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Sono sempre più numerosi gli Italiani che si avvicinano ai GAS (Gruppi di acquisto solidale). Due sono le motivazioni alla base di questa tendenza: l’impoverimento delle famiglie – l’acquisto di gruppo può permettere un risparmio anche del 30% sui prodotti di alta qualità -, ma soprattutto la ricerca di un consumo sostenibile non solo economicamente ma anche dal punto di vista sociale e ambientale. Ecco perché ai GAS si rivolge un numero crescente di persone. Vi raccontiamo questo fenomeno che, con un trend di crescita annuale tra il 10 e il 20 percento, si sta espandendo lungo tutto il Paese, offrendo nuovi spazi – e modelli – alla produzione e all’acquisto di prodotti alimentari. 

 

Che cosa sono i GAS

I GAS (Gruppi di acquisto solidale) sono gruppi di persone che decidono di unirsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune – ma non solo, come vedremo in seguito. La loro storia inizia nel 1994 con la nascita del primo gruppo a Fidenza, poi a Reggio Emilia e in seguito in diverse altre località, fino a coprire l’intero territorio italiano e, nel 2008, a essere riconosciuti formalmente dallo Stato italiano.

Come funzionano? Le modalità organizzative sono molto eterogenee ma comunque piuttosto semplici: generalmente al momento di formazione del gruppo vengono individuati i prodotti su cui si intendono eseguire gli acquisti collettivi; ogni famiglia compila la propria “lista della spesa”; le liste vengono raccolte e si procede con un ordine unico – di gruppo – che viene trasmesso al produttore per l’acquisto; una volta effettuato l’acquisto, ogni famiglia ritira e paga quanto ordinato.

Le tipologie di GAS sono molto variabili, non ci sono regole predefinite. In alcuni casi si limitano al carpooling della spesa tra i partecipanti: di fronte al caro benzina ci si unisce per dividere i costi e andare a fare la spesa nei punti più convenienti, dalle aziende agricole ai mercati degli agricoltori, dai mercati all’ingrosso agli ipermercati fino ai discount. In altri si tratta di gruppi spontanei nati nelle scuole o nei condomini intorno a un’esigenza speciale, spesso contingente. In altri ancora, invece, i GAS diventano organizzazioni strutturate che operano con una scadenza regolare. Attualmente la maggior parte mantiene una struttura informale, ma ci sono anche GAS che decidono di costituirsi ufficialmente in associazione.

Ogni GAS ha inoltre i propri criteri per selezionare i fornitori, individuare i modi di consegna e scegliere cosa acquistare (ad esempio privilegiando la stagionalità, il biologico, il sostegno alle cooperative sociali, la riduzione degli imballaggi, le dimensioni del produttore o infine la vicinanza territoriale). Le modalità di acquisto vanno dalla consegna a domicilio alla prenotazione via internet fino “all’adozione” in gruppo di animali o piante da frutto. Anche gli accordi del gruppo di acquisto con l’azienda sono differenti e possono prevedere la consegna settimanale del prodotto oppure la formulazione di specifici ordini per telefono o attraverso internet, ma anche tramite abbonamento con l’offerta di prodotti a scadenze fisse e pagamento anticipato.

Non solo risparmio

L’idea del gruppo d’acquisto nasce generalmente da una semplice necessità, quella di trovare, a prezzi accettabili, prodotti sani e di qualità che non siano dannosi né per l’ambiente né per le persone che li producono. Attenzione però: i GAS non sono solo gruppi di acquisto, ma di acquisto solidale che ricercano la solidarietà tra i componenti, ma soprattutto con l’esterno. Essi prestano infatti particolare attenzione all’impatto sull’ambiente, alla qualità dei prodotti acquistati e al modello di produzione impiegato, con riguardo speciale alle condizioni di lavoro e gestionali dell’impresa. Per questo spesso scelgono di rivolgersi direttamente ai piccoli produttori, salvaguardando così l’economia locale e i prodotti a km zero, abbattendo l’impatto ambientale connesso al trasporto della merce. Punto di forza dei GAS è infatti il contatto diretto con i produttori con un benefico effetto per entrambe le parti: i consumatori possono godere di prodotti di alta qualità e a prezzi competitivi causa l’esclusione degli intermediari mentre ai produttori viene riconosciuto un prezzo equo per il loro prodotto.

I gruppi di acquisto solidale non sono quindi gruppi di risparmio, non nascono per dare una risposta diretta al problema del carovita. Il prezzo è importante, ma non è tutto. Quella dei GAS non è una scelta pauperista ma l’insieme di tanti piccoli comportamenti che mirano a costruire una diversa economia basata su nuove forme di solidarietà "all’esterno" con produttori che si pongono su un piano radicalmente diverso rispetto ai meccanismi tradizionali. Tanto che non sempre, anche se molto spesso sì, i prodotti costano meno. Per i prodotti di alta qualità il prezzo è effettivamente inferiore del 30% circa, ma ci sono prodotti i cui costi restano inferiori nella grande distribuzione.

La crisi economica ha quindi evidenti effetti sulle abitudini alimentari. A causa del carovita e della contemporanea contrazione dei redditi, molti italiani che non vogliono rinunciare alla qualità dei prodotti anziché ripiegare su quelli più economici cercano di intervenire sulle modalità di acquisto, ricercando forme alternative. In Italia peraltro siamo facilitati in questo senso, dal momento che abbiamo una produzione alimentare diffusa e capillare. Ma la crisi ha effetti, per alcuni aspetti positivi, anche sui consumi: limitando le disponibilità economiche ci induce a spendere meglio. Oltre che, in certi casi, a ripensare la validità di determinati sistemi produttivi nell’attuale contesto sociale. Non a caso molti GAS scelgono di rivolgersi direttamente ai produttori, a fronte di una grande distribuzione nella quale spesso le condizioni di lavoro risultano fortemente compromesse.

I numeri dei GAS

Qualcuno commenta che si tratta di un fenomeno di nicchia, di una moda “radical chic”. Ma le cifre parlano diversamente. Secondo un’analisi di Coldiretti, nel 2012 le persone che si sono avvicinate ai GAS sono state circa 7 milioni (il 18,6% degli italiani), di cui quasi 2,7 in modo regolare, con una crescita tra il 10 e il 20 percento annuale. Ad oggi sono più di 1.000 i gruppi associati a Rete GAS, ma in tutta Italia si stima siano almeno il doppio. Considerando che a un gruppo partecipano in media 25 famiglie, corrispondenti a circa 100 consumatori, fanno un totale di circa 200 mila persone attive, a cui si aggiunge l’indotto solidale, dai fornitori alle cooperative sociali. Una rete che comprende 4.739 aziende agricole, 877 agriturismi, 1.105 mercati, 178 botteghe ai quali si aggiungono 131 ristoranti e 109 orti urbani, per un totale di quasi settemila punti vendita. E’ chiaro che si tratta di un fenomeno ancora contenuto ma con un forte potenziale – soprattutto se si osserva il trend di crescita degli ultimi anni – e che potrebbe aprire nuovi spazi di lavoro, evidentemente basati – viste le premesse – su modelli differenti di produzione e distribuzione.

 

Riferimenti

Rete GAS

The GAS as laboratories of civil economy, Laura Antonella Colombo, AICCON

Consumi: Coldiretti, spesa di gruppo per 7 mln. Da carpooling a GAS, Coldiretti

L’Italia che resiste alla crisi: forni popolari e empori sociali per contrastare la povertà che affama, Cinzia Lucchelli, Il Piccolo, 27 ottobre 2013

Gruppi di acquisto solidale – GAS: cosa sono, perché nascono, alcuni esempi, TuttoGreen

 

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