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I provider di welfare aziendale sono società private che si occupano di sostenere le imprese nelle varie fasi di ideazione, implementazione e monitoraggio di interventi o piani di welfare. Attualmente esistono varie realtà inseribili all’interno del mercato dei provider di welfare: le società di servizi, le software-house e le piattaforme on-site, le società di brokeraggio assicurativo e alcune società definibili spurie.

All’interno del Terzo Rapporto sul secondo welfare in Italia, il nostro Laboratorio si è occupato di trattare questo fenomeno nel capitolo curato da Valentino Santoni. Con lo scopo di continuare a approfondire il potenziale ruolo dei provider all’interno del panorama del secondo welfare, abbiamo deciso di continuare a proporvi alcune esperienze di società che scelgono di investire nel mercato del welfare aziendale.

In questo articolo – grazie all’intervista con Paolo Barbieri, Founder e Ceo della società – andremo a conoscere Welfare4you, realtà con sede in Lombardia.

Gentilissimo Dott. Barbieri, può dirci come e quando è nato il vostro progetto? Come mai avete deciso di investire nel campo del welfare aziendale?

Il progetto è partito nel 2016, stimolato dai cambiamenti introdotti con la pubblicazione della Legge di Bilancio 2016. Incrociando i dati di mercato con la nuova normativa è stato fin da subito chiaro che il settore del welfare aziendale avrebbe espresso un mercato in fortissima crescita. Dopo aver effettuato uno studio approfondito abbiamo immediatamente colto le potenzialità di questo cambiamento. Il nostro obiettivo si è identificato nella volontà di offrire un servizio di elevata qualità e personalizzabile in base alle singole esigenze dei clienti.

In brevissimo tempo il numero dei provider di servizi di supporto al welfare aziendale è cresciuto moltissimo (siamo oltre 100). Questo incremento non ha però riguardato la categoria dei provider “puri”, quelli con core business dedicato esclusivamente al welfare. A crescere di numero sono stati infatti i “reseller” e le società con core business differente (finanza, assicurazione, ristorazione, gestione personale, ecc.), che hanno visto nel welfare aziendale più che altro un’opportunità di diversificazione.

Welfare4you come provider welfare con piattaforma proprietaria, propone soluzioni che non sono influenzate da altri business. Questa “indipendenza” si è dimostrata un punto di forza che viene apprezzato dai nostri clienti.

Quali sono le misure e i servizi di welfare che mettete a disposizione delle aziende e in che modo vengono erogati?

Si parte da uno studio preliminare che viene effettuato gratuitamente ed è finalizzato a comprendere le esigenze dei clienti, sia nel breve che nel medio e nel lungo termine. Dallo studio si definisce poi l’offerta di consulenza e di servizi.

Anche sotto il profilo operativo abbiamo impostato il nostro ruolo di partner delle aziende clienti alla massima efficienza nel soddisfare necessità eterogenee che, grazie alla multifunzionalità della nostra offerta, possono essere soddisfatte sia tramite l’impiego di una piattaforma in versione light (che include l’accesso anche a gift card digitali o cartacee), sia tramite l’utilizzazione della piattaforma full service Welfare4you.

La piattaforma Welfare4you è lo strumento informatico indispensabile per la gestione di tutto il processo ed è un portale di nostra proprietà, realizzata con tecnologia responsive e come tale fruibile da PC, tablet e smartphone. Tale strumento è messo a disposizione delle aziende clienti in modalità full outsourcing senza rinunciare alla personalizzazione della grafica e dei contenuti nel rispetto della corporate image del cliente e delle sue esigenze di comunicazione interna. Ai lavoratori viene assegnato un valore di Flex Benefits stabilito dall’azienda e questo viene caricato in un apposito ed individuale “Conto Welfare” dedicato al dipendente, accessibile solo con password riservata.

Nella piattaforma Welfare4you sono disponibili tutti i servizi consentiti dalla disciplina fiscale del TUIR: rimborsi per tutte le tipologie di spesa previste dall’Art 51; acquisto di servizi (Art 100); fringe benefit (voucher e gift cards); versamenti; abbonamenti al trasporto pubblico locale.

L’obiettivo è di soddisfare le richieste dei dipendenti beneficiari dei programmi di welfare aziendale tenendo conto delle diverse esigenze in funzione delle fasce di età, dei carichi familiari e del “welfare profile” individuale. Tutto ciò si realizza grazie ad un mix di offerte costruito mediante analisi di gradimento preliminari effettuate on line e analisi di carattere socio demografico. Oltre a queste modalità di analisi si possono attivare anche focus group e successivamente verifiche periodiche della soddisfazione dei dipendenti nonché consolidare i risultati raggiunti in appositi “Welfare Report” per consentire alla Direzione HR di valutare i risultati dell’iniziativa.

L’erogazione dei servizi resi tramite la piattaforma Welfare4you è resa possibile grazie ad un network di migliaia di operatori convenzionati, presenti su tutto il territorio italiano. Il vero punto di forza è però dato dalla possibilità per i singoli dipendenti delle aziende clienti di richiedere il convenzionamento diretto di operatori locali, il che consente di customizzate il network in ogni località, per ciascun beneficiario e in relazione ad ogni necessità.

Quali sono le prestazioni più richieste dai lavoratori sulla base della vostra esperienza?

Dipende da qual è l’origine del piano di welfare aziendale. Nei progetti finanziati con importi definiti nel CCNL si tende a privilegiare la soluzione dei buoni acquisto. Si tratta di una scelta di comodità, condizionata anche dal modesto valore del benefit posto al di sotto del limite dei 258,23 euro indicato dal TUIR.

Quando gli importi sono più elevati, magari ottenuti tramite conversione dei premi di risultato , allora si riscontra un forte interesse per le forme di rimborso, in particolare per le spese sostenute nell’ambito “scuola ed istruzione”.

In generale, gli acquisti di servizi più graditi sono invece quelli relativi a viaggi personalizzati, zainetti sanitari e abbonamenti a palestre. Riscontriamo, inoltre molta sensibilità al tema del work-life balance: grazie ad apposite partnership con altri operatori specializzati riusciamo ad offrire soluzioni quali progetti di smart working, progetti di sostegno alla cd. “fragibilità”, servizi di counseling, ecc.

Avete realizzato anche delle partnership con alcune organizzazioni istituzionali e associazioni (Confindustria, Confartigianato, Cna, ecc.)? Qual è lo scopo di tali accordi?

Il network è fondamentale, come pure lo è il legame con il territorio dove operano i nostri clienti. Ci siamo orientati fin dal primo momento alla ricerca di collaborazioni orizzontali e verticali sul territorio. Noi vogliamo essere, come recita il nostro claim, “la soluzione per un welfare integrato”, a conferma dell’importanza da noi attribuita alla dimensione di integrazione territoriale anche con le diverse organizzazioni.

Siamo parte dell’Osservatorio Welfare di Assolombarda, abbiamo attivato una convenzione con Confindustria Mantova, siamo accreditati con Unindustria Reggio Emilia.


Alla luce delle novità previste dalla Legge di Stabilità 2016 ritiene che sia cresciuto l’interesse delle aziende verso l’implementazione di PWA nell’ultimo anno?

Le aziende stanno a fatica uscendo da una crisi che è durata molti anni. Devono recuperare produttività e redditività. Gli incentivi fiscali legati al welfare aziendale hanno giocato per tante un ruolo decisivo perché hanno permesso di ridurre il costo del personale e consentito ai dipendenti di vedere un beneficio economico pieno.

In base alla sua esperienza, qual è il ruolo delle novità normative e fiscali nel processo che sta portando ad una progressiva diffusione del welfare aziendale? Più in generale: come mai le imprese scelgono di investire nel welfare?

Le modifiche al TUIR sono state un formidabile stimolo per il welfare aziendale e lo saranno ancora per qualche anno. Poi si entrerà in una fase diversa del ciclo di vita del welfare, quella che potremmo chiamare la fase del welfare “pull”. Nel welfare “pull” saranno i dipendenti a stimolare la diffusione dei piani di welfare, mediante il confronto, il passaparola, condividendo le loro esperienze. E questo porterà in pochi anni alla fase del Welfare “virale”, dove il welfare aziendale sarà obbligatoriamente parte del Total Rewarding System di tutte le aziende.

Qual è, secondo lei, il ruolo del sindacato e più in generale delle relazioni industriali nell’introduzione di misure di welfare in azienda?

I sindacati e le RSU sono dei partner importantissimi. Il loro ruolo non è limitato ai piani di welfare finanziati mediante conversione del premio di risultato, con accordi di secondo livello. Se possibile vanno coinvolti anche quando il piano è basato su un Regolamento Aziendale. Le RSU, opportunamente informate, possono aiutare nella comunicazione ai dipendenti, supportandoli nelle loro valutazioni ed indirizzandoli verso le iniziative di benessere più importanti quali sanità, previdenza, rimborsi.

Da qui si comprende l’importanza della comunicazione, che non sia solo unidirezionale, ma che permetta ai dipendenti, magari tramite focus group, di partecipare e di offrire un contributo fattivo per formulare proposte e suggerire priorità ed idee per la costruzione e la migliore riuscita del piano di welfare.