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Non è più necessario pensare solo al profitto degli azionisti. Oggi i dati dicono che un numero sempre maggiore di shareholder insegue obiettivi sociali, e raggiungerli attraverso il proprio investimento, piuttosto che riorientando i loro dividendi, aiuterebbe sia loro sia il sistema. I manager possono aiutarli: spostando l’attenzione dagli utili al welfare di coloro che li hanno eletti.

In un recente articolo pubblicato sull’Harvard Business Review, Luigi Zingales e Oliver Hart partono proprio da questo principio: “in tutte le democrazie rappresentative, la maggior parte delle decisioni sono delegate ai rappresentanti, eletti sulla base delle loro dichiarate preferenze su importanti questioni sociali. Gli azionisti eleggono i dirigenti per promuovere i propri interessi, che possono comprendere considerazioni non-monetarie”.

I due economisti mettono in discussione la nota tesi di Friedman, secondo cui l’unica responsabilità del fare affari è massimizzare il profitto. E’ vero, secondo Friedman, che alcuni azionisti hanno anche preoccupazioni diverse, etiche, ma queste sono sempre separate dall’obiettivo principale, cioè il guadagno. Per Zingales e Hart non è sempre così: ci sono casi dove il profitto è strettamente legato alle sue conseguenze sociali, ed è quindi già naturalmente orientato verso possibili obiettivi sociali degli azionisti.

L’esempio cardine è Walmart, la catena di grandi magazzini negli Stati Uniti: come potrebbe accontentare meglio i suoi azionisti sensibili al tema delle stragi con armi automatiche? Sicuramente è più efficace limitare la vendita dei fucili automatici (come ha fatto), piuttosto che distribuire dividendi agli azionisti a fine anno, i quali dovranno poi reindirizzarli verso altri canali che li aiutino a promuovere i loro interessi, cioè la riduzione della vendita di armi.

Ma come possono capire i manager quali sono gli obiettivi sociali dei loro “padroni”? Zingales e Hart propongono forme di consultazione degli azionisti, esattamente come funziona con i referendum.

E se è vero che aggiungere la dimensione sociale nelle decisioni legate agli investimenti può sovraccaricare di responsabilità l’investitore è anche vero che tale rischio può essere scongiurato facilmente con la costruzione di “issue-oriented index funds”. Gli index fund infatti consentono di costruire un paniere di titoli che si avvicini il più fedelmente possibile alla struttura del mercato scelto, quindi ad esempio un index fund per frenare la vendita di armi automatiche opererebbe esattamente come un altro fondo ma con l’aspettativa di votare contro ad ogni affare legato alla vendita al dettaglio di armi.

L’idea sembra così semplice che gli autori dell’articolo riescono a dare una sola spiegazione sul perché non sia stata usata fino ad ora: ad oggi è difficile inserire criteri morali negli indici che definiscono la convenienza di un investimento, se questi schemi fossero meno rigidi, i fondi etici sicuramente aumenterebbero.

La contraddizione del principio di separazione tra profitto e obiettivi sociali di Friedman è evidente se pesiamo ad investitori come fondazioni, università o fondi pensione i quali vengono amministrati secondo questa logica nonostante il loro obiettivo sociale sia evidente, con il rischio di investire il proprio patrimonio anche in affari che vanno contro la loro missione istituzionale. Hart e Zingales si chiedono senza giri di parole “perché tali istituzioni dovrebbero lasciare gli obiettivi sociali fuori dai consigli di amministrazione?”.

Infine alle critiche sull’antidemocraticità di affidare obiettivi sociali alle grandi società per azioni invece che lasciarle al settore pubblico e al decisore politico, i due autori rispondo che tale processo aumenterebbe la democraticità delle aziende stesse nell’interesse generale.

Insomma il passaggio dalla massimizzazione del profitto degli azionisti alla massimizzazione del loro welfare può sembrare un banale passaggio teorico, ma in realtà può cambiare il mondo in cui le società per azioni vengono gestite e creare un enorme impatto sociale.

Riferimenti

Hart O., Zingales L. (2017), Serving Shareholders Doesn’t Mean Putting Profit Above All Else, Harvard Business Review