessato nel comprenderne il reale bisogno e quindi è necessario attivare un supporto assistenziale per evitare che la situazione degeneri sia da un punto di vista sociosanitario, sia da un punto di vista economico. Le società di mutuo soccorso garantiscono a tutti i cittadini l’accesso ai servizi a costi minori con maggiore flessibilità e risposte mirate e rimodulabili sulle singole necessità.
 
Questo articolo è pubblicato anche sulla Rivista “Solidea”

Riferimenti
 
Executive Summary della ricerca

Slide usate nel corso della presentazione