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Il CILAP EAPN Italia, sezione italiana dell’European Anti Poverty Network (EAPN), ha di recente pubblicato un rapporto di ricerca interamente dedicato alle donne in povertà in Italia e in Spagna. La ricerca, realizzata attraverso un’analisi documentale e una serie di interviste in profondità, è stata finanziata dalla Commissione Europea e ha visto la partecipazione, oltre che del CILAP EAPN Italia, di EAPN Spagna.

La disuguaglianza di genere in Italia e Spagna

Per analizzare la disuguaglianza, il rapporto ricorre all’indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’European Institute for Gender Equality (EIGE). L’indice (che si basa su una scala da 0 a 100 in cui 100 è il massimo dell’uguaglianza) è sviluppato in quattro domini e consente di comparare Italia, Spagna e UE.

Il dominio del lavoro evidenzia la posizione degli uomini e delle donne all’interno del mercato del lavoro, misurando i divari di genere relativi alla partecipazione, alla durata della vita lavorativa, ai modelli di segregazione settoriale e alla qualità del lavoro (considerando ad esempio la flessibilità di orario, la formazione sul luogo di lavoro, la salute e la sicurezza). In questo caso, l’indice evidenzia una certa distanza fra UE (69), Spagna (61,3) e Italia (60,6).

Il dominio del denaro considera le disuguaglianze di accesso alle risorse finanziarie e la condizione economica delle donne e degli uomini. Da questo dominio emerge chiaramente il maggior rischio di povertà che interessa le donne rispetto agli uomini. In questo caso, mentre l’Italia è vicina all’UE, la Spagna mostra un quadro decisamente più negativo (UE 68,8; Spagna 60,7; Italia 68,2)

Il dominio del tempo riguarda invece l’equilibrio fra attività economiche, assistenziali e sociali ed evidenzia chiaramente che sono prevalentemente le donne a farsi carico dei lavori di cura. In questo dominio, Italia e Spagna mostrano risultati abbastanza simili e sono entrambi distanti dal resto d’Europa (EU 38,8; Spagna 33,8; Italia 33).

Infine il dominio della conoscenza evidenzia la differenza tra uomini e donne in termini di istruzione e formazione. Questo dominio mette in luce il perdurare di modelli di segregazione. Sebbene le donne accedano sempre di più ad ambiti tradizionalmente dominati dalla presenza maschile, il contrario non avviene. In questo caso, la Spagna si dimostra più egualitaria non solo dell’Italia, ma anche del resto d’Europa (UE 48,9; Spagna 53,5; Italia 32,1).

Pari opportunità e uguaglianza di genere in Spagna

In media le donne spagnole guadagnano il 22% in meno rispetto agli uomini e sono a rischio di povertà nel 21,3% dei casi (contro il 20,1% degli uomini). Il 15,2% delle donne ha un reddito inferiore o uguale al salario minimo, mentre questa percentuale scende al 5,6% nel caso degli uomini. Il 38,2% delle donne ha lasciato il lavoro dopo la nascita di un figlio (contro il 7,4% degli uomini). Le donne si occupano in media delle faccende domestiche 4 ore e 29 minuti al giorno, contro le 2 ore e 32 minuti degli uomini. Se una pensionata riceve mensilmente 597,21 euro, un pensionato ne riceve 971,92.

Pari opportunità e uguaglianza di genere in Italia

Il 64% degli uomini in età attiva è occupato, questa percentuale scende al 46,6% nel caso delle donne. Se un pensionato percepisce in media 14.728 euro all’anno, una pensionata ne riceve 8.964. Inoltre, quasi il 50% delle donne lascia il lavoro alla nascita del primo figlio e solo il 18% dei bambini fino a tre anni frequenta un nido d’infanzia pubblico. Il 31,9% delle donne e il 7,9% degli uomini lavorano part-time. Se le donne dedicano 36 ore settimanali al lavoro domestico, gli uomini ne dedicano solamente 14. Paragonata al resto d’Europa, l’Italia è il paese con la più alta percentuale di famiglie monoreddito.

La disoccupazione femminile in Spagna

In Spagna, il 45,59% della popolazione attiva è costituita da donne; allo stesso tempo le donne rappresentano il 47,85% dei disoccupati. Il tasso di occupazione più basso è fra le donne di età compresa fra i 16 e i 30 anni. Il tasso di disoccupazione delle donne spagnole è pari al 23,11%. Le persone che lavorano a tempo pieno sono 14.508.900 e di queste il 59,7% è uomo e il 40,3% è donna. Delle 2.844.100 persone che lavorano part time, il 72,6% è donna. Questi dati indicano una tendenza alla femminilizzazione del part-time che si traduce nel percepire salari e assegni di disoccupazione necessariamente più bassi. Il divario salariale si aggira intorno al 23%, questo significa che una donna deve lavorare 84 giorni più di un uomo per guadagnare lo stesso salario.

La disoccupazione femminile in Italia

Le donne italiane sono inattive nel 46,1% dei casi, gli uomini nel 26,7%. Il tasso di occupazione è invece del 64% nel caso degli uomini e del 46,6% in quello delle donne. La disoccupazione giovanile colpisce più le donne che gli uomini. Infatti, il tasso di disoccupazione delle giovani donne è pari al 41,4% e supera di 2,4 punti percentuali quello degli uomini. Il divario salariale si aggira invece intorno al 28%.

Le interviste realizzate in Italia

Le interviste hanno visto protagoniste 19 donne in povertà o a rischio di povertà e sono state  realizzate fra aprile e giugno 2015. Gli elementi più interessanti che sono emersi riguardano l’attività lavorativa e le ricadute che la povertà ha sulla salute delle donne. Rispetto al primo punto, le interviste evidenziano che il possesso di una laurea o di un master non offre garanzie rispetto alla possibilità di avere un lavoro ben pagato. Inoltre, la maggior parte delle intervistate ritiene che il proprio posto di lavoro sia a rischio. Le intervistate quindi svolgono lavori che oltre ad essere pagati poco, sono anche poco sicuri, e questo avviene anche quando sono in possesso di buone qualifiche.

Con riferimento al secondo punto, il rapporto evidenzia che una delle conseguenze della povertà è la rinuncia delle donne a prendersi cura di se stesse. Infatti, solo il 21% delle intervistate ha fatto una visita dentistica negli ultimi sei mesi; tale percentuale scende ulteriormente (15%) se si considerano i controlli ginecologici.

Donne e crisi economica

Il rapporto offre infine alcuni spunti di riflessione su quanto avviene nell’attuale contesto di crisi economica e finanziaria. Le politiche di austerità adottate per farvi fronte (in particolare la riduzione della spesa pubblica) hanno provocato un aumento del lavoro non pagato svolto dalle donne. In sostanza, le donne devono vedersela con un generale aumento dei prezzi, la riduzione del reddito disponibile, la mancanza di servizi sociali e la disoccupazione loro e/o di altri familiari. In questo quadro, le donne sono costrette a dedicare più tempo al lavoro non retribuito e a trascurare la cura di se stesse. Inoltre, la disoccupazione crescente sembra giustificare la tolleranza verso la discriminazione di genere. Infatti, la crisi diventa la scusa per sfruttare la componente femminile del mercato del lavoro, più disponibile ad accettare impieghi precari, con paghe ridotte o addirittura senza contributi e dimissioni in bianco.

 

Per ottenere copia del rapporto è possibile contattare il CILAP EAPN Italia: [email protected]