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Prowelfare è una ricerca del 2013 nata su impulso della Commissione Europea, realizzata e coordinata dall’Osservatorio Sociale Europeo e dalla Confederazione Europea dei Sindacati. L’obiettivo del progetto era di inquadrare la diffusione in 8 Paesi UE di quelle prestazioni di welfare offerte ai lavoratori a seguito di contrattazione fra le parti sociali o come prodotto di un’iniziativa unilaterale dei datori di lavoro, indicate per semplicità con l’acronimo WOV – Welfare Occupazionale Volontario. Data la vicinanza del tema con il welfare aziendale e contrattuale, i risultati di Prowelfare risultano particolarmente interessanti in una prospettiva di secondo welfare e, per tale ragione, abbiamo scelto di approfondire i diversi rapporti di ricerca sviluppati negli otto Paesi. Dopo Regno Unito, Svezia, Spagna, AustriaGermaniaItalia e Belgio oggi andiamo ad approfondire l’ultimo studio della serie, dedicato alla Polonia. 

Il rapporto relativo alla Paese è stato curato da Rafal Towalski per conto della Scuola di Economia di Varsavia. Il caso polacco presenta delle caratteristiche interessanti legate alla presenza, in passato, del Regime Comunista e ci dà un’idea dello sviluppo del WOV nell’Est Europa. Per la stesura del rapporto è stata utilizzata la letteratura scientifica di settore (particolarmente scarsa nel caso della Polonia), i dati degli organismi internazionali (OCSE, Eurofound) e alcuni dati nazionali forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica.

Contesto socio-economico

Prima di analizzare le caratteristiche del WOV è necessario richiamare la storia della Polonia degli ultimi decenni. Durante il Regime Comunista, che si è concluso nel 1989, lo Stato garantiva l’impiego e il salario a tutti i cittadini, il welfare pubblico era mediamente sviluppato (soprattutto nell’ambito della sanità e dell’educazione) e i prezzi erano controllati tramite intervento pubblico. Con la fine del Regime Comunista e l’introduzione del libero mercato, la Polonia si è trovata a fare i conti con la disoccupazione di massa, la crescita dei prezzi e l’aumento delle disuguaglianze sociali. Il periodo successivo al 1989 è stato caratterizzato da una grave crisi economica, seguita da una ripresa dinamica, durante la quale sono state introdotte le riforme finalizzate a rafforzare la logica di mercato. Un ulteriore momento di cambiamento è stato l’ingresso nell’Unione Europea nel 2003.

Con il crollo del muro di Berlino, il welfare polacco è stato spinto verso la ricerca di un modello utile a sostituire quello comunista. Il risultato è stato l’adozione parziale dei modelli già sperimentati negli altri paesi, al punto che questo sistema di welfare è stato recentemente definito come Paternalistico – Ibrido di Mercato. Si tratta infatti di un sistema basato sulle assicurazioni obbligatorie (come nel regime conservatore-corporativo), dove lo Stato partecipa attivamente al welfare, soprattutto tramite la tassazione generale, (come nel regime social-democratico) ma dove alcune forme di intervento pubblico sono finalizzate a rispondere a bisogni urgenti e soprattutto dove il mercato ricopre un ruolo sempre più importante (come nel modello liberale).

Secondo i dati OCSE, la spesa pubblica in welfare è la più bassa tra quelle degli otto paesi oggetto di ProWelfare. Nel 2009 rappresentava il 21.5% del PIL, in crescita rispetto al 14.9% del 1990 ma ancora inferiore alla media degli otto paesi (26.9%).


WOV in generale

Il WOV in Polonia è allo stesso tempo un fenomeno vecchio e nuovo. Intatti, durante il Regime Comunista, le imprese erano investite di una funzione sociale. Per rispondere a questa finalità, il settore stabiliva delle forme di intervento che le imprese avrebbero dovuto adottare per i propri lavoratori. Si poteva trattare della vendita di alcuni beni altrimenti non disponibili nel mercato (è famoso il cosiddetto caso dei “negozi dietro le tende gialle” delle imprese minerarie) ma anche di interventi sostitutivi o integrativi del welfare. Con la fine del regime comunista questi vantaggi furono considerati distorsioni del vecchio modello e progressivamente smantellati. Ad oggi però, grazie al lavoro dei sindacati, alcuni di quegli interventi sono stati mantenuti, soprattutto per i lavoratori del settore minerario.

Il WOV in Polonia è però anche un fenomeno nuovo perché le imprese straniere che hanno sede nel paese usano benefici e servizi come strumenti retributivi per i propri lavoratori. Il WOV in questo caso ha l’obiettivo di incentivare i lavoratori e di migliorare l’immagine dell’impresa sul mercato. Statisticamente, sono le imprese straniere a offrire la grande maggioranza dei servizi e dei benefici oggetto di questo studio.

A metà tra le due realtà si colloca il fenomeno del Fondo Sociale d’Impresa. Tutte le imprese pubbliche e private con almeno venti lavoratori sono obbligate a versare una percentuale del costo del lavoro in questo fondo. Nel 2008, l’1.4% del costo del lavoro era versato nei Fondi Sociali d’Impresa. Le risorse economiche così raccolte sono utilizzate per finanziare servizi per l’infanzia e per le famiglie o per integrare i sussidi in caso di assenza o congedo. Nel caso in cui nell’impresa ci sia un organismo di rappresentanza dei lavoratori è quest’ultimo a gestire il fondo, altrimenti è l’impresa stessa a occuparsene. Nonostante le diverse forme in cui il WOV si manifesta in Polonia, secondo i dati OCSE, la spesa privata volontaria è più bassa rispetto a quella degli otto paesi oggetto di analisi e rappresenta solo lo 0.2% del totale della spesa in welfare.


WOV Salute

Secondo quanto evidenziato dall’Istituto Superiore di Controllo polacco, la sanità pubblica ha alcuni problemi strutturali che non la rendono efficace. Il problema principale riguarda le liste d’attesa che possono arrivare anche a 1800 giorni per alcuni tipi di intervento e che sono aggravate da una gestione non trasparente. Inoltre, il basso investimento in sanità fa si che ci sia una carenza strutturale di personale medico e infermieristico e che gli strumenti non siano tecnologicamente all’avanguardia. Questi fenomeni sono confermati dai dati dell’OCSE sulla spesa in salute in Polonia; ancora una volta questa spesa è più bassa rispetto a quella degli otto paesi oggetto dello studio (5.2% del PIL nel 2009).

Di fronte ad un sistema sanitario così carente, i cittadini sono obbligati a intervenire autonomamente. Secondo l’Ufficio di Statistica polacco l’85% di tutta la spesa sanitaria è pagata dalle famiglie, il 9% dalle imprese, il 3% da organismi non-profit e solo il 3% da assicuratori privati.

Le imprese che prevedono un intervento nell’ambito della salute si avvalgono principalmente dei cosiddetti “pacchetti sanitari”. Si tratta di un accordo tra i datori di lavoro (con almeno tre dipendenti e gli ospedali o gli ambulatori privati). I dati relativi a questo fenomeno non sono coerenti. Da un lato si parla di un milione di lavoratori interessati dai pacchetti sanitari ma dall’altro i dati dimostrano che l’80% delle imprese ha già sottoscritto un accordo in questo ambito.


WOV Conciliazione

Per quanto riguarda la conciliazione tra vita privata e professionale, secondo la survey polacca sulla forza lavoro, solo il 32% delle famiglie usufruisce dei servizi per l’infanzia. Le ragioni principali di una percentuale cosi bassa sono la scarsità dei posti offerti dai servizi pubblici e i prezzi eccessivi dei servizi privati. Come conseguenza, alla nascita di un figlio, la maggior parte delle donne esce dal mercato del lavoro per occuparsi della famiglia.

Questo fenomeno farebbe pensare che le imprese polacche abbiano margine di manovra per offrire WOV nell’ambito della conciliazione, ma secondo la survey europea sulle imprese, solo un terzo dei datori di lavoro polacchi è attento alle necessità familiari dei lavoratori. Questo dato è confermato dalla poca flessibilità oraria dei lavoratori (nel 2010 solo il 12.4% poteva variare autonomamente l’orario d’inizio e di fine della giornata lavorativa). Altri dati evidenziano che il 10% delle imprese offre sostegno economico o servizi alle famiglie con bambini piccoli.
WOV Formazione professionale

Anche nell’ambito della formazione professionale la Polonia sembra essere in contro tendenza rispetto al resto dei paesi oggetto di Prowelfare. La poca attenzione alla formazione è un fenomeno che non riguarda solo le imprese, in proposito si pensi che solo il 5% degli adulti partecipa a una qualche attività formativa. Se guardiamo alle imprese, solo il 22.5% di esse ha previsto corsi di formazione nel 2010; un dato peraltro in calo rispetto agli anni precedenti. Inoltre, l’89% delle imprese che ha offerto formazione nel 2010 si è avvalsa di servizi esterni.


Conclusioni

I pochi dati relativi al WOV in Polonia mostrano che, nonostante si tratti di interventi già presenti durante il periodo comunista, i benefici e i servizi erogati dalle imprese sono piuttosto limitati. A offrire la maggior parte del WOV sono le imprese straniere presenti sul territorio, anche se tutte le imprese con almeno venti lavoratori sono obbligate ad aprire un Fondo Sociale d’Impresa. Nell’ambito della salute esistono pacchetti sanitari per accedere a cure private, mentre nell’ambito della conciliazione e della formazione professionale molto può ancora essere fatto per raggiungere i livelli degli altri paesi europei.

Il WOV in Polonia sembra essere per lo più un fenomeno deciso unilateralmente dal datore di lavoro. Il ruolo del sindacato è stato principalmente quello di difendere alcuni benefici e servizi offerti delle imprese nel periodo comunista. Il rapporto suggerisce di sfruttare l’Organo Tripartito a livello nazionale per promuovere il dialogo sociale sul WOV, tuttavia al momento non sembrano esserci molti margini per introdurre il WOV nella contrattazione.

Per maggiori informazioni è possibile contattare Rafal Towalski, autore del rapporto polacco, all’indirizzo [email protected]
 

Gli altri approfodimenti relativi al progetto ProWelfare:

Il WOV in Belgio: niente previdenza privata, l’iniziativa è solo delle parti sociali

Il WOV in Italia, più welfare per i lavoratori. Ma attenzione a nuovo dualismo

Il WOV in Germania, un fenomeno di lunga data

Austria, dove politiche pubbliche condivise rendono il WOV residuale

Regno Unito: WOV sopra la media, ma in calo con la crisi

Svezia, dove le parti sociali sono protagoniste di un WOV all’avanguardia

Spagna: un WOV basato sulla contrattazione, ma rallentato dalla congiuntura economica

 

 

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