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Lo scorso ottobre, la Regione Lombardia ha approvato una serie di misure rivolte ai cittadini lombardi in condizione di difficoltà economica. L’insieme dei provvedimenti, denominato “Reddito di Autonomia” si rivolge a famiglie, anziani e disoccupati.

Le misure prevedono: 1) un bonus bebè che si sostanzia in un contributo una tantum di 800 euro per la nascita del secondo figlio, e di 1000 euro per il terzo e i successivi, rivolto alle famiglie con ISEE fino a 30.000 euro l’anno; 2) l’abolizione del super ticket ambulatoriale per i cittadini con reddito familiare fiscale annuo non superiore a 18.000 euro; 3) voucher (da 400 euro al mese per dodici mesi) per l’acquisizione e/o il mantenimento dell’autonomia personale nel proprio contesto di vita rivolti a persone anziane (over 75 anni) e disabili, con ISEE entro il limite di 10.000 euro l’anno; 4) un bonus affitti, ovvero un contributo economico una tantum di 800 euro rivolto a famiglie in condizione di fragilità socio-economica, residenti in uno dei 155 Comuni lombardi ad elevata tensione abitativa; 5) un progetto di inserimento lavorativo (PIL) rivolto ai disoccupati da oltre tre anni e che prevede un contributo economico (di 300 euro al mese per un massimo di 6 mesi) cui si affiancano attività di orientamento, formazione, ricerca attiva del lavoro.

Dei contenuti delle misure ne abbiamo discusso con Paola Gilardoni Segretario della CISL Lombardia.

Come valuta il percorso intrapreso dalla Regione Lombardia con l’istituzione del “Reddito di Autonomia”?

La necessità di affrontare il tema della vulnerabilità economica, con adeguate misure di inclusione sociale regionali, era stata evidenziata dalla CISL fin da quando sono state discusse le priorità della programmazione dei fondi comunitari (POR FSE 2014/2020). Gli interventi assunti a ottobre rappresentano per noi un primo passo per realizzare un piano di misure che deve consolidarsi nei prossimi anni (attraverso l’incremento delle risorse) e rivolgersi all’inclusione sociale di persone e famiglie che vivono condizioni di fragilità. Riteniamo che il percorso intrapreso muova nella giusta direzione poiché prevede la predisposizione di più interventi, integrati tra loro, con l’obiettivo di creare una rete di sostegno.

Quali sono le caratteristiche che il “Reddito di Autonomia” deve avere per funzionare al meglio?

In generale, direi che gli interventi previsti dal “Reddito di autonomia” devono innanzitutto essere tempestivi, dal momento che i soggetti destinatari non sono in condizione di anticipare soluzioni in proprio in attesa dell’intervento. Crediamo inoltre che le misure di contrasto alla povertà debbano essere decentrate sul territorio. I territori rappresentano infatti lo spazio privilegiato entro il quale i diversi soggetti istituzionali (del privato sociale e del mondo associativo) possono concorrere a costruire politiche inclusive per persone e famiglie in difficoltà economica e sociale, secondo una logica di cooperazione.

Considerando nel dettaglio i singoli interventi, qual è la posizione della CISL rispetto al bonus bebè?

Rispetto al bonus bebè la CISL esprime due importanti perplessità. La prima riguarda l’accesso al bonus riservato esclusivamente alle famiglie con residenza continuativa di entrambi i genitori (da almeno 5 anni) in Lombardia. E’ evidente che tale limite rischia di escludere giovani coppie di cui (anche un solo componente) non risiede in Lombardia da 5 anni; famiglie che hanno scelto di trasferirsi da regioni e nazioni diverse, per vivere e risiedere in Lombardia, o che decidono di ricongiungersi sul territorio lombardo, spesso  per esigenze di lavoro. La seconda riguarda poi il fatto che la Regione Lombardia ha scelto di escludere dall’accesso al bonus le famiglie adottive e affidatarie. Considerando che questo tipo di famiglia è equiparata per legge a quella naturale, è chiaro che le famiglie adottive e affidatarie dovrebbero accedere al bonus bebè alle stesse condizioni di quelle naturali.

La CISL ritiene poi, da un lato, che questo contributo economico possa essere esteso a partire dal primogenito (considerata la necessità di promuovere la natalità e di aiutare le giovani famiglie, nella fase di avvio di un progetto di vita insieme) e, dall’altro, che abbia bisogno di consolidarsi nel tempo. Al fine di calibrare al meglio la sua destinazione, noi abbiamo poi proposto la trasformazione del contributo una tantum in un voucher da utilizzarsi per l’acquisto di prodotti e/o servizi per la prima infanzia. 

Potrebbe inoltre essere utile raccordare l’intervento regionale con le misure precedentemente previste dal fondo Nasko e Cresko, con il bonus bebè nazionale e l’assegno di maternità statale o comunale. Tutto questo con l’obiettivo di coordinare meglio le politiche di sostegno alla famiglia.

Qual è invece la posizione della CISL rispetto alla misura che prevede l’abolizione dei super ticket sanitari?

Questa misura prevede l’esenzione dal pagamento del super ticket per i cittadini con reddito familiare annuo non superiore a 18.000 euro. La CISL ritiene che questo provvedimento rappresenti un primo valido intervento di riduzione della compartecipazione alle spesa sanitaria ma che vada assolutamente ampliato. Tuttavia, alla luce del numero limitato di richieste di esenzione presentate in questi mesi, riteniamo che il limite a 18.000 euro sia eccessivamente basso e porti quindi a escludere molti lavoratori e pensionati.

In proposito, consideriamo necessario proseguire il confronto con il Presidente della Regione Lombardia sui sistemi di compartecipazione. Tutto questo per ridurre in modo significativo i costi sostenuti dalle famiglie lombarde per la spesa sanitaria (a partire chiaramente dall’abolizione del super ticket) e, contemporaneamente, per ampliare la platea dei beneficiari dell’esenzione, anche attraverso la rivalutazione del reddito in rapporto alla composizione del nucleo familiare.

Qual è invece la posizione della CISL rispetto alle misure destinate agli anziani e ai disabili?

In merito alle misure per l’acquisizione o il mantenimento di autonomia personale nel proprio contesto di vita, chiediamo che esse siano estese a tutti i cittadini lombardi in possesso dei requisiti indicati dal relativo bando e non solo a coloro che risiedono nei 72 ambiti territoriali che hanno aderito all’avviso regionale.

Inoltre riteniamo necessario chiarire meglio ai cittadini le caratteristiche della misura. Si tratta infatti di voucher di autonomia (e non di un assegno come invece indicato nel materiale informativo della Regione) attribuito ai soggetti beneficiari per 12 mensilità. Riteniamo poi che vada ampliato il numero dei destinatari (con modalità maggiormente flessibili e di veloce risposta alla domanda) recuperando il tempo trascorso (di quasi 4 mesi) fra la delibera e l’avvio delle domande. Inoltre, il limite del valore ISEE (fissato a 10.000 euro) appare eccessivamente basso. Con un limite di questo tipo si rischia infatti di non intercettare le condizioni di vulnerabilità di anziani e disabili.

Come giudicate invece il bonus affitti?

Il bonus affitti è un intervento che integra il quadro delle misure di sostegno sulla locazione e non deve essere sostitutivo delle misure di welfare abitativo esistenti, in particolare del Fondo grave disagio economico. Da una parte, deve infatti essere assicurata continuità al Fondo grave disagio economico o Fondo sostegno affitti nel quadro delle politiche abitative regionali, anche a fronte di un’incertezza sullo stanziamento statale per l’anno 2016. Dall’altra, il bonus deve assicurare (nel limite delle disponibilità finanziarie) un sostegno agli inquilini che in qualsiasi momento nel corso dell’anno (ovvero anche dopo i termini di presentazione delle domande) vedono compromessa la loro capacità di mantenere la locazione.

Qual è invece la posizione della CISL rispetto alla misura di inserimento lavorativo?

In riferimento all’esperienza di questi mesi un limite è stato rappresentato dal fatto che il beneficio sia stato erogato solo al termine del percorso di attivazione (della durata di sei mesi). In alcuni casi, il beneficio è stato erogato persino dopo che l’Ente ha effettuato la sua rendicontazione. Anche in questo caso, la tempestività è necessaria per l’efficacia. Sarebbe allora utile rendere un po’ più parallelo il percorso di attivazione e la riscossione dell’indennità. Inoltre, sarebbe utile anche prevedere periodi più limitati (3 mesi) o altre attività lavorative. Servirebbe, come da noi proposto, un albo di operatori accreditati che (in rete con soggetti sociali, del territorio, fino agli stessi comuni o asl) possano candidarsi a prendere in carico e accompagnare queste persone.