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E’ stata presentata a Roma lo scorso 11 dicembre la seconda indagine sulla percezione degli italiani rispetto ai rischi sociali "Le nuove tutele oltre la crisi", studio realizzato da Censis e Forum Ania Consumatori. Il Forum è una fondazione promossa dall’ANIA con l’obiettivo di facilitare e rendere sistematico il dialogo tra le imprese di assicurazione e le associazioni dei consumatori, di cui fanno oggi parte otto associazioni di consumatori rappresentative a livello nazionale.

Con l’aiuto del Censis, il Forum Ania-Consumatori ha deciso di dare vita a un’occasione di analisi e dibattito per interrogarsi sul ruolo di numerosi soggetti, come lo Stato e le amministrazioni locali, ma anche il mondo delle imprese e la società civile, nella costruzione di un sistema di welfare sostenibile.

E’ intervenuto alla presentazione dell’indagine anche il presidente del Forum Silvano Andriani, che abbiamo recentemente intervistato per parlare dell’attività del forum e delle prospettive del welfare “assicurativo”. Nella prefazione allo studio, Andriani racconta la genesi del progetto, nato ormai da circa due anni con l’obiettivo di fornire un “patrimonio di analisi e di studi condiviso” utile sia agli operatori del settore per sviluppare un’offerta compatibile con le necessità di lungo periodo, che alle famiglie per meglio comprendere i rischi sociali.

Se la prima fase del percorso, costituita dalla pubblicazione dall’indagine del 2010 "Gli scenari del welfare. Tra nuovi bisogni e voglia di futuro", aveva evidenziato l’incapacità del sistema di welfare attuale di rispondere adeguatamente ai nuovi bisogni sociali, la seconda tappa si propone di avviare una riflessione circa le possibili soluzioni e l’apporto che ciascuno degli attori politici, economici e sociali del Paese può dare a una nuova organizzazione del welfare.

Il problema odierno sembra derivare da una “debolezza preesistente” del nostro welfare, che è stata drammaticamente acuita dall’avvento della crisi economica. Aggiunge Andriani: “Tale debolezza è frutto di una contraddizione di fondo, non limitata peraltro alla situazione italiana: da anni stiamo vivendo un processo di trasferimento dei rischi dallo Stato ai singoli, ma ‒ e qui sta la contraddizione ‒ questo trasferimento non è accompagnato da un corrispondente aumento dei redditi necessari per gestire tali rischi”.

Una condizione che ha importanti ricadute sulla capacità di ogni cittadino di fare fronte alle esigenze crescenti, e dipende molto dall’abilità di gestire in maniera più strategica i risparmi. Non è un caso che il presidente del Censis Giuseppe De Rita parli, all’interno del volume, di “rattrappimento” delle tutele di welfare e ne ricordi il nesso con lo sviluppo socio-economico del Paese. De Rita si chiede infatti: “siamo sicuri che questo rattrappimento del welfare sia un modo efficace per restituire anche slancio vitale, energie attive agli italiani? Che facendoli sentire sempre più con le spalle scoperte, dalla sanità alla scuola, alle pensioni, tornerà quella voglia di investire nel futuro, magari di fare impresa e di prendere rischi che sono stati il motore dello sviluppo italiano?”. “Per queste ragioni – conclude De Rita – non sarebbe secondario rimettere tra le priorità per l’agenda dei prossimi anni la necessità di accompagnare la riattivazione della voglia di fare, dello spirito italiano di intrapresa, e leggere anche le scelte di welfare attraverso questa lente”.

Il secondo rapporto registra un peggioramento della già rilevata sfiducia da parte dei cittadini nei confronti della tutela pubblica, e un più generale sentimento di sconforto di fronte alla crisi economica che non passa. La maggior parte degli intervistati ritiene infatti che la disomogeneità in termini di servizi e qualità delle prestazioni tra le diverse aree del Paese sia eccessiva, e che il welfare state non riesca a contenere adeguatamente le disuguaglianze sociali. Come se non bastasse, gli italiani si aspettano in futuro un ulteriore arretramento della copertura pubblica, e già oggi valutano i servizi offerti inadeguati per la tutela dei “nuovi rischi”, primo tra tutti quello della non autosufficienza.

Come mostra chiaramente la tabella 1, nonostante la percezione del rischio futuro, gli italiani tendono ancora ad affidarsi a forme più tradizionali di autotutela, facendo affidamento sulla propria capacità di risparmio e sulla possibilità di ricevere aiuto all’interno del nucleo familiare. Con lievi differenze dettate dal diverso livello socio-economico, più dell’80% degli intervistati si propone di risparmiare in vista di future necessità, mentre circa il 30% (percentuale che tocca il 50% tra i rispondenti con livello socio-economico più alto) pensa a polizze vita o sanitarie.

Tabella 1. Strumenti e risorse per far fronte a eventuali rischi o eventi imprevisti, per livello socio-economico (val. %)

Fonte: Le nuove tutele oltre la crisi: il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti, Censis (2012).

La preoccupazione diffusa nelle famiglie rispetto a imprevisti di salute è facilmente rilevabile dai numeri: “l’autotutela privata – si legge nel rapporto – è molto sollecitata con oltre 30 miliardi di euro annui di spesa sanitaria privata, circa 11 miliardi di euro per l’assistenza privata per anziani e non autosufficienti (soprattutto le badanti)”. Ne è indicativo anche il fatto che, come mostra la tabella 2, più del 30% dei cittadini appoggerebbe la proposta di rendere obbligatoria la sottoscrizione a forme di previdenza complementare per integrare la spesa previdenziale.

Tabella 2. Opinioni degli intervistati riguardo alla proposta di rendere obbligatoria la sottoscrizione delle forme di previdenza complementare, per classi di età (val. %)

Fonte: Le nuove tutele oltre la crisi: il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti, Censis (2012).

Se solamente il 35% degli italiani è convinto che la pensione basterà ad avere una vecchiaia serena (percentuale che scende al 7,3% tra i 18-29enni), è altrettanto vero che meno del 30% è ricorso a strumenti di natura assicurativa o previdenziale, mentre il 29,6% ancora dichiara di risparmiare per mettere da parte un “gruzzoletto” per la vecchiaia.

Come mostra la figura 1, le maggiori preoccupazioni dei cittadini – con importanti differenze rispetto alle diverse fasce di età – riguardano il futuro dei figli, la perdita del lavoro, malattia e non autosufficienza.

Figura 1. I problemi che rappresentano la maggiore preoccupazione per il futuro, per classi d’età (val. %)

Fonte: Le nuove tutele oltre la crisi: il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti, Censis (2012).

Cosa si può fare? Più del 50% dei cittadini crede che i servizi debbano essere “razionalizzati”, e ben l’86% di questi appoggia l’idea della compartecipazione alle prestazioni, ritenendo necessario contribuire in base al reddito ed estendendo così la “logica del ticket” agli altri ambiti del welfare.

Il capitolo 3 dell’Indagine è dedicato interamente all’analisi della condizione dei giovani italiani: la permanenza a casa con i genitori, le difficoltà di trovare un impego e di rendersi indipendenti, e le scarse tutele di welfare derivanti dall’incertezza del lavoro. Rispetto al primo problema, oltre il 72% degli intervistati pensa che l’insufficienza dei redditi sia la causa prima delle difficoltà, mentre il 6,2% incolpa il prezzo eccessivo delle abitazioni (tabella 3). Parlando invece delle difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro, il 60% degli intervistati ritiene ingiusto che i giovani siano pagati meno e abbiano scarse tutele. E’ interessante però notare che se il 66% dei giovani reputa la condizione ingiusta, ben il 31,3% degli ultra 65enni e il 23,9% dei 45-64enni la giudica invece giusta poiché i giovani non hanno ancora acquisito le competenze necessarie (tabella 4).

Tabella 3. Le principali ragioni per cui i giovani rimangono più a lungo in casa dei propri genitori, per classi di età (val. %)

Fonte: Le nuove tutele oltre la crisi: il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti, Censis (2012).
 

Tabella 4. Opinioni degli intervistati sulla tendenza a pagare meno e/o dare meno tutele a coloro che entrano nel mercato del lavoro, per classi di età (val. %)

Fonte: Le nuove tutele oltre la crisi: il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti, Censis (2012).

Il capitolo 4 è invece riservato al fenomeno dei migranti, che sono ormai nel nostro Paese oltre 5 milioni. Tra la popolazione immigrata prevale – a differenza di quella autoctona – un “approccio socialmente ottimista”, con voglia di casa di proprietà e aspettative crescenti rispetto al futuro lavorativo e alle possibilità imprenditoriali. Per quanto riguarda il rapporto tra immigrati e welfare, si osserva ancora un certo “rancore sociale”: mentre nel mercato del lavoro si è fatta strada la convinzione che gli stranieri siano una componente integrativa necessaria, il 48% degli intervistati stima che i migranti ricevano per il welfare più di quanto contribuiscano. Ma è davvero così? Lo studio riporta una spesa sanitaria per prestazioni erogate agli immigrati di quasi 3 miliardi di euro, pari a circa il 2,8% della spesa sanitaria pubblica del 2010. Nell’ambito della previdenza invece, nel 2009 i lavoratori stranieri hanno versato all’Inps circa 7,5 miliardi di euro di contributi previdenziali, pari al 4% dei contributi annuali. Una proiezione dei dati Caritas – secondo cui nel 2010 gli stranieri erano il 2,2% delle persone in età pensionabile – consente di stimare che nel 2025 saranno più di 61 mila, mantenendo comunque l’apporto positivo all’interno del sistema previdenziale.

Il tema della non autosufficienza è infine affrontato nel capitolo 5, in cui gli intervistati – come sottolinea la tabella 5 – ribadiscono la centralità dell’assistenza pubblica, specialmente domiciliare. La figura 2 mostra invece come l’onere dell’assistenza alle persone non autosufficienti ricada nella maggior parte dei casi sui familiari stretti, e in particolare sulle figlie femmine.

Tabella 5. I servizi più importanti per rispondere ai bisogni di una persona non autosufficiente, per classi d’età (val. %)

Fonte: Le nuove tutele oltre la crisi: il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti, Censis (2012).

Figura 2. Chi si occupa principalmente dei bisogni assistenziali delle persone non autosufficienti (val. %)

Fonte: Le nuove tutele oltre la crisi: il welfare possibile per giovani, migranti e non autosufficienti, Censis (2012).

La consapevolezza dei problemi e delle prospettive future è cruciale, non solo per chi si occupa di questi temi a livello professionale ma anche e soprattutto per chi li vive quotidianamente, rispetto alla costituzione di un sistema di welfare completo, inclusivo e partecipato. Se il welfare state pubblico rimane la base imprescindibile dell’uguaglianza tra i cittadini, lo studio mostra come ci sia “spazio di integrazione” da parte di quei soggetti di natura privata che intendono sviluppare la propria responsabilità sociale nei confronti della collettività. Razionalizzazione dei costi e attenzione all’efficienza possono e devono essere accompagnate da una nuova idea di welfare non più visto come “peso sociale” ma come motore di sviluppo.

L’indagine conclude tuttavia che al crescere dei livelli di istruzione e reddito familiare si riducono le indicazioni relative al risparmio, e aumentano invece quelle relative all’integrazione tra servizi pubblici ed acquisto privato. La strategia del welfare mix – definita come l’integrazione della copertura pubblica attraverso il ricorso al mercato – sta emergendo come modello assistenziale, ma ha ancora il difetto di essere estremamente onerosa dal punto di vista finanziario e dunque praticabile solo per i cittadini che dispongono di redditi elevati.


Riferimenti

Il sito del Forum Ania Consumatori

Presentata la ricerca

Crescita economica e risparmio a lungo termine, Percorsi di secondo welfare, 20 aprile 2012

Welfare e assicurazioni: l’intervista al Presidente Andriani, Percorsi di secondo welfare, 29 ottobre 2012

Forum Ania Consumatori, L’indagine del 2010. Gli scenari del welfare. Tra nuovi bisogni e voglia di futuro

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