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I provider di welfare aziendale sono società private che si occupano di sostenere le imprese nelle varie fasi di ideazione, implementazione e monitoraggio di interventi o piani di welfare. Attualmente esistono varie realtà inseribili all’interno del mercato dei provider di welfare: le società di servizi, le software-house e le piattaforme on-site, le società di brokeraggio assicurativo e alcune società definibili spurie.

Percorsi di secondo welfare ha deciso di dedicarsi a questo tema realizzando una ricerca – i cui dati saranno pubblicati all’interno del Terzo Rapporto sul secondo welfare in Italia – e degli approfondimenti sulle realtà italiane più rilevanti. Lo scopo della ricerca, che si è svolta tra dicembre 2016 e febbraio 2017, è stato quello di indagare e analizzare i cambiamenti avvenuti all’interno del mondo dei fornitori di servizi di welfare dopo l’introduzione delle novità previste dalla Legge di Stabilità 2016.

In questo approfondimento (che segue quelli su Edenred, Easy Welfare, Eudaimon, Willis, Day, DoubleYou, Welfare Company, Happily, Jointly, Sodexo, Family Partner, One Family, TreCuori e WellWork) andremo a conoscere UBI Welfare attraverso l’intervista con Rossella Leidi, Vice Direttore Generale di UBI Banca.

Dott.ssa Leidi, come mai UBI Banca ha scelto di investire nel welfare aziendale?

Partiamo dal presupposto che lo sviluppo del welfare aziendale, oltre a portare ad un nuovo modello di relazioni industriali, può consentire lo sviluppo di un ecosistema in grado di rispondere alla crescente domanda di prodotti e servizi welfare. Con un quadro legislativo incentivante, la propensione di imprese e lavoratori a fruire delle opportunità del welfare aziendale è considerevolmente aumentata. Abbiamo valutato che le specifiche professionalità presenti in UBI Banca, quelle apportabili da consulenti specializzati e quelle presenti sui territori soprattutto per l’azione degli attori del privato sociale, potessero essere "messi a sistema" a favore delle imprese e dei lavoratori.

Con UBI Comunità – la nostra area dedicata al mondo del non profit – abbiamo creato e sviluppato nel corso degli anni un modello di servizio e di offerta completo e innovativo per gli operatori del terzo settore, sviluppando una reciproca e approfondita conoscenza e stabilendo rapporti di partnership significativi. Abbiamo quindi ritenuto di poter mettere in relazione da una lato la consulenza specialistica e le soluzioni tecniche per la realizzazione di ciascuna fase di un piano welfare e dall’altro il valore espresso dal mondo del non profit e della cooperazione sociale.

Così è nato UBI Welfare, valorizzando in particolare le eccellenze espresse dai territori e favorendo la costruzione di ecosistemi locali caratterizzati dal valore della prossimità per massimizzare la fruibilità dei diversi servizi. La territorialità, l’innovazione sociale e la cultura del servizio presenti nelle cooperazione sociale possono trovare un nuovo mercato nella domanda di welfare che i dipendenti delle imprese esprimono.


Quali sono le misure e le prestazioni di welfare destinate alle aziende? Come sono erogate?

Il pensiero che sta alla base di UBI Welfare è quello di lavorare partendo dalle necessità dell’imprese e dei lavoratori. Non vogliamo offrire una soluzione standardizzata per tutte le imprese, ma cerchiamo di realizzare soluzioni su misura, proponendo un modello innovativo di advisory che parte dall’analisi dei bisogni delle imprese e dei lavoratori.

I nostri Specialisti Welfare sono a disposizione per illustrare i vantaggi del welfare aziendale, sia per l’impresa sia per il lavoratore, e per proporre un piano di azione accompagnando l’impresa lungo tutto il percorso. Offriamo consulenza specialistica ad ampio raggio (amministrativa, organizzativa, fiscale, giuslavoristica) in collaborazione con professionisti e associazioni imprenditoriali per l’attivazione del piano e interventi formativi in azienda, sia per il management sia per il lavoratori, per agevolare la conoscenza del welfare e consentire di operare scelte consapevoli. Anche dal punto di vista operativo, l’azienda che può contare su un servizio chiavi in mano con gestione totale degli adempimenti operativi derivanti dalle scelte dei dipendenti.

Grazie ad una piattaforma semplice da usare e sempre disponibile via internet, tablet e smarphone mettiamo a disposizione vasta gamma di beni e servizi welfare che rispondono ai reali bisogni del dipendente e della sua famiglia, con proposte di grandi marche e di aziende del territorio, vicino a casa. Attraverso questo portale sono resi disponibili tutti i servizi previsti da articoli 51 e 100 del TUIR: dalla sanità integrativa alla previdenza complementare, fino alle aree di servizi riguardanti la cura della famiglia, l’istruzione, il tempo libero e la scontistica. Le prestazioni sono disponibili tramite servizi veri e propri (erogati da soggetti convenzionati) e rimborsi. Dove concesso dalla normativa, è inoltre possibile usufruire dello strumento del voucher.

Mi permetta di ribadire nuovamente che il progetto di UBI Welfare si pone l’obiettivo di valorizzare anche i sistemi locali di welfare attraverso l’offerta in piattaforma. Uno degli elementi alla base del nostro progetto è quello di costruire e agevolare un meccanismo di convenzioni che coinvolge imprese, fornitori di servizi e realtà locali (soprattutto del Terzo Settore), in modo da creare un network che valorizzi il territorio e la comunità locale.

Infine, abbiamo deciso di investire nella ricerca relativa allo stato dell’arte e all’evoluzione del Welfare in Italia, attivando una partnership scientifica con ADAPT per la costituzione di un Osservatorio sul settore. Un progetto in cui crediamo molto, che parte dal welfare aziendale ma che si aprirà ad ampio raggio verso altre componenti che possono contribuire a migliorare il benessere individuale e collettivo.

Secondo lei, cosa vogliono ottenere le imprese attraverso il welfare aziendale?

Di certo, i benefici fiscali sono stati un forte incentivo e un motore di sviluppo per il welfare aziendale. Credo, però, che attraverso questo strumento le imprese vogliano prendersi cura dei propri collaboratori, focalizzandosi sui loro bisogni e sul loro benessere. Questo, di conseguenza, si riverbera positivamente sull’organizzazione aziendale e quindi sulla produttività dell’impresa: in questo senso il welfare aziendale è capace di generare effetti positivi per tutti i soggetti coinvolti.

Il welfare aziendale diviene così una leva strategica: da un lato, per quanto riguarda tutte quelle dinamiche collegate con il settore delle Risorse Umane; dall’altro per quanto riguarda i trend sociali contemporanei e la necessità di promuovere un welfare integrativo e sussidiario.

Crede che sia aumentato l’interesse delle imprese grazie alle novità introdotte dalle Leggi di Stabilità del 2016 e del 2017?

Sicuramente le misure introdotte hanno prodotto un’accelerazione nella diffusione del welfare aziendale all’interno delle imprese italiane. Credo però che i veri effetti li vedremo solo in futuro, con il passare degli anni. Inoltre, è importante che le imprese possano godere di agevolazioni introdotte attraverso interventi strutturati e non semplici sgravi fiscali episodici e di breve durata: solo in questo modo potranno investire nel welfare e costruire uno strumento generativo capace di affiancare il welfare pubblico nel sostegno al benessere dell’individuo.


A questo riguardo, crede che le nuove misure normative abbiano avuto delle ricadute anche in materia di relazioni industriali?

Sicuramente sì: sia per quanto riguarda la contrattazione aziendale, quindi di secondo livello, sia per quanto riguarda la contrattazione collettiva, come dimostra il CCNL del settore metalmeccanico. Allo stesso tempo, però, si deve dire che vi è ancora bisogno di un grande lavoro dal punto di vista culturale, in modo da arrivare ad una maggiore collaborazione tra le parti sociali. Per questo motivo, con UBI Welfare ci focalizziamo sulle attività di analisi e di consulenza per le imprese: cerchiamo di accompagnare l’azienda lungo tutto le fasi di implementazione del welfare, anche per quanto riguarda il confronto con le parti sociali.


Crede che il welfare aziendale possa avere delle ricadute positive anche a livello locale?

Le novità in materia legislativa che hanno aperto la strada al welfare aziendale consentono quelle partnership territoriali su cui come UBI Banca stiamo investendo. Di conseguenza, questo può creare una ricaduta positiva sui singoli cittadini e sulle comunità locali. Il risultato più influente potrebbe essere quello che porta alla realizzazione di una rete di servizi, realizzati da attori del territorio, imprescindibili in un’ottica di welfare integrativo.

Non a caso, UBI Banca – che è molto radicata nel territorio e attenta alle comunità di riferimento – pone particolare attenzione agli interventi realizzati su base locale. Il progetto UBI Welfare nasce proprio con lo scopo di generare un circuito virtuoso: le imprese, il Terzo Settore, le società di servizi, la comunità, sono coinvolte simultaneamente in modo da alimentare un valore condiviso, innescato grazie al welfare aziendale.