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Dieci anni fa a Torino un gruppo di amici si scopre unito da un desiderio comune: cercare di rispondere alle difficoltà che sempre più adolescenti incontrano nel proseguire il proprio iter scolastico. Così, per contrastare il fenomeno della dispersione e dell’abbandono, decidono di creare un luogo che possa accogliere e accompagnare questi ragazzi in percorsi educativi innovativi, che coniughino positivamente scuola e lavoro. Nasce così Piazza dei Mestieri.

L’obiettivo principale di questo luogo è offrire percorsi che possano porre in sinergia istruzione, formazione professionale e inserimento nel mondo del lavoro, insegnando ai ragazzi un mestiere grazie a un ambiente che garantisca loro una formazione scolastica basilare ma anche esperienze dirette che permettano di comprendere cosa significa lavorare.

Una sfida certo non semplice, ma che in questo primo decennio ha portato alla nascita di esperienze molto positive. Dal 28 settembre al 4 ottobre gli operatori della Piazza cercheranno di raccontarle attraverso momenti culturali, formativi e di festa, mostrando come è stato possibile creare una welfare community capace di realizzare un approccio davvero innovativo per quel che riguarda il rapporto scuola-lavoro. In attesa di queste iniziative, proviamo a spiegarvi perché secondo noi Piazza dei Mestieri fa rima con secondo welfare.


La Piazza: un ideale che si è fatto luogo. O viceversa?

La storia di questa realtà educativa inizia con l’acquisto e il recupero dell’Ex Conceria Fiorio, fabbrica di 7.000 mq nata all’inizio del secolo scorso, ma abbandonata ormai da diversi anni, sita in via Durandi 13 nel cuore del quartiere San Donato a Torino. Questa struttura industriale, come molte costruzioni dell’epoca, è costituita da ampi spazi organizzati su due piani che si affacciano su una grande corte interna di forma quadrata. Una vera e propria piazza al centro dello stabilimento che in passato, attraverso la concentrazione di materiali, strumenti e prodotti, era concepita per meglio coordinare e migliorare il processo produttivo dell’impresa.

Quella stessa piazza oggi raccoglie invece competenze, esperienze e relazioni che le hanno permesso di diventare il punto nevralgico di un altro genere di processi, non solamente produttivi ed economici ma anche, e soprattutto, sociali. Come accadeva nelle piazze dei Comuni, in questo luogo si intrecciano infatti tante necessità e bisogni differenti: c’è chi va in piazza per vendere e comprare, chi semplicemente per incontrarsi, bere e mangiare insieme, ma anche (come accadeva alle origine di quelle realtà che, poi, diventeranno le Università) per insegnare, imparare e capire.

La Piazza mette infatti insieme persone diverse che, mosse da esigenze differenti, hanno la possibilità di porsi in relazione per perseguire i propri obiettivi, cercando di farlo attraverso la collaborazione e il rapporto con gli altri. Si viene da luoghi diversi, si usano apporcci diversi, ma ci si reca in questo posto per costruire un qualcosa di unitario che aiuti la vita di ognuno.

L’orizzonte della Piazza

Piazza dei Mestieri è una Fondazione che intende favorire la preparazione e l’avviamento dei giovani al lavoro. L’intento è quello di farlo migliorando e innovando i servizi educativi, ponendo particolare attenzione alle politiche di inclusione sociale e cercando di prevenire le diverse forme di disagio giovanile, in primis il fenomeno della dispersione scolastica. Allo stesso tempo (come previsto esplicitamente dallo statuto dell’ente) la Fondazione si prefigge di stimolare e promuovere il tessuto imprenditoriale del territorio, dando vita a sinergie durature tra il mondo della scuola e il mondo delle imprese.

Per perseguire questo scopo la Piazza si propone di costituire centri di aggregazione polivalenti per giovani dove, attraverso modalità innovative di cogestione, questi possano accedere a strumenti che li possano formare a tutto tondo: lavorativamente, culturalmente e umanamente. Per questa ragione, a fianco dei percorsi formativi per il raggiungimento di qualifiche professionali, si è progressivamente sviluppato un’ampia gamma di eventi culturali (oltre 70 solo lo scorso anno) volti a plasmare i partecipanti anche sotto il profilo umano e culturale. Sono così nati concorsi nazionali di poesia, prosa e arte contemporanea; si sono strutturate le esperienza di Estate ragazzi e della Casa dei Compiti (realtà nata per aiutare i giovani in difficoltà delle scuole Torinesi); progetti per il recupero di chi è stato protagonista o vittima di atti di bullismo; percorsi di educazione alimentare, di introduzione alla legalità; corsi di orientamento nelle scuole medie e superiori.

L’obiettivo ultimo, dunque, non è la semplice formazione professionale o il mero arricchimento culturale, ma un’offerta educativa nel senso più ampio e profondo del termine. Educare, ovvero stimolando i ragazzi a una piena realizzazione di sé offrendo loro gli strumenti più adeguati a valorizzare, far emergere, tirare fuori (e-ducere, letteralmente significa “tirar fuori da”) tutti i loro talenti e desideri. Un contesto in cui i ragazzi non sono visti come i vasi vuoti da riempire di Dickens ma come le isole di John Donne, in attesa di essere riconosciuti come parte del Continente.

Formazione: diverse strade, stessa direzione

I corsi offerti dalla Piazza – quasi tutti gratuiti – spaziano dal settore della ristorazione (panificazione, pasticceria, gelateria, servizio bar, ristorante, etc…) a quello della cura e benessere personale (acconciature, estetica, manicure, etc.), dalla formazione di operatori termoidraulici e meccanici fino alla specializzazione in grafica digitale. Alle lezioni in classe si affiancano insegnamenti pratici in laboratorio, a cui vanno poi aggiunte numerose ore di stage presso aziende partner della Piazza (una rete che conta attualmente più di 700 imprese). I corsi proposti possono durare da uno a tre anni. Quelli di durata triennale e biennale – che si rivolgono per lo più a ragazzi che hanno finito la scuola secondaria – permettono di conseguire una Qualifica Professionale rilasciata dalla Regione Piemonte (presso cui la Piazza è accreditata quale Ente di Formazione) mentre quelli annuali si concludono con un Attestato di Frequenza anch’esso garantito a livello regionale.

Nello stabile di via Durandi 13, oltre ai laboratori necessari alla formazione, nel corso degli anni sono sorte diverse attività imprenditoriali collaterali alla Piazza in cui i ragazzi hanno la possibilità di fare esperienze lavorative dirette. Fin dalla sua apertura nel 2004, all’interno della Piazza sono attivi un ristorante, un laboratorio di mastri cioccolatai e una tipografia a cui, nel 2007, si è aggiunto un birrificio artigianale che produce e vende birra (che ha tra l’altro ottenuto numerosi riconoscimenti in ambito nazionale). Delle vere e proprie business unit che, guidate da “maestri” capaci di introdurre i giovani al mondo del lavoro, sono state capaci di coinvolgere direttamente in attività di produzione e vendita sul mercato. Sono questi luoghi che, come si diceva più sopra, oltre a garantire ai ragazzi il contatto diretto col lavoro, offrono una importante funzione di socialità che coinvolge persone più o meno legate all’esperienza della Piazza.

Nel 2009 la Fondazione ha inoltre acquistato un edificio abbandonato al numero 10 di via Durandi, adiacente la Piazza, con l’obiettivo di trasformarlo in un centro di eccellenza sul tema dell’innovazione, produzione e formazione multimediale. 

Il progetto, oltre che col contributo di fondazioni private, è stato realizzato grazie al cofinanziamento dell’Unione Europea mediante il Fondo europeo di sviluppo regionale. Nell’ottobre ha così aperto i battenti Piazza dei Mestieri 2, un "Centro per l’innovazione, la produzione e la formazione multimediale" dotato di aule informatiche, sala proiezioni, sala di registrazione, aule per la didattica frontale e uffici. In questa sede nei mesi successivi si sono insediate numerose imprese legate al mondo della comunicazione e produzione digitatale, oltre all’Istituto Tecnico Superiore per le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione “Pininfarina”.


Un modello che funziona perché fa rete

Nelle aule della Piazza in questi 10 anni sono passati più o meno 3.000 ragazzi. Circa il 98% di coloro che hanno intrapreso un percorso di formazione lo ha portato a termine. L’85% ha ottenuto un inserimento lavorativo immediato, molto spesso all’interno delle stesse aziende presso cui i ragazzi svolgono percorsi di stage finalizzati alla formazione. Un risultato niente male considerando che il tasso medio di abbandono scolastico nel nostro Paese è del 17.6% mentre quello relativo alla disoccupazione giovanile supera il 40%. Dati che appaiono ancora più impressionanti se si tiene conto che oltre il 50% delle famiglie dei ragazzi che attualmente frequentano la Piazza di trovano al di sotto della soglia di povertà.

Buona parte di questo successo è sicuramente attribuibile ad un modello che con gli anni è diventato sempre più solido e strutturato grazie allo sfruttamento delle reti create con diversi attori del territorio torinese. I ragazzi che partecipano ai corsi della Piazza sviluppano le proprie competenze grazie alla didattica nei laboratori, ma anche attraverso l’esperienza lavorativa diretta sia nelle realtà interne alla Piazza (ristorante, pub, copisteria…) sia nelle centinaia di imprese partner della Fondazione. Tra queste realtà imprenditoriali e la Piazza si è instaurato un dialogo continuo che ha portato alla creazione di percorsi che anzitutto tenessero conto delle reali esigenze delle imprese. In parole povere, queste ultime indicano gli aspetti professionali ritenuti più importanti per poter formare lavoratori competenti e preparati in modo che la Piazza possa strutturare percorsi finalizzati a perseguire queste richieste in accordo con le aziende che dopo gli stage, come detto, tendono ad assumere i giovani. Gli iter formativi non sono dunque costruiti “in laboratorio” ma sul campo, in diretto contatto con coloro i quali determinano e richiedono gli standard professionali necessari allo svolgimento di una data attività lavorativa.

Inoltre negli anni la Piazza è stata in grado di coinvolgere un numero crescente di attori istituzionali del territorio attirati da queste particolari modalità operative che hanno scelto di sostenere in maniera continuativa il modello (ad esempio Comune di Torino, Regione Piemonte,Banca Intesa Sanpaolo, L’Oreal, Gruppo Iren, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Tecnelit, Secap, Camera Commercio di Torino) a cui vanno aggiunti partner di primo piano che hanno contributo a singoli progetti (come la Commissione Europea, Telecom Italia, Slow Food, il Ministero degli Interni e diversi altri organi istituzionali). E, non da ultimo, occorre sottolineare la forza della Piazza di generare comunità, coinvolgendo non solo professionisti dell’educazione, della formazione e dell’imprenditoria, ma anche volontari (oltre 200) e semplici cittadini interessati a conoscere più intensamente questa realtà.


Dalla Piazza al Mondo

I risultati ottenuti dalla Piazza dei Mestieri in questi primi dieci anni di vita potrebbero essere considerati (a ragione) un punto di arrivo. Tuttavia quel gruppo di amici di cui si parlava all’inizio di questo articolo ha ritenuto che non si trattasse di un traguardo ma di un punto di partenza.

E’ per questa ragione che nel 2011 Piazza dei Mestieri ha aperto una sede a Catania, che coinvolge circa 400 ragazzi, dando una prima concretizzazione all’idea di dare vita a esperienze simili in altre città italiane. Ed è per la medesima ragione che la Piazza si è gemellata con un’esperienza simile di Belo Horizonte (Brasile) aprendo all’ipotesi di replicare il modello anche in altri Paesi del Mondo.

Per questi motivi il decennale non sarà una semplice festa o un’autocelebrazione, ma una riflessione a tutto tondo sulle opportunità che un progetto come quello della Piazza dei Mestieri può offrire per il sistema di welfare del nostro Paese. Noi andremo a dare un’occhiata e Franca Maino tra l’altro farà da moderatrice di un incontro sul tema "Secondo welfare: nuovi modelli di collaborazione pubblico-privato". Siamo certi che non saremo soli.


Riferimenti

Il sito di Piazza dei Mestieri 

Il programma digitale del decennale della Piazza 

I corsi offerti dalla Piazza

L’incontro "Secondo welfare: nuovi modelli di collaborazione pubblico-privato"

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