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Lo scorso 13 luglio a Roma si è svolto il convegno “Politiche di conciliazione e welfare aziendale”, promosso da Lavorosì e dal Master di Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali dell’Università Statale di Milano e patrocinato dal CNEL. Nel corso del convegno si è discusso del ruolo che le imprese possono giocare per affrontare le crescenti difficoltà del nostro sistema di welfare, in particolare per quel che riguarda le necessità di conciliazione tra tempi di vita e lavoro.

All’evento sono intervenuti, tra gli altri, Angelo Pandolfo (Presidente Lavorosì), Armando Tursi (docente Università degli Studi di Milano), Maurizio Del Conte (Presidente Anpal), Francesca Bagni Cipriani (Consigliera Nazionale di Parità), Tiziano Treu (nuovo Presidente del CNEL), il Ministro del Lavoro Poletti e i rappresentati di diversi sindacati, organizzazioni imprenditoriali e imprese.

Tra quest’ultime si segnala in particolare l’esperienza di Generali Italia, che ormai da alcuni anni ha scelto di investire nel campo del welfare aziendale ponendo particolare attenzione alle esigenze delle proprie lavoratrici.


L’Italia tra bassa natalità e scarsa partecipazione femminile al mondo del lavoro
 
L’Italia vanta in Europa un duplice primato negativo. È tra i Paesi con la più bassa natalità e, al contempo, presenta uno dei peggiori tassi di occupazione femminile, da anni fermo al 47,2% contro una media UE del 61,4%. Tanto il basso livello di natalità che la scarsa partecipazione femminile al mondo del lavoro sono da ricollegare alla crescente debolezza delle strutture sociali "tradizionali"in primis la famiglia – ma anche alle difficoltà delle istituzioni pubbliche nel soddisfare i bisogni di conciliazione delle donne occupate.

A dimostrarlo sono ad esempio i dati di una recente indagine Istat, approfondita proprio nel corso del convegno, la quale indica che in Italia ci sono attualmente 22,5 posti in asilo nido ogni 100 bambini tra 0 e 3 anni; un numero ben al di sotto dei 33 posti indicati come obiettivo strategico dall’Unione Europea per sostenere adeguatamente l’occupazione femminile. E oltre ad essere pochi i posti sono anche sempre più cari: tra 2003 e 2013 la quota per gli asili nido comunali a carico delle famiglie è salita dal 17,5% al 20%. 

Non deve quindi stupire se nel 2016 – come indicano gli ultimi dati raccolti dagli ispettorati del lavoro – ben 30.000 donne hanno dato le dimissioni dal posto di lavoro in occasione della maternità.

Il ruolo crescente delle imprese sul fronte della conciliazione

Proprio per affrontare queste problematiche crescenti, negli ultimi anni sono diverse le imprese, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, che hanno iniziato a muoversi per sviluppare programmi che possano facilitare il bisogno di conciliazione dei dipendenti. Anche grazie alle opportunità offerte dalle Leggi di Stabilità 2016 e 2017, che hanno accordato ai progetti di welfare aziendale crescenti incentivi fiscali e contributivi, sono sempre di più le realtà imprenditoriali che hanno scelto di investire in questo campo.

Lo dimostra il fatto che negli ultimi anni i piani di welfare aziendale sono diventati sempre più complessi: dai tradizionali settori come previdenza, sanità, tempo libero e ducazione si è assistito a un allargamento della proposta verso i servizi sociali (asili nido, voucher, servizi dedicati alle persone anziane) e servizi salvatempo (lavanderie, maggiordomi aziendali, temporary shop, etc.) pensati proprio per facilitare la conciliazione tra lavoro e esigenze domestiche.

Sempre più spesso, inoltre, questi programmi si sono saldati a quelle iniziative volte a ripensare il modello di lavoro adattandolo alle nuove tecnologie dell’industria 4.0, nel cui ambito si sperimentano nuovi orari di lavoro e forme di smart working. Modi pensati per rendere la vita più semplice ai lavoratori, ed in particolare alle donne che hanno figli. 


Generali: un welfare aziendale a trazione femminile

Nel corso dell’evento Gianluca Perin, Direttore Risorse Umane e Organizzazione di Generali Italia, ha spiegato come il suo gruppo in questi anni abbia scelto di far ricorso a modelli operativi nell’organizzazione del lavoro che consentissero l’emergere del talento (lavoro agile, hackathon, mini hackathon) e nuovi strumenti di flessibilità dell’orario e delle sedi di lavoro alternativi al part time. Generali, inoltre, "sta agendo sui processi aziendali veri e lavorando su iniziative rivolte alla Gender Diversity & Inclusion e sempre più mirate a rafforzare la managerialità al femminile".

In questo senso sono numerose le attività di welfare intraprese da Generali per la valorizzazione dei talenti al femminile. Come ha spiegato Perin: "abbiamo i corsi di “Empowerment al femminile” per sostenere lo sviluppo individuale e professionale delle colleghe in azienda promuovere un modello di leadership al femminile; “Back to Work”, il programma rivolto alle lavoratrici che rientrano al lavoro dopo una lunga assenza che offre loro l’opportunità di avviare una riflessione individuale e collettiva ed individuando le risorse su cui contare per gestire al meglio il rientro; inoltre abbiamo adottato Maam, programma rivolto alle colleghe in attesa di un bimbo pensato per acquisire consapevolezza sulle competenze che si sviluppano con la genitorialità (ve ne avevamo parlato qui)".

Perin ha quindi spiegato come, oltre ai servizi, Generali abbia scelto di svolgere indagini di gruppo rivolte a lavoratori e lavoratrici per raccogliere esperienze ed opinioni sul tema dello sviluppo della carriera femminile nel gruppo, adottando inoltre strumenti innovativi – come ad esempio Call to Action – per attrarre nuovi talenti e nuove professionalità sul mercato del lavoro.