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Nelle scorse settimane, occupandoci del rapporto Restart, Italia! abbiamo raccontato del ruolo che le start up possono giocare per contribuire alla crescita del Paese, in particolare nell’ambito dell’innovazione sociale. A livello nazionale, dunque, qualcosa si sta muovendo al fine di sostenere queste iniziative che, nella maggior parte dei casi, nascono dalle idee di giovani imprenditori che decidono di scommettere su se stessi, le proprie idee e i propri talenti nonostante un momento economico sicuramente non facile. Ne è esempio anche la recente iniziativa Ripartiamo dalle idee varata dal Corriere della Sera in collaborazione con Intesa SanPaolo, Sda Bocconi e Armando Testa, a cui è dedicata una sezione nella versione online del quotidiano di via Solferino.
Anche a livello europeo si sta riflettendo su quale ruolo l’imprenditoria giovanile possa assumere nella ripresa economica dell’Eurozona, e conseguentemente quale misure varare per sostenerne gli sforzi. In settembre la Commissione ha pubblicato, in collaborazione con l’Ocse, un documento intitolato Policy Brief on Youth Entrepreneurship in cui sono delineate le linee guida che l’Unione seguirà per favorire lo sviluppo delle start up del continente.

Disoccupazione giovanile e desiderio di mettersi in gioco

L’alto livello di disoccupazione giovanile, come noto, è una dei principali problemi che l’Unione è chiamata ad affrontare in questo momento storico. La popolazione compresa tra i 15 e i 25 anni presenta infatti un tasso di disoccupazione pari al 22.3% (dati Eurostat del novembre 2011), oltre il doppio di quello relativo alla popolazione adulta, che invece si attesta sul 9.7%. I giovani europei, a differenza di quanto si possa pensare, dimostrano tuttavia di essere intraprendenti e disposti a mettersi in gioco attraverso l’avvio di proprie attività imprenditoriali. Il 40% della popolazione nella fascia 15-24 anni e il 42% di quella 25-39 dichiara infatti che, nell’immediato futuro (prossimi 5 anni), ritiene fattibile l’avvio di attività che possano permettere l’auto-impiego.

Le barriere per chi decide di creare una propria impresa

La Commissione Europea, al fine di intervenire a sostegno di quei giovani che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro avviando proprie attività, ha individuato alcuni elementi che più di altri rappresentano delle barriere all’imprenditoria giovanile:

  • Poca educazione all’imprenditorialità: sia a livello scolastico che familiare i giovani non sono incoraggiati, né tanto meno preparati, a intraprendere la strada dell’imprenditoria. Insegnanti e genitori molto spesso non hanno coscienza del contesto socio-economico che si trovano ad affrontare le nuove generazioni, e continuano pertanto a proporre modelli antiquati che non assecondano il bisogno di nuova imprenditorialità.
  • Assenza di formazione adeguata: i programmi predisposti per permettere ai giovani di diventare imprenditori risultano essere pochi e poco coordinati fra loro. In particolare si segnala la difficoltà per i giovani di fare esperienza attraverso contatti con aziende presenti sul proprio territorio o di entrare a far parte di network che possano sostenerli nel lancio delle proprie start up.
  • Mancanza di fondi e di fiducia: per un giovane è molto difficile ottenere risorse e prestiti finanziari che possano permettere l’avvio di un’attività imprenditoriale. I mercati finanziari, inoltre, tendono a non riporre fiducia nelle realtà guidate da giovani imprenditori, che dunque si trovano da subito in una situazione di maggiore difficoltà rispetto a quella di imprenditori “adulti”.

Cosa è stato fatto e cosa si può fare

L’Unione Europea per abbattere queste barriere ha recentemente rivisto lo Small Business Act, documento programmatico destinato al sistema delle piccole e medie imprese, e impostato ulteriori linee guida relative alle problematiche sopra indicate. Di seguito riportiamo alcune delle misure presentate nel rapporto e ritenute necessarie per garantire il sostegno ai giovani imprenditori:

  • Educazione e formazione – le scuole, sia a livello primario che secondario, dovrebbero svolgere un ruolo maggiormente attivo nella promozione dell’imprenditorialità, favorendo momenti di confronto con piccoli imprenditori del territorio e organizzando simulazioni all’interno delle classi. A livello universitario sarebbe invece consigliabile sviluppare network tra gli atenei e le aziende, in modo che gli studenti possano entrare a contatto col mondo del lavoro già durante il proprio percorso accademico. In questo senso è citato il caso del programma Make It Happen dell’Università di Sheffield, specificamente rivolto a quegli studenti che vogliono approfondire i temi legati all’impresa sociale, alle start up e all’innovazione.
    Molta più importanza dovrà essere data anche al sistema delle scuole professionali, favorendo la nascita e lo sviluppo di realtà capaci di entrare in rapporto con le eccellenze imprenditoriali dei propri territori per la creazione di attività e programmi che le coinvolgano direttamente. Un maggior grado di formazione e informazione, secondo la Commissione, dovrebbe favorire un approccio più propositivo delle giovani generazioni nei confronti del mondo imprenditoriale. In questo senso, alcuni studi svolti in Belgio, Danimarca, Germania e Stati Uniti paiono confermare un aumento dell’interesse rispetto all’entrepreneurship nel momento in cui tale tema è stato introdotto negli ambienti scolastici.
  • Supporto finanziario – la mancanza iniziale di capitali è una delle barriere più significative di fronte alla quale una start up rischia di fallire. Da questo punto di vista vari Paesi europei stanno già sperimentando differenti forme di sostegno economico ai giovani che decidono di avviare un’impresa. In Francia ad esempio è previsto un contributo economico mensile di 450€ per ogni nuova giovane azienda, mentre in Grecia è garantita una generosa erogazione annua pari a 29.000€.
    Diffusi sono anche i programmi di finanziamento a tasso agevolato, come il DEFi jeunes francese rivolto ai giovani con meno di trent’anni, o il programma EXIST tedesco, che invece si rivolge ai neo laureati. Il rapporto segnala inoltre il caso degli schemi di micro finanziamento sviluppatisi in Belgio.
  • Infrastrutture adeguate – la creazione di network in grado di sostenere realtà imprenditoriali innovative rappresenta un importante strumento per le nuove start up che si affacciano sul mercato. In questo senso particolarmente interessante appare il caso del Thuringen Elevator Pitch, progetto tedesco che mette in contatto i giovani con aziende che desiderano sostenere i nuovi imprenditori. Particolarmente rilevante è l’esperienza delle Junior Chamber International, che a livello internazionale mettono in rete oltre 200.000 giovani (18-40 anni) di 100 Paesi diversi che hanno avviato attività imprenditoriali

Alcuni fattori di cui tener conto

Le politiche pensate dall’Unione in tema di imprenditorialità giovanile paiono rispondere a bisogni fra loro diversi ma comunque importanti. In primo luogo sostenere i giovani imprenditori significa rispondere, almeno parzialmente, al grave problema della disoccupazione giovanile. Indubbiamente la youth entrepreneurship non può essere considerata la panacea per tutti i mali legati alla mancanza di impiego, ma può sicuramente garantire una nuova strada attraverso cui far entrare i giovani nel mondo del lavoro senza rinunciare alle proprie ambizioni.
Secondariamente, le misure così concepite indicano l’intenzione di sviluppare sistemi che garantiscano una maggiore interazione tra settore pubblico e settore privato, specialmente a livello territoriale. La creazione di rapporti tra pubblico, in particolare scuole e università, e aziende private rappresenta sicuramente un esempio di questo nuovo modus operandi che, sotto molti punti di vista, ricalca l’idea di seconda welfare.
In terzo luogo, scommettere sull’imprenditoria giovanile significa scommettere anche sulla capacità di ripresa del vecchio continente in chiave economica, in un momento in cui il sistema europeo arranca di fronte alla crisi. 

 

Riferimenti

Il rapporto Policy Brief on Youth Entrepreneurship

Il programma inglese Make it Happen

Il programma tedesco EXIST

Il programma francesce DEFi jeunes

Il sito delle Junior Chamber International 

Il programma tedesco Thuringen Elevator Pitch

 

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