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Nei giorni 28 e 29 settembre 2017 si è svolta la Terza Conferenza Nazionale della Famiglia, organizzata dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il supporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. La Conferenza ha visto la partecipazione attiva delle Istituzioni di tutti i livelli di governo, delle parti sociali e delle organizzazioni rappresentative della società civile e ha affrontato temi di grande rilevanza ed attualità quali la crisi demografica, le politiche fiscali a favore della famiglia e le misure di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.


Il contesto italiano

L’Italia, caratterizzata da un modello storicamente familista, ha cominciato solo di recente a colmare il divario con gli altri grandi Paesi dell’Europa occidentale nell’ambito delle politiche familiari. Nel complesso, il welfare mix italiano sembra aver ottenuto risultati ancora modesti:

• la spesa pubblica per le famiglie è cresciuta dall’1,1% del PIL a inizio millennio fino all’attuale 1,4%, ma resta comunque al di sotto della media europea;
• il tasso di occupazione femminile si attesta al 48,2%, sotto la media UE (61,6%); il 32% delle donne occupate lavora part-time, ma, secondo l’OCSE, ben il 47% di queste non è in questa condizione per scelta;
• la percentuale dei bambini al di sotto dei 3 anni che riceve assistenza formale è al di sotto della media UE, mentre è superiore alla media per i più grandi: il 91% tra i 3 ed i 6 anni;
• il divario occupazionale tra madri e donne senza figli è comparativamente contenuto, forse anche a causa del basso tasso di occupazione femminile generale. Circa il 4% dei dipendenti ha orari lavorativi “molto lunghi”, secondo la definizione dell’OCSE. Dall’inizio del millennio si è assistito a lenti ma costanti miglioramenti nell’ambito della conciliazione, che però sono stati fortemente ostacolati dalla crisi.

La tipologia predominante di aiuto alla famiglia è stata, fino a pochi anni fa, il supporto monetario:

• il bonus bebè, diretto a famiglie a medio-basso reddito con un figlio a carico, pari a 1.920 € all’anno per famiglie con un reddito inferiore ai 7.000 €, e a 960 € per famiglie con reddito compreso tra i 7.000 e i 25.000 euro;
• il bonus per famiglie numerose (tre o più figli), pagato dai comuni attraverso l’INPS;
• il bonus “mamme domani”, dell’ammontare di 800 € e richiedibile dalle donne oltre il settimo mese di gravidanza. 

Di recente, a queste misure sono state affiancate politiche pubbliche più orientate alla conciliazione vita-lavoro:

• è il caso di un sistema di voucher per madri lavoratrici finalizzato a pagare prestazioni di baby-sitting nei sei mesi seguenti il termine del congedo parentale, del valore di 600 € al mese (abolito per effetto del Dl 25/2017 come comunicato dall’Inps il 24 marzo 2017);
• in alternativa, dal 2017 è disponibile un bonus di € 1.000 per il pagamento di asili nido;
• il congedo parentale, introdotto nel 2000, è oggi esteso a 10 mesi e pagato al 30% del salario, con possibilità di arrivare a 11 mesi nel caso in cui il padre benefici di almeno 3 mesi di congedo;
• un congedo di paternità di 4 giorni. 

Il documento unitario

In occasione della Conferenza, Cgil Cisl e Uil hanno predisposto un documento in cui sono esposte le principali proposte che il sindacato avanza con lo scopo di sensibilizzare le istituzioni verso l’attivazione di politiche la famiglia. I sindacati riaffermano la necessità di politiche mirate, integrate e strutturali affinché si sostengano e potenzino le funzioni già svolte dalle famiglie, superando una situazione che, aggravata dalla crisi, appare oggi particolarmente sfavorevole alle relazioni, alla generatività e alla cura.

Per fare ciò non bastano misure parziali, bonus o interventi transitori, ma serve una strategia complessiva che introduca politiche fiscali, del lavoro e di welfare in grado di rafforzare la coesione sociale. Nello specifico, Cgil Cisl e Uil chiedono:

  • l’introduzione di un nuovo assegno familiare universale;
  • la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS) integrate con i LEA sanitari, rafforzando la rete dei servizi pubblici;
  • un piano per le non autosufficienze ed una normativa quadro nazionale sulla long term care.

Per i sindacati è necessario, inoltre, investire nei servizi socio-educativi 0-3 anni e migliorare il sistema di congedi e permessi per i lavoratori che hanno figli o altri familiari cui prestare assistenza. Le tre sigle affermano infine che le politiche per le famiglie, per essere davvero efficaci, vanno considerate ed affrontate attraverso l’impegno convinto e la mobilitazione corale non solo delle istituzioni, ma di tutto il partenariato economico e sociale. Un coinvolgimento strategico e necessario per intercettare e rappresentare i bisogni dei lavoratori e di tutti i cittadini e trovare soluzioni politiche condivise.


Riferimenti

Documento unitario Cgil, Cisl e Uil sulla conferenza famiglia