Se trovare un equilibrio tra vita privata e vita lavorativa è una partita ancora tutta da giocare, la sperimentazione in ambito aziendale di soluzioni basate sull’attivazione di reti collaborative può rivelarsi particolarmente interessante in termini di impatto e valore aggiunto. L’esperienza portata avanti negli ultimi anni dalla Fondazione Bruno Kessler – ente di ricerca della Provincia autonoma di Trento che opera nel campo scientifico, tecnologico e delle scienze umane con più di 600 dipendenti – si configura come una sperimentazione continua di nuovi modelli di welfare intra- e inter-aziendale, dove la progettazione condivisa, l’attivazione di reti territoriali e il focus sull’innovazione digitale sono stati gli ingredienti principali per esplorare nuovi scenari di welfare territoriale e di prossimità.

Il presente contributo illustra alcune iniziative di conciliazione promosse dalla Fondazione Bruno Kessler per rispondere alle esigenze dei dipendenti con figli nella fascia d’età 6-12 anni, mostrandone l’intreccio virtuoso sia con reti organizzative presenti sul territorio, come il Distretto Family Audit di Trento, sia con un progetto europeo di ricerca, Families Share. Tali iniziative hanno permesso di trasformare il contesto trentino in un living lab di ricerca sulla co-produzione di servizi all’infanzia, anche in ambito aziendale. 

La conciliazione come punto di partenza

L’esigenza dei genitori-lavoratori di conciliare tempi di vita e di lavoro durante il periodo estivo è stata alla base dello sviluppo delle iniziative “Summer Kids”. Tale progetto prevede l’organizzazione di laboratori rivolti ai figli dei dipendenti della Fondazione Bruno Kessler (FBK) frequentanti le scuole elementari e medie, dove i ricercatori affrontano con modalità interattiva temi scientifici e avvicinano le nuove generazioni al mondo della ricerca.

La Fondazione, certificata secondo lo standard di qualità “Family Audit”, ha sperimentato numerose iniziative di welfare aziendale ispirate a concrete situazioni di bisogno dei dipendenti. Il valore di quanto realizzato in questi anni è stato frutto di una virtuosa partnership interna tra personale di ricerca e servizi che ha permesso la creazione di team trasversali con competenze sia scientifiche che professionali.

Il Distretto Family Audit di Trento e il progetto Families Share

Grazie all’esperienza e all’ampliamento della rete territoriale trentina, le iniziative si sono trasformate in azioni di welfare di prossimità portando FBK ad essere un soggetto attivo nel Distretto Family Audit di Trento. Il Distretto, nato con l’obiettivo di generare condivisione sul tema della famiglia e dei servizi per i dipendenti, si caratterizza per la partnership pubblico-privato e l’innovativa co-progettazione tra realtà e competenze diverse, conferendo un significativo valore aggiunto all’esperienza complessiva.

In questo contesto territoriale si è innestato il Progetto Europeo Families Share, dove il Distretto Family Audit di Trento è diventato parte attiva di un living lab di ricerca più ampio sul tema della co-produzione di servizi per il bilanciamento famiglia-lavoro.

Partito nel 2018, Families Share ha esplorato in diversi contesti le opportunità e le sfide di un welfare “dal basso e partecipato”, che vada ad affiancarsi a forme di welfare tradizionale. Il progetto, implementato in sei città europee, ha promosso il reciproco supporto tra genitori in comunità di vicinato o professionali per innescare processi virtuosi di co-produzione di servizi per l’infanzia, soprattutto nel periodo estivo.

La sperimentazione in FBK – che ha visto coinvolti oltre 50 dipendenti 80 bambini – si è inserita nella riflessione più ampia, portata avanti dalla governance FBK, sui possibili scenari di welfare partecipato e di prossimità in contesti aziendali, attivando le reti di dipendenti e rafforzando i processi di co-progettazione con l’azienda, in un’ottica di benessere organizzativo e di condivisione di responsabilità e risorse.

Oltre all’innovazione sociale e organizzativa, il progetto Families Share ha inoltre esplorato le opportunità offerte dal digitale, realizzando una piattaforma web (co-progettata con oltre 500 persone nelle diverse comunità coinvolte) per agevolare la collaborazione e il coordinamento tra genitori, prestando attenzione a non sostituire l’interazione online con quella in presenza, data l’importanza dell’elemento fiduciario nella costruzione sviluppo di reti di reciprocità.

Verso un welfare partecipato di prossimità 

Organizzazioni vocate alla ricerca, come la Fondazione Bruno Kessler, possono configurarsi come laboratori di sperimentazione innovativa in ambito di welfare, dando origine a format sostenibili e replicabili in altri contesti organizzativi, in un’ottica di apertura e scambio di buone pratiche (Schivo et al 2020).
Soluzioni che stimolano la partecipazione nella definizione e implementazione di servizi, non solo da parte dei dipendenti ma anche di altre realtà presenti sul territorio, conferiscono valore aggiunto in termini di impatto e benessere organizzativo e danno risposte concrete ai bisogni dei dipendenti.
L’attivazione di reti collaborative, sia intra- che inter-aziendali, rappresenta una risorsa che vale la pena esplorare in numerosi ambiti, per far fronte a nuove vulnerabilità su cui il welfare tradizionale sembra mostrare delle lacune. È forte la necessità di nuovi modelli di welfare partecipati che possano guardare sempre più al contesto specifico dell’organizzazione e delle persone che la compongono. Le esperienze in FBK mostrano che iniziative di welfare possono essere arricchite dal basso, grazie a co-progettazioni gestioni collettive che vedono organizzazioni e persone contribuire attivamente con idee, competenze e risorse rafforzando l’idea che la nuova partita del welfare si gioca sempre in squadra. 


Riferimenti

Schiavo, G., Leonardi, C., & Zancanaro, M. (2020). Values and Practices behind Collaborative Childcare in Knowledge-based Organizations. Technology Innovation Management Review, 10(5).

Per approfondire