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In un momento di grave crisi come quello attuale combattere la povertà e l’esclusione sociale rappresenta una sfida fondamentale per un’Europa che mira a garantire coesione e benessere su tutto il territorio dell’Unione. COPE, progetto co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del 7° Programma Quadro, mira a comprendere come le istituzioni europee, nazionali e locali possano collaborare per dare vita a modalità integrate che favoriscano la co-produzione di misure di contrasto all’esclusione sociale e organizzino a livello sistemico la lotta alla povertà. Vi raccontiamo brevemente le premesse e gli obiettivi di questo progetto di ricerca, che coinvolge vari ricercatori ed esperti provenienti da diversi Paesi europei, segnalandovi anche i primi risultati di ricerca disponibili.


Il contrasto alla povertà in chiave europea

A livello europeo, la strategia di contrasto alla povertà prevede lo sviluppo e l’attuazione di politiche di inclusione attiva, ovvero misure che permettano non solo di affrontare le problematiche legate alle situazioni di povertà ma anche di contrastare quei fenomeni che più in generale possono determinare l’esclusione sociale dei cittadini.

Lo sviluppo di questo genere di politiche comporta tuttavia sfide significative sia sul piano concettuale che della governance. L’implementazione di queste misure risulta infatti complessa alla luce della multidimensionalità del concetto stesso di esclusione sociale, che si declina ben oltre la mera povertà materiale/economica e che richiede la co-produzione delle opportunità individuali tramite approcci partecipativi. I bisogni sociali delle categorie maggiormente escluse sono infatti tanto complessi da richiedere, per la loro soddisfazione, l’integrazione di diversi settori di politica pubblica, nonché la co-produzione delle misure di welfare da parte dei beneficiari stessi, della società civile e degli attori pubblici.

Il progetto di ricerca COPE (Combating Poverty in Europe) si concentra sulle sfide di natura politica e organizzativa che determinano questo articolato modello di governance – frutto della combinazione di politiche europee, nazionali e locali – con l’intento di studiare la co-produzione delle politiche di inclusione attiva di contrasto alla povertà in un quadro multilivello, multidimensionale e multi-stakeholder.


Le finalità del progetto

Il progetto vede coinvolte sei unità di ricerca appartenenti a sei paesi europei diversi: il Jean Monnet Centre for Europeanization and Transnational Regulations (CETRO) presso l’Università di Oldenburg in Germania; il Social Policy Group della School of Social and Political Science dell’Università di Edimburgo; la School of Social Work (SOCH) dell’Università di Lund in Svezia; l’Istituto di Sociologia dell’Università di Varsavia in Polonia; il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano e il Centro di ricerca per le scienze sociali NOVA in Norvegia.

Dopo aver definito il concetto di povertà come sfida multi-dimensionale, COPE si sta oggi focalizzando sull’organizzazione degli schemi di reddito minimo in cinque Stati europei – Italia, Germania, Polonia, Svezia, Inghilterra – facendo particolare riferimento a tre gruppi sociali svantaggiati: madri sole, disoccupati di lungo periodo, lavoratori poveri. Oggi gli schemi di reddito minimo rappresentano infatti i principali strumenti di contrasto alla povertà disponibili a livello europeo. Vi sono però differenze notevoli tra i paesi europei e non necessariamente questi tre gruppi sociali sono efficacemente tutelati attraverso e grazie agli schemi di reddito minimo.


Figura 1. Governance multi-livello degli schemi di reddito minimo: i tre obiettivi della ricerca COPE

Fonte: Progetto COPE

Le domande di ricerca al centro del progetto

L’oggetto della ricerca di COPE è la portata innovativa di un sistema di governance multi-livello fondata su un approccio integrato e partecipativo e su strumenti di gestione, governo ed amministrazione che riducano la dipendenza dagli schemi di reddito minimo delle madri sole, dei disoccupati di lungo periodo e dei lavoratori poveri. Nello specifico il progetto cerca di rispondere ad alcune domande riportate di seguito.

• Tramite un’analisi quantitativa è possibile giungere a un concetto multidimensionale di povertà che includa la povertà economica, la deprivazione materiale e l’esclusione sociale? Tale concettualizzazione potrebbe fungere da punto di riferimento per la strutturazione di strategie integrate e partecipative in un sistema multilivello (europeo-nazionale-locale)?

• La co-produzione di politiche d’inclusione attiva riduce la dipendenza dagli schemi di reddito minimo dei tre gruppi sociali oggetto della ricerca? Come rispondono le diverse agenzie e i vari attori alla nuova domanda di integrazione e coordinamento di soggetti provenienti da settori tradizionalmente indipendenti di politica sociale, da differenti livelli di governo (europeo, nazionale, regionale locale ed individuale) e da diverse organizzazioni (pubbliche, private, del terzo settore)? Come si possono avviare iniziative di riforma in un sistema di governance caratterizzato da attori, competenze ed interessi tanto eterogenei?

• Come interagiscono i livelli nazionale e sub-nazionale di governo delle politiche di inclusione attiva nel quadro del più ampio sistema di governance multilivello? Come vengono erogate le prestazioni di reddito minimo dalle agenzie nazionali e locali ai soggetti al centro della ricerca? Quali sono le condizioni per un’implementazione efficace e non discriminatoria delle politiche partecipative ed integrate a livello sub-nazionale?

• Qual è l’impatto della “co-produzione multilivello” di politiche di inclusione attiva sulla creazione di opportunità per gli individui? Come riesce un sistema di welfare multilivello a favorire il coinvolgimento di attori non pubblici – gruppi d’interesse dei beneficiari e società civile organizzata – nella produzione degli interventi d’inclusione attiva? Quali sono le barriere che continuano a limitare il pieno accesso all’occupazione, alla formazione, all’educazione, alle politiche per la casa, alla sanità e alla partecipazione sociale delle madri sole, dei disoccupati di lungo periodo e dei lavoratori poveri?

• Come si articolano e come interagiscono tra loro le iniziative europee, il decision-making nazionale e le procedure di erogazione sub-nazionale delle politiche d’inclusione attiva nel definire gli schemi di reddito minimo per le tre categorie oggetto dell’analisi? Come vengono “utilizzati” i programmi e le iniziative europee in un sistema di governance col fine di riformare i sistemi di reddito minimo verso l’inclusione attiva dei beneficiari?

Per rispondere a tali quesiti viene anche analizzata l’influenza dell’Unione Europea come arena per il contrasto alla povertà, facendo particolare riferimento alla rilevanza delle istituzioni, delle strategie, dei programmi e dei networks europei per la realizzazione di politiche integrate e partecipative di inclusione attiva. Attraverso interviste condotte a livello europeo, nazionale e sub-nazionale, si mira a individuare qual è, in un sistema di welfare multilivello, l’influenza che i diversi processi europei hanno sulla strutturazione di politiche e servizi di protezione minima , specialmente per le madri sole, i disoccupati di lungo periodo e i lavoratori poveri.


Primi risultati

Il progetto COPE si trova quasi alla fine del secondo anno di attività di ricerca. Come si può evincere dal sito del progetto alcuni dei traguardi previsti all’interno dei diversi work packages sono stati già raggiunti. Sono infatti disponibili quattro paper che si concentrano sul concetto di povertà: uno dedicato alle implicazioni derivanti da povertà, deprivazione materiale ed esclusione sociale curato dal team norvegese del progetto che fa capo al Centro di ricerca NOVA; due specificamente dedicati al nesso tra povertà e contesto socio-economico nei paesi europei (a cura del team tedesco collocato presso il CETRO di Oldenburg) e il più recente sul concetto di deprivazione materiale a partire da una analisi delle differenze e degli elementi di convergenza tra i principali paesi europei.

Sono stati poi pubblicati online i cinque rapporti nazionali sul reddito minimo e le misure di contrasto alla povertà in Italia, Germania, Svezia, UK e Polonia e anche il paper comparato che mette a confronto i cinque casi nazionali, a cura di Daniel Clegg dell’Università di Edimburgo. Il rapporto sull’Italia è stato elaborato da Ilaria Madama, Marcello Natali e Matteo Jessoula, ricercatori dell’Università degli Studi di Milano.

Sono anche disponibili i cinque rapporti incentrati sui casi locali, ovvero sull’analisi di cinque città europee e sulle misure di contrasto all’esclusione sociale implementate a livello municipale. In questo caso le città analizzate sono Malmo per la Svezia, Dortmund in Germania, Glasgow in Scozia, Radom in Polonia e, infine, Torino per l’Italia. Anche in questo caso è stato successivamente redatto un rapporto comparato che mette a confronto i cinque casi locali, rapporto curato dal gruppo di ricerca svedese. Il rapporto relativo al caso torinese è stato elaborato da Franca Maino e Marco Zamboni, ricercatori dell’Università degli Studi di Milano.

E infine disponibile il primo paper del work package 4 sulla dimensione europea delle politiche di contrasto alla povertà, che analizza le arene europee delle politiche attive di inclusione sociale, elaborato da Matteo Jessoula, Chiara Agostini e Sebastiano Sabato, ricercatori dell’Università degli Studi di Milano.

Riferimenti

Il sito del progetto COPE, Combating Poverty in Europe

Descrizione del progetto e dei work package che lo compongono

Rapporti e paper disponibili