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I provider di welfare aziendale sono società private che si occupano di sostenere le imprese nelle varie fasi di ideazione, implementazione e monitoraggio di interventi o piani di welfare. Attualmente esistono varie realtà inseribili all’interno del mercato dei provider di welfare: le società di servizi, le software-house e le piattaforme on-site, le società di brokeraggio assicurativo e alcune società definibili spurie.

Percorsi di secondo welfare ha deciso di dedicarsi a questo tema realizzando una ricerca – i cui dati saranno pubblicati all’interno del Terzo Rapporto sul secondo welfare in Italia – e degli approfondimenti sulle realtà italiane più rilevanti. Lo scopo della ricerca, che si è svolta tra dicembre 2016 e febbraio 2017, è stato quello di indagare e analizzare i cambiamenti avvenuti all’interno del mondo dei fornitori di servizi di welfare dopo l’introduzione delle novità previste dalla Legge di Stabilità 2016.

In questo terzo approfondimento (che segue quelli su Edenred e Easy Welfare) andremo a conoscere l’esperienza di Eudaimon attraverso l’intervista svolta con Paolo Schipani, Responsabile Marketing.

Quali sono le misure e i servizi di welfare che mettete a disposizione alle aziende? In che modo vengono erogati?

La proposta di Eudaimon ruota attorno a quelle che sono le esigenze contemporanee delle persone. Proponiamo servizi di cura e istruzione per i figli e assistenza per i familiari anziani, soluzioni per risolvere le incombenze di tutti i giorni (riconducibili all’area del time saving e del work life balance), servizi per la cultura e l’intrattenimento, soluzioni per l’aumento del potere d’acquisto, iniziative per la prevenzione della salute e il benessere fisico, consulenza e soluzioni per lavorare fuori ufficio (smart working).

Tutte le soluzioni sono erogate in full outsourcing attraverso un portale web di ultimissima generazione, e una App Mobile per una user experience degli utenti semplice e immediata. Inoltre, affianchiamo le aziende clienti nella valorizzazione del programma di welfare alle persone attraverso un piano di comunicazione strutturato e strumenti di coinvolgimento che si adattano a seconda del contesto e della realtà aziendale. Ma l’elenco non può essere statico: le proposte si rinnovano periodicamente. Abbiamo un team dedicato all’innovazione di prodotto in maniera tale da stare al passo con le esigenze e con la voglia di innovazione delle persone.

Relativamente alla vostra società e al vostro ruolo di provider, avete introdotto delle modifiche alla luce della Legge di Stabilità 2016? Sono stati pensati nuovi servizi o nuove modalità nell’erogazione delle prestazioni?

La legge di Stabilità 2016 ha chiarito i contorni normativi, ma in realtà queste modalità di erogazione dei servizi erano già presenti in precedenza. Dal punto di vista gestionale e organizzativo le novità hanno seguito un percorso di innovazione costante che ci porta a ricercare le soluzioni migliori per garantire risposte contemporanee ai bisogni delle persone, sia dal punto di vista dei servizi, sia da quello delle modalità di erogazione.

La possibilità di trasformare il premio di risultato in “credito welfare” è una piccolissima parte di un intervento più ampio: la conversione del premio, infatti, è uno strumento per ottimizzare un po’ la parte retributiva, ma che non ha nessun valore motivazionale per i collaboratori. Ovviamente trattiamo questo tecnicismo senza problemi e garantiamo alle aziende partner selezionati e certificati, soluzioni compliant con la normativa e una gestione dei vari flussi amministrativi chiara, rapida e controllata. Poi, prestiamo grande cura alla modalità di comunicazione da adottare nei confronti delle persone: un’informazione trasparente che evidenzi opportunità e vantaggi, e porti a una scelta consapevole delle persone.

Le soluzioni da noi studiate quindi rispecchiano le diverse esigenze delle aziende con cui ci confrontiamo: soluzioni semplici per le PMI che vogliono soluzioni facili da erogare alle proprie persone, fino a soluzioni molto complesse e disegnate su misura per le aziende che invece gestiscono approcci al welfare complessi e completi a livello di proposta di soluzioni e servizi

Quali sono le prestazioni più richieste dalle imprese sulla base della vostra esperienza?

Nel 2016 Eudaimon ha rilasciato il Life@Work Index, un sistema di misurazione del welfare aziendale che valuta non soltanto i benefici tangibili e intangibili riscontrati dalle aziende (dai dati economici al coinvolgimento dei dipendenti, dal valore del brand ai rapporti con gli stakeholders) ma anche e soprattutto il valore trasmesso alle persone. L’indice è stato sviluppato coinvolgendo 24 imprese e oltre 12 mila dipendenti, analizza 21 soluzioni di servizi di welfare differenti. Da questo quadro emerge grande interesse sulle iniziative di supporto allo studio dei figli, sui campus estivi, sulle tematiche legate alla salute (in particolare le campagne mediche), cura dei figli, sulle attività di orientamento al lavoro e sulla mobilità.

Alla luce delle novità previste dalla Legge di Stabilità 2016 ritiene che sia cresciuto l’interesse delle aziende verso l’implementazione di piani di welfare nell’ultimo anno?

Eudaimon fa welfare “privato” da quindici anni: è dal 2002, infatti, che proponiamo il welfare aziendale come elemento integrativo del welfare pubblico, che non è più sostenibile, e come sistema per migliorare il benessere e la qualità della vita delle persone oltre alla produttività delle imprese. Fino a qualche anno fa il welfare aziendale era un “privilegio” delle grandi aziende ma nell’ultimo periodo si è esteso anche alle piccole e medie imprese. Noi abbiamo clienti di tutte le dimensioni, per un totale di oltre 120 imprese e 300 mila lavoratori.

Certo, la Legge di Stabilità ha contribuito a far diventare il welfare maggiormente “diffuso”, però è importante chiedersi “cosa vogliono le persone?”. Se intendiamo il welfare come una serie di interventi concreti che l’azienda condivide con i lavoratori per risolvere esigenze quotidiane, allora la risposta è positiva: le persone sono più che pronte e reagiscono con entusiasmo. L’adesione a questo tipo di programmi è elevatissima; e lo è tanto più quanto il programma è progettato insieme con i lavoratori. Le aziende che affrontano il welfare con questo spirito hanno come primo obiettivo quello di “ingaggiare” le persone, comunicando loro attenzione e ottenendo come ritorno il loro committment.

Se, invece, parliamo di conversione dei premi di risultato – ovvero di un welfare che è ottimizzazione della retribuzione – lo scenario cambia completamente: è giusto che le imprese lo offrano ai loro lavoratori (è un fattore “igienico” come la retribuzione) ma, a fronte di un beneficio netto di qualche decina di euro (il 10% della parte di premio convertito in welfare), non è lecito attendersi miracoli. Né i cosiddetti flexible benefits sono fattori di motivazione!