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Nella nobilissima gara all’estensione del welfare aziendale la Luxottica non ha nessuna intenzione di rinunciare alla leadership e ieri ha annunciato un upgrading delle iniziative rivolte ai suoi dipendenti. Dal welfare collettivo e solidaristico del 2009 — quello diventato famoso per il carrello della spesa — il gruppo guidato da Leonardo Del Vecchio fa un altro passo in avanti e vara il welfare «su misura» dei bisogni e delle esigenze dei lavoratori. Per decidere tutto ciò Luxottica non ha scelto una via dall’alto ma ha commissionato al professor Paolo Feltrin un’indagine sulle opinioni dei propri dipendenti, ha consultato più volte i sindacati confederali e alla fine ha varato un programma che permette alle tute blu e agli impiegati del gruppo di poter scegliere, in totale autonomia, di ricevere il premio aziendale in denaro o trasformarlo, in tutto o in parte, in beni e servizi di welfare.

Nel pensiero di Leonardo Del Vecchio ciò significa «ribadire ancora una volta come al centro della nostra organizzazione ci sia il valore delle persone, la loro individualità, il legame emozionale con l’azienda e il senso di comunità». Tutti fattori che «hanno determinato il nostro successo nel mondo». Toccherà agli storici paragonare il caso Luxottica con illustri precedenti come l’Ivrea di Adriano Olivetti e la Schio di Alessandro Rossi, certo è che tutto ciò avviene non nel contesto di un’economia novecentesca ma dentro la più spietata competizione globale che il capitalismo abbia finora conosciuto.

Ebbene dentro questa palestra Del Vecchio gioca, assieme ad altri fattori competitivi, anche la carta dell’estrema coesione tra azienda e sindacati. Non è un caso che nel gruppo l’assenteismo sia ulteriormente sceso dal 6 al 4% e che nella lavorazione dell’occhiale — mutevole per il cambio dei modelli di anno in anno — i dipendenti siano chiamati a un’applicazione pressoché artigianale. I robot ci sono ma relegati ad espletare le lavorazioni a basso valore aggiunto, per quelle pregiate ci sono gli uomini. Anzi le donne: in Luxottica sono il 64% di una forza lavoro in cui comunque il 25% ha meno di 30 anni, il 24% è tra i 30 e i 40 e il 32% tra i 40 e i 50. «Il nostro è un tipo di scambio che non si può misurare solo con una matrice legata al premio di risultato. Il vero esito — racconta Piergiorgio Angeli, direttore risorse umane del gruppo — sta nel clima di condivisione e appartenenza. Già oggi il nostro welfare comunque raggiunge complessivamente 30 mila persone e non ci stancheremo mai di studiare nuove soluzioni».

Infatti dal prossimo ottobre è previsto anche il check up gratuito per tutti i dipendenti sopra i 40 anni. I risultati della ricerca di Feltrin — la prima rivolta ai lavoratori — documentano questa realtà: il voto medio (da 1 a 10) che gli oltre 8 mila dipendenti hanno dato al welfare aziendale di Del Vecchio è di 8,6, tra le iniziative dedicate ai figli quella giudicata più favorevolmente è l’aiuto per l’acquisto dei libri di testo seguita a un passo dai summer camp. Tra le voci di welfare per tutti il mitico carrello della spesa è ancora il più votato seguito a un’incollatura dal bonus vita e dall’assicurazione sanitaria. Tanto che il 70% dei lavoratori si dichiara interessato a un ulteriore ampliamento dello strumento polizza sanitaria. Il giudizio complessivo sulla qualità del lavoro in Luxottica supera quota 8 (sempre sulla scala 1-10).

Alla domanda se preferiscono avere il premio di risultato in denaro il 48% ha risposto ancora «sì», contro un 33% che ha già passato il Rubicone e lo vuole in toto/in parte remunerato con servizi welfare. Vale la pena ricordare come la seconda opzione sia la più favorevole perché il lavoratore incassa il premio interamente detassato e guadagna un ulteriore 10% di incentivo (così 2 mila euro diventano 2.200 se spesi in beni di welfare). Il giudizio dei sindacati sulle novità è decisamente positivo. La Filctem-Cgil mette l’accento su «l’attenzione speciale a madri e padri», per la Femca-Cisl «c’è grande attenzione per il territorio e le persone» e , infine, la Uiltec-Uil sottolinea con favore la possibilità «di trasformare il premio di risultato in welfare». Se fosse per Luxottica anche l’unità sindacale sarebbe realtà.

Questo articolo è stato pubblicato sul Corriere della Sera del 7 luglio e qui riprodotto previo consenso dell’autore