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L’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha approvato il Piano coordinato e pluriennale delle politiche abitative, lo strumento di programmazione volto al coordinamento e all’integrazione degli interventi per le politiche abitative. Oltre a confermare alcune delle misure promosse dalla precedente legislatura, il piano ha introdotto alcune importanti novità, tra cui la promozione del social housing, la rigenerazione del patrimonio abitativo pubblico e l’aggiornamento delle regole per l’accesso e la permanenza nelle case popolari, nel tentativo di incentivare il turnover e ridurre le liste di attesa. 

Potenziare l’edilizia sociale per rispondere alla nuova domanda abitativa

La Regione sceglie di puntare sul social housing, a cui potrebbero essere destinati fino a 15 milioni di euro. “Vorremmo affiancare questo strumento all’edilizia residenziale pubblica e, progressivamente, farlo diventare il modo prioritario per affrontare il problema della casa” spiega Michele Zanelli, responsabile Servizio qualità urbana e politiche abitative della Regione Emilia-Romagna. Questo per affrontare la crescente domanda di alloggi in affitto determinata, da una parte, dall’aumento di coloro che non riescono ad accedere a un mutuo, dall’altra di coloro che si spostano per ragioni lavorative, domanda che trova a fatica risposta in un mercato immobiliare che negli anni si è concentrato soprattutto sulla vendita.

Come sarà finanziata l’edilizia sociale? In parte attraverso le risorse del Fondo investimenti per l’abitare, fondo sostenuto dalla Cassa Depositi e Prestiti ed altri investitori, che attraverso fondi locali cofinanzia iniziative di edilizia privata sociale. La Regione si è peraltro dotata nel 2011 di una legge (la 6/2011) che le consente di aderire a fondi immobiliari chiusi attraverso l’acquisizione di quote o con apporti di denaro o di immobili.

La Regione scommette dunque su una “forma evoluta di partecipazione pubblico/privato che, nell’attuale carenza di risorse pubbliche per aumentare il patrimonio di alloggi pubblici, fa appello ai privati e alla finanza per costruire o recuperare alloggi in affitto per fasce di popolazione che non hanno i requisiti per le case popolari ma hanno comunque difficoltà ad accedere al mercato”. La fascia di reddito di riferimento è quella immediatamente superiore al reddito massimo richiesto dall’edilizia pubblica (34 mila euro Isee, in via di ridimensionamento tra 20 mila e 30 mila euro). La fascia di edilizia sociale dovrebbe quindi riguardare i redditi tra i 30 mila e i 50 mila euro Isee. I canoni dovrebbero invece situarsi al di sotto di 450 euro al mese nei centri maggiori e tra 350 e 400 euro al mese nei comuni limitrofi ai capoluoghi.

Recuperare il patrimonio pubblico

La Regione ha deciso di dedicare circa 35 milioni di euro per recuperare il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (alloggi di proprietà dei Comuni e gestiti da Acer). “Un altro obiettivo che si raggiungerebbe in questo modo è quello di rendere assegnabili gli alloggi sfitti – continua Zanelli – Un tema molto sentito nelle grandi città: in tutte le occupazioni si dice che uno dei motivi che ha portato le persone a occupare è il fatto che in Italia ci sono tante case vuote. In realtà questo è vero solo in parte: nel caso degli alloggi di Erp ciò succede perché mancano i requisiti minimi di abitabilità, gli impianti non sono a norma, o perché vanno completamente riabilitate, sotto il profilo energetico, installando ascensori, ecc.”. In Emilia Romagna, ad esempio, risulta abitato il 93% degli alloggi pubblici – sono dunque circa 4.173 gli alloggi vuoti.

Edilizia pubblica: favorire il turnover per ridurre i tempi di attesa

Tra le novità c’è anche l’aggiornamento delle regole per l’accesso e la permanenza nelle case popolari “con una ri-taratura delle fasce di reddito e dei requisiti, in base ai principi di equità e maggiore mobilità negli alloggi pubblici”.

L’obiettivo è di favorire il turnover degli alloggi portandolo al 5% (oggi è lo 0,2%), così da snellire le liste di attesa – le famiglie in graduatoria Erp sono 34.251 (dati al 31 dicembre 2014) in tutta la regione – e passare da 101 nuovi ingressi in graduatoria a 2.792. “Fino a oggi per la rotazione ci siamo affidati alla straordinarietà, ad esempio persone che lasciano la casa perché si trasferiscono – ha detto la vice presidente della Regione Elisabetta Gualmini – ma la casa popolare non è una regalia a vita, non si passa ai figli. Il welfare state deve essere una seconda opportunità non una scelta di vita. La rotazione ci permette di andare incontro alle esigenze di un mondo che cambia”. A questo scopo è stata dunque abbassata la distanza tra il limite di reddito per l’accesso e quello per la permanenza, con una ‘forbice’ tra i due compresa tra il 20% e il 60% (prima il limite di reddito soglia per la permanenza era il doppio di quello per l’accesso).

Per quanto riguarda gli indicatori del reddito familiare, viene mantenuto l’Isee come unico parametro di riferimento. Il valore per accedere all’alloggio Erp, che oggi non deve superare i 17.154,30 euro, potrà essere rideterminato in un momento successivo, e comunque entro un anno da quando la Regione acquisirà le informazioni sui redditi dei cittadini provenienti dalle nuove modalità di calcolo dell’Isee stesso.

Il Piano introduce infine il criterio della residenzialità storica, come già accade in Toscana e Lombardia, in base al quale si potrà accedere alle graduatorie comunali solo se residenti da almeno tre anni.

Qualche dato: in Emilia-Romagna il patrimonio di edilizia residenziale pubblica comprende attualmente 55.628 alloggi, per 119 mila abitanti. Gli assegnatari italiani sono l’86,5%, i cittadini originari di Paesi extra Ue il 12,2%, mentre i comunitari l’1,3%.

Rinnovato il piano per le giovani coppie che punta sull’invenduto

Il piano conferma infine alcuni degli strumenti preesistenti tra cui il programma “Una casa alle giovani coppie ed altri nuclei familiari” promosso dall’amministrazione regionale a partire dal 2010, che punta a soddisfare più celermente, e a condizioni più agevoli, la domanda di servizi abitativi da parte delle giovani coppie e di altri nuclei familiari che non riescono a trovare una casa adeguata alle proprie condizioni economiche e, al contempo, sostenere gli operatori economici dell’edilizia, colpita in modo particolare dalla crisi. “Con questo programma viene rimesso in gioco il patrimonio immobiliare esistente invenduto” spiega Zanelli. Le risorse destinate al programma saranno utilizzate per la concessione di un contributo unitario per alloggio di importo massimo non superiore a 25 mila euro (30 mila per chi risiede nei comuni interessati dagli eventi sismici del 2012) finalizzato a ridurre il prezzo di vendita delle case destinate alla locazione o assegnazione in godimento con proprietà differita o alla proprietà. Gli alloggi devono essere messi a disposizione dai soggetti privati (imprese, cooperatie, ecc.) che presentino i requisiti stabiliti dal bando.

Dal 2010 a oggi, con l’emanazione di 9 bandi, la Regione ha investito circa 39 milioni di euro che hanno permesso di finanziare 1.685 alloggi su tutto il territorio regionale. A disposizione con il nuovo bando 2015-2017 (che uscirà dopo l’approvazione del Piano) ci sono circa 12 milioni di euro.

Barriere architettoniche

Confermate le misure per l’ emergenza abitativa, con il Fondo per l’affitto e il Fondo per la morosità incolpevole, “strumenti con una forte ricaduta sociale che sono sostenuti in parte dalla Regione e in parte dallo Stato con circa 15 milioni di euro compresi quelli per l’eliminazione delle barriere architettoniche”, spiega Zanelli. Dopo alcuni anni la Regione ha infatti ripristinato il Fondo regionale per il superamento delle barriere architettoniche che potrà contare su 1 milione di euro. I contributi potranno essere richiesti a livello comunale.
 

Riferimenti

La casa, una riforma concreta, Elisabetta Gualmini

Approvate le nuove regole per le case popolari, E-R Sociale

Casa, si punta su social housing e rigenerazione urbana, E-R Sociale

Torna il bando che dà una casa alle giovani coppie, E-R Sociale

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