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In attesa del decreto che disciplinerà "Quota 100", la Legge di bilancio 2019 prevede alcune novità anche sul fronte pensionistico, come il "Fondo per la revisione del sistema pensionistico", per il quale sono stanziati circa 4 miliardi di euro per il 2019, e il taglio delle pensioni oltre i 100.000 euro. Sono stati poi rivisti i meccanismi per la rivalutazione degli importi pensionistici in base all’inflazione e previsti alcune agevolazioni per i pensionati che dall’estero decidono di trasferirsi nelle regioni del Sud. Ve ne parliamo in questo approfondimento.

Il Fondo per la revisione del sistema pensionistico

Pur non contenendo il testo normativo che regolamenterà la cosiddetta “Quota 100”, attraverso l’articolo 1 comma 256 la Legge di Bilancio 2019 istituisce il Fondo che conterrà le risorse per quello che è stato definito come il superamento della Legge Fornero.

Come è possibile leggere a pagina 43 dal testo definitivo della Manovra, dal 2019 sarà infatti attivo il “Fondo per la revisione del sistema pensionistico”, il cui obiettivo è quello di “dare attuazione a interventi in materia pensionistica finalizzati all’introduzione di ulteriori modalità di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani”. Tale strumento avrà una dotazione pari a 3.968 milioni di euro per l’anno 2019, a 8.336 milioni di euro per l’anno 2020, a 8.684 milioni di euro per l’anno 2021, a 8.153 milioni di euro per l’anno 2022, a 6.999 milioni di euro per l’anno 2023 e a 7.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2024.

Per quanto riguarda “Quota 100”, il Governo ha annunciato l’approvazione di un decreto ad hoc entro gennaio. Secondo quanto riportato da Repubblica, questa misura darà la possibilità di anticipare la pensione a coloro che hanno almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi previdenziali. La “quota” tenderà però a crescere fino a 104 nel caso in cui il lavoratore dovesse raggiungere l’anzianità contributiva dopo i 62 anni.

Chi non ha maturato i requisiti di “Quota 100” potrà andare in pensione con le vecchie regole previste dalla Legge Fornero: resta dunque la pensione di vecchiaia a 67 anni d’età e 20 anni di contributi e la pensione anticipata, grazie alla quale si potrà ricevere il trattamento pensionistico con 42 anni e 10 mesi di contributi (a prescindere dall’età anagrafica).

Il taglio delle “pensioni d’oro”

Al comma 261 dell’articolo 1 (p. 45), la Manovra prevede invece la riduzione delle “pensioni superiori d’oro”, cioè superiori a 100 mila euro lordi annui. Dal 2019 tali importi saranno quindi tagliati secondo uno schema composto da cinque scaglioni: il primo riguarda le pensioni che vanno dai 100 ai 130 mila euro, per le quali è previsto un taglio del 15% relativo solo alla parte eccedente i 100 mila euro; il secondo riguarda le pensioni tra i 130 e i 200 mila euro (taglio del 25% per la porzione superiore ai 130 mila euro); il terzo riguarda i trattamenti compresi tra i 200 e i 350 mila euro (taglio del 30% dell’eccedenza superiore i 200 mila euro); il quarto quelli tra i 350 e i 500 mila euro (taglio del 35% della parte eccedente i 350 mila euro); il quinto quelli sopra i 500 mila euro (taglio del 40% della porzione sopra i 500 mila euro). Si sottolinea che restano escluse da questo meccanismo le pensioni interamente contributive, quelle di invalidità e i trattamenti riconosciuti a superstiti, vittime del terrorismo.

Nonostante il clamore mediatico intorno a questo provvedimento, le stime dicono che i risparmi generati non saranno particolarmente sostanziosi. Il Governo prevede infatti di recuperare 76 milioni nel 2019, 80 milioni nel 2020, 83 milioni nel 2021, 87 milioni nel 2022 e 90 milioni nel 2023.

Il blocco della rivalutazione

Tra i provvedimenti che hanno suscitato maggiori critiche vi è quello indicato dal comma 260 dell’articolo 1 della Manovra (p. 44): il blocco della rivalutazione degli importi pensionistici in base all’inflazione. Senza l’intervento della Legge di Bilancio, infatti, le pensioni sarebbero state rivalutate come segue: quelle fino a 3 volte il trattamento minimo (1.521 euro lordi mensili) al 100% dell’inflazione, quelle da 3 a 5 volte al 90% e quelle oltre le 5 volte al 75%.

Il Governo ha però deciso di rivedere tali fasce e introdurre un sistema composto da sette scaglioni che prevedono una rivalutazione dell’importo pari al:

  • 100% per le pensioni fino a 3 volte il minimo;
  • 97% per le pensioni tra le 3 e le 4 volte il minimo;
  • 77% per le pensioni tra le 4 e le 5 volte il minimo;
  • 52% per le pensioni tra le 5 e le 6 volte il minimo;
  • 47% per le pensioni tra le 6 e le 8 volte il minimo;
  • 45% per le pensioni tra le 8 e le 9 volte il minimo;
  • 40% per le pensioni oltre le 9 volte il minimo.

Questi i risparmi attesi dal nuovo schema secondo quanto riportato nelle tabelle della Manovra: 253 milioni nel 2019, 745 milioni nel 2020, un miliardo e 230 milioni nel 2021, circa un miliardo e 200 milioni all’anno dal 2022 al 2028.

Le agevolazioni per i pensionati che si trasferiscono dall’estero

Un altro provvedimento curioso è quello previsto dal comma 273. Stando al testo contenuto a pagina 46, i pensionati stranieri o italiani residenti all’estero da almeno 5 anni che si trasferiscono in un Comune italiano di Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Sicilia o Sardegna, con una popolazione non superiore ai 20.000 abitanti, potranno godere di un’imposta sostitutiva forfettaria del 7% su tutti i redditi di qualunque categoria. Inoltre, saranno esenti da imposte su immobili, conti correnti, depositi di risparmio e prodotti finanziari detenuti all’estero.

Staffetta generazionale? Difficile.

Le risorse stanziate per il sistema pensionistico rappresentano una fetta importante della Manovra per il 2019. In attesa del decreto che definirà “Quota 100” occorre però porsi una domanda scomoda: l’introduzione di strumenti che consentiranno ad alcuni un pensionamento anticipato (almeno rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero), porteranno anche le imprese, siano esse pubbliche o private, ad assumere nuove personale? Molti esponenti dell’attuale maggioranza hanno spesso sottolineato come, attraverso una maggiore flessibilità dei meccanismi pensionistici, sia possibile “liberare” posti di lavoro, soprattutto per i più giovani. Considerando l’andamento dell’economia italiana, ad oggi però tale equazione non sembra essere così certa. Staremo quindi a vedere quali saranno le principali tendenze sul fronte occupazionale che caratterizzeranno il nostro Paese nei prossimi mesi.

 

Riferimenti

Testo integrale della Legge di Bilancio 2019 pubblicatoin Gazzetta Ufficiale


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Il gruppo di ricerca di Percorsi di secondo welfare si è interrogato sulle possibili conseguenze che la Manovra genererà sul fronte delle politiche sociali. Per approfondire puoi leggere il nostro editoriale e le altre analisi tematiche su
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