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Il 21 ottobre a Roma, presso la Camera dei Deputati, è stato presentato il Libro verde per il dibattito pubblico “Lavoro e welfare della persona” realizzato da Adapt, l’associazione fondata quindici anni fa da Marco Biagi per promuovere studi e ricerche sul mondo del lavoro.

Il testo affronta le complesse dinamiche che riguardano il sistema sociale del nostro Paese che, a causa dei cambiamenti demografici, ambientali e tecnologici in atto, è chiamato a rinnovarsi profondamente per evitare il tracollo. Oggi in Italia c’è infatti “un sistema passivo” che “non è più sostenibile né dal punto di vista economico-finanziario né dal punto di vista delle dinamiche dei moderni mercati del lavoro". Per fare questo, si legge nel Libro Verde, occorre intraprendere un ripensamento complessivo del sistema di welfare in un’ottica realmente sussidiaria, capace di co-responsabilizzare i beneficiari degli interventi attraverso un accompagnamento lungo tutti i cicli della vita. "Con un moderno welfare della persona – si legge – le istituzioni pubbliche possono offrire sistemi di supporto alle libere iniziative dei cittadini e un aiuto concreto in situazioni di grave difficoltà economiche”. Oggi invece “l’utopia di risolvere drammi sociali attraverso utilizzi a pioggia di risorse pubbliche, porta a un’eterogenesi dei fini che finisce per colpire invece che contribuire al bene comune”. 

 Sul legame tra mondo del lavoro e welfare sono dedicate alcune interessanti riflessioni. Il Jobs Act, ad esempio, ha introdotto “il diritto del lavoratore con una malattia cronica, prima soltanto previsto per i malati oncologici, di richiedere la trasformazione del proprio rapporto di lavoro a tempo pieno in un altro a tempo parziale”. Una scelta che, si legge, sembra delineare un nuovo approccio fondamentale per cambiare le regione del gioco: i sistemi di welfare dovrebbero abbandonare l’attuale prospettiva generalista e passiva di mero sostegno al reddito, e “adottare un approccio individualista e volto all’implementazione di politiche attive che consentano la conservazione del posto di lavoro e il ritorno al lavoro dei malati cronici". Perché questo accada è tuttavia necessario “costruire una visione unitaria e inclusiva del fenomeno” sviluppando “un coordinamento adeguato tra il diritto del lavoro, i sistemi di welfare e la contrattazione collettiva”. Un sistema, dunque, non a compartimenti stagni, ma capace di mettere in relazione le diverse dimensioni che interessano il ciclo di vita del lavoratore, in cui “la centralità della persona deve essere sprone a superare la dicotomia del rapporto tra pubblico e privato per organizzare un sistema di protezione sociale moderno".

Secondo Adapt, il percorso perché questo cambiamento avvenga è “ormai tracciato”. Negli ultimi anni, complici le pressioni cui è sottoposto il welfare pubblico, si è infatti assistito allo “sviluppo di particolari misure e iniziative di secondo welfare, che si realizzano attraverso l’uso di risorse non pubbliche, bensì provenienti da imprese, fondazioni, associazioni”. Sarà tuttavia necessaria una sempre maggiore attenzione a quelle politiche in grado di sostenere “le diverse transizioni occupazionali con interventi personalizzati, che richiedono competenze avanzate degli operatori e dunque anche investimenti, per evitare che le politiche più innovative rimangano sulla carta". Un invito dunque a guardare a quanto di positivo è stato sviluppato "dal basso" negli ultimi anni, prendendolo ad esempio per strutturare le public policies del futuro. 

Riferimenti

Il Libro Verde