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Il volume “Essere giovani in Italia. I NEET: risorsa per un cambiamento generativo”, scritto da Vanessa Corallino e edito da Morlacchi Editore, si propone di indagare il fenomeno dei cosiddetti NEET, cioè quei ragazzi che non sono inseriti né in percorsi formativi né in esperienze lavorative. Inquadrando le dimensioni del problema e le politiche giovanili attuate nel nostro Paese, l’opera propone una nuova prospettiva d’intervento. Ve ne parliamo in questo approfondimento.


La dimensione del fenomeno e gli effetti negativi

In Italia, secondo i dati Istat, i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano sono oltre 2,2 milioni; il loro costo medio in termini di perdita di produttività è pari a 21 miliardi di euro, cioè circa il 1,3% del PIL. Tra i NEET si annoverano sia i laureati dalle aspirazioni di collocazione elevate, sia gli scoraggiati collocati in situazioni familiari complicate, con una incidenza maggiore tra chi ha conseguito un titolo di studio medio-basso e dimora nell’area del Meridione, soprattutto in Campagna e Sicilia.

Questo fenomeno è rilevante e in continua crescita, dato che, con l’aumento del ricorso a forme di lavoro flessibili e precarie, sono proprio i più giovani a ricevere trattamenti lavorativi peggiorativi finalizzati a incentivare le assunzioni e l’allocazione lavorativa da parte delle imprese. A ciò si aggiunge la mancanza di dinamismo e di politiche industriali espansive e in grado di valorizzare il capitale umano, nonché di investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione.

Relativamente all’occupazione giovanile descritta, in ottica comparata, l’Italia si colloca agli ultimi posti nel panorama europeo, dove il fenomeno NEET è affrontato a livello con iniziative e strategie per l’occupazione e lo sviluppo. La situazione risulta quindi generalmente preoccupante soprattutto perché, al di là delle specificità dei singoli Paesi, la condizione dei NEET rappresenta un vero e proprio costo sociale; lo spreco di capitale umano altamente qualificato riduce infatti le prospettive di crescita, genera minori entrate fiscali e alimenta una più alta spesa sociale. A riguardo, Eurofound distingue tra costi diretti, cioè attinenti alle spese sostenute a scopo ripartivo dalle istituzioni pubbliche (come la cassa integrazione), e costi indiretti, legati alla maggiore probabilità tra i NEET dell’assunzione di comportamenti deviati con ricadute anche sui livelli di salute e sulla spesa in protezione sociale.

Una prospettiva sistemica ed ecologica di intervento

Per diminuire i rischi di cronicizzazione delle ripercussioni motivazionali, psicologiche e relazionali evidenti nella condizione di NEET occorrono interventi preventivi, sia dal lato del mercato del lavoro, con un miglioramento della qualità dell’offerta e della domanda, sia da quello educativo, con percorsi formativi e di apprendimento capaci di cogliere gli sviluppi tecnologici in atto. L’autrice del volume propone dunque un nuovo approccio, basato sul cambiamento generativo e su una visione educativa che viene definita “ecologica”, in grado cioè di favorire “un incontro favorevole e produttivo per tutte le parti sociali, quali, soprattutto, giovani e adulti, istituzioni e comunità” (p.262). Questo risulta decisivo in quanto “i giovani chiedono un approccio che li renda capaci e liberi di separare e interconnettere, di analizzare e fare discernimento tra le conoscenze acquisite e davanti a quelle nuove” (p.265).

Considerando che l’elemento che maggiormente caratterizza la fase giovane della vita è la transizione, attraverso un percorso volto alla conquista dell’autonomia e dell’assunzione di responsabilità, in Italia l’attuale modello di passaggio all’età adulta è molto rallentato. Questo non solo a causa delle difficoltà legate all’ingresso nel mondo del lavoro, ma anche per colpa di un sistema di welfare complessivamente carente, in cui sono le famiglie stesse ad integrare le politiche di attivazione, di sostegno al reddito e di conciliazione tra lavoro e vita privata.

Il volume di Vanessa Corallino, in modo rigoroso ed esaustivo, aiuta a comprendere questa situazione sociale allarmante e lo stato frustrante di attesa e di sospensione in cui i giovani si trovano – loro malgrado – a vivere. In tal modo sono poste le basi per la promozione di interventi innovativi (anche in ottica di secondo welfare) in grado di supportare la formazione dei talenti e delle potenzialità.

Riferimenti

Corallino V. (2018), Essere giovani in Italia. I Neet: risorsa per un cambiamento generativo, Perugia, Moralcchi Editore.