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A fronte dei cambiamenti e delle pressioni che stanno interessando l’Europa, quali sono oggi le principali preoccupazioni e aspettative dei cittadini? Come influenzano la coesione europea? A queste e ad altre domande, cerca di rispondere il rapporto The European Union Facing Massive Challenges – What are Citizens’ Expectations and Concerns? della Friedrich Ebert Stiftung, di cui presentiamo i principali risultati emersi sul fronte sociale, che sembra oggi attirare più attenzione di quello economico-finanziario, che ha dominato la scena per lungo tempo. Il rapporto si basa sui risultati di un sondaggio condotto in 8 Paesi dell’Unione Europea: Germania, Francia, Italia, Paesi bassi, Spagna, Svezia, Repubblica Ceca e Slovacchia. 

 

Rifugiati, la questione più urgente

La questione dei rifugiati è considerata di gran lunga la più urgente (Figura 1) – opinione condivisa, specifica il rapporto, da tutti i gruppi sociali. In particolare, la richiesta di una limitazione del flusso di rifugiati è prevalente rispetto alla richiesta di perseguirne l’integrazione, il che suggerisce quanto il fenomeno sia visto con timore.

I rifugiati sono percepiti come un pericolo soprattutto nei Paesi dell’Est, sebbene solo una piccola parte di essi abbia qui presentato richiesta di asilo. Si tratta di una tendenza che in realtà accade piuttosto spesso: anche in Germania, ad esempio, la regione in cui il tasso di stranieri è minore, la Sassonia, è quella in cui la resistenza ai rifugiati è maggiore.

Quella dei rifugiati, e più in generale dell’immigrazione, è un’area che secondo gli intervistati dovrebbe essere affrontata a livello comunitario ma, considerata l’ostilità dei Paesi dell’Est, che, si ripete, sono quelli in cui l’incidenza dei migranti è minore, complica le possibilità dell’Unione di agire solidariamente su questo fronte.

Seguono come priorità la disoccupazione – tematica più “sentita” in Francia, Italia e Spagna; il rilancio dell’economia – dove sono più attenti gli italiani; chiudono, molto più indietro, la lotta la terrorismo (consideriamo che il rapporto è stato probabilmente chiuso prima, o a cavallo, dei fatti di Parigi), la riduzione del debito e la pace. Sorprendentemente cala l’attenzione per l’Euro, che era stata dominante fino all’estate 2015.


Figura 1 – Questioni politiche considerate prioritarie per l’azione dell’Unione Europea
Fonte: Friedrich Ebert Stiftung 2016.

 

Regge la libera circolazione dei lavoratori

La libera circolazione dei lavoratori, in questi giorni spesso invocata contro le limitazioni proposte dal governo britannico – appare uno degli aspetti più controversi (Figura 2). Essa è ancora supportata dalla maggioranza dei cittadini intervistati: il 57% si dichiara favorevole al diritto di trasferirsi e cercare lavoro in un altro Pese membro. Più limitazioni vengono invocate da Olandesi e Francesi – borderline gli Svedesi -, mentre in difesa della libera circolazione si schierano la maggioranza degli Slovacchi, Italiani, Spagnoli, Cechi, che sono peraltro tra i Paesi in cui è più alto il numero di connazionali che emigrano . Favorevoli anche i Tedeschi, sebbene la Germania sia uno dei principali Paesi di destinazione.


Figura 2 – Libera circolazione dei lavoratori: favorevoli o contrari?
Fonte: Friedrich Ebert Stiftung 2016.

 

Più limitazioni ai Welfare benefits

La questione dell’immigrazione è strettamente collegata all’accesso ai welfare benefits per gli stranieri comunitari. Secondo la maggioranza degli intervistati infatti l’ingresso nel welfare nazionale non dovrebbe essere automatico, ma subordinato all’aver lavorato e pagato contributi per un determinato periodo di tempo (Figura 3). Questa opinione trova riscontro in tutti i Paesi, con una sola eccezione: l’Italia, dove il 70% degli intervistati si dichiara favorevole ad un “welfare incondizionato”. Sarebbe interessante indagarne le ragioni.


Figura 3 – Accesso alle prestazioni di welfare per i cittadini stranieri comunitari
Fonte: Friedrich Ebert Stiftung 2016. 

 

Quale Unione Europea?

La percentuale di intervistati che si dichiara favorevole ai trasferimenti finanziari dai Paesi più ricchi a quelli più poveri (47%) è leggermente superiore a quella dei contrari (44%). La percentuale varia, ma non è dipendente dal fatto che un Paese sia un contribuente netto o un ricevente netto. Ad esempio, i contrari prevalgono in Repubblica Ceca, nonostante riceva più di quanto dia, i favorevoli in Germania che è contribuente netto.

La coesione sociale europea è però minacciata dal fatto che in 5 Paesi su 8 i cittadini considerano l’Unione più come un rischio che un’opportunità – la percentuale è più alta tra le classi meno abbienti – e si registra un calo della fiducia nella capacità dei leader politici di affrontare le emergenze in corso. Un vuoto di fiducia che è colmato dalla crescita delle formazioni partitiche estremiste e populiste.

Tuttavia, spiega il rapporto, ci sono anche ragioni per essere ottimisti. Ad esempio, l’Europa è ancora associata ai concetti di democrazia, stabilità politica e pace, e sono diverse le aree di policy (sicurezza, politica estera, ambiente e gestione dei rifugiati) che la maggioranza dei cittadini vorrebbero delegate all’Unione, nella convizione che possano essere meglio affrontate insieme che a livello nazionale.