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Come ha recentemente ricordato il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, la conciliazione tra vita lavorativa e famigliare e “il tema qualificante dell’epoca contemporanea”. Proprio per questo dal 2010 in poi l’amministrazione regionale ne ha fatto uno degli obiettivi primari del proprio intervento. I principi di sussidiarietà e coinvolgimento degli ambiti locali che sono alla base delle politiche regionali in tema di welfare e sviluppo del territorio, hanno indirizzato gli sforzi verso la creazione e il sostegno alle reti di conciliazione, momenti di incontro di tutte le realtà territoriali, pubbliche e private, che si occupano di conciliazione e di sostegno alla famiglia. Ma come funzionano oggi le reti sui territori?

Le reti di conciliazione
Nel corso dell’ultima legislatura sono state individuate, tra le misure per favorire la conciliazione e il supporto alla famiglia, una serie di iniziative complementari, fra cui i bandi per finanziare progetti di welfare aziendale e inter-aziendale e strumenti di sostegno a lavoratori e imprese come la Dote Conciliazione, prorogata dalla delibera regionale n. 3208 dello scorso marzo. Tra queste anche la creazione di reti territoriali per la conciliazione, che hanno portato alla sottoscrizione di 13 accordi di programma e altrettanti piani di azione che coinvolgono numerose organizzazioni ed enti, profit e non profit, sia pubblici che privati. I progetti attivati dalle reti, ciascuno a uno stadio diverso di avanzamento, hanno beneficiato dell’accompagnamento attivo della Regione attraverso assistenza e percorsi formativi, ma anche con un sistema di monitoraggio dei risultati. Le reti costituiscono importanti tavoli di incontro per le diverse realtà che operano sui territori, svolgendo un’attività di studio dei bisogni e di coordinamento dei progetti, primo tra tutti il sistema della Dote Conciliazione, affidato a sei reti per la distribuzione nelle rispettive province.

La rete di Lecco
Dalla firma dell’accordo nell’aprile 2011, la rete territoriale di Lecco ha distribuito tutti i voucher a disposizione per la Dote Conciliazione alle imprese, e 226 dei 300 messi a disposizione per la Dote Conciliazione alla persona. Come precisa Maria Assunta Bonfanti della CISL di Lecco, i voucher alla persona erano originariamente riservati ai congedi di maternità obbligatori, escludendo invece quelli facoltativi. Dopo che il tavolo di Lecco ha evidenziato il problema delle numerose domande rimaste insoddisfatte a causa di questo requisito, la Regione ha acconsentito all’ampliamento della platea delle beneficiarie. Rimangono tuttavia ancora escluse le lavoratrici part-time.
Il gruppo continua ad arricchirsi di nuovi membri, ultima in ordine di tempo la Sircatene di Missaglia. Prima azienda a entrare nella rete, la Sircatene è conosciuta a livello locale per l’attenzione ai dipendenti dimostrata con la firma dell’ultimo contratto di secondo livello: tra le novità anche un giorno di riposo per i lavoratori che stanno per diventare papà, un maggior numero di ore di permesso per le lavoratrici madri e borse di studio per i figli dei 114 dipendenti.
La Sircatene è soltanto una delle best practice già presenti sul territorio lecchese, spiega la Bonfanti. Esperienze che devono invece essere diffuse e valorizzate grazie a un sistema di relazioni che parte dalla ASL, capofila della rete e molto attiva sul territorio, ma non può fare a meno dell’impegno delle associazioni datoriali e della Camera di Commercio, che hanno il compito di coinvolgere le singole imprese favorendo così il superamento di quell’autoreferenzialità tipica delle piccole realtà imprenditoriali. Non sono pochi gli imprenditori che offrono welfare ai propri dipendenti, ma spesso non sono del tutto coscienti di farlo, non sono informati circa le iniziative già esistenti sul territorio, e si muovono in virtù di una tradizione paternalistica che non favorisce il passaggio, formale e culturale, dal “dono” a un sistema di tutele.
La rete di conciliazione, nata intorno alla gestione della Dote Conciliazione, è ora un punto di riferimento per il territorio e le realtà che vi partecipano, e vuole continuare a operare e proporre iniziative a seguito dell’individuazione dei nuovi bisogni. Una delle strade sarà quella dell’estensione del sostegno ai compiti di cura, oneri tipicamente femminili, non solo nell’ambito dell’infanzia ma anche della non autosufficienza attraverso programmi di aiuto e orientamento alle famiglie ma anche di formazione e inserimento lavorativo per le assistenti famigliari. Ottimi esempi di welfare interaziendale di respiro territoriale sono le esperienze del Consorzio Consolida e del Consorzio Lariano, che oggi fanno parte della rete di conciliazione come soggetti aderenti. I consorzi hanno beneficiato dei finanziamenti del bando di 5 milioni di euro indetto da Regione Lombardia nel 2011 allo scopo di favorire l’attuazione di progetti di conciliazione famiglia-lavoro nelle PMI lombarde grazie all’offerta di servizi per la famiglia, dal disbrigo pratiche al doposcuola, per i dipendenti delle aziende del territorio.
Tra le ultime iniziative della rete anche la proposta di un nuovo bando, ancora al vaglio della Regione, per favorire la conciliazione all’interno delle aziende: fino a 10.000 euro per i progetti di conciliazione, assegnati da una commissione che comprende anche le parti sindacali e seleziona in base a criteri condivisi dai membri della rete.

Primo Rapporto sul mercato del lavoro femminile nella provincia di Lecco
La rete di Lecco ha anche promosso il primo Rapporto sul mercato del lavoro femminile, sviluppato nell’ambito dell’osservatorio sul lavoro femminile della Provincia di Lecco e presentato lo scorso marzo. L’occupazione femminile, mostra il Rapporto, è cresciuta significativamente nella provincia durante l’ultimo decennio, passando dal 45,4% del 2000 al 56,7% del 2008. Purtroppo anche il lecchese ha risentito della crisi economica, e nel 2010 il tasso di occupazione delle donne è tornato al 55,8%, inferiore di 4,2 punti percentuali rispetto all’obiettivo del 60% fissato dall’Unione Europea per il 2010. Nonostante il calo, lo studio evidenzia una riduzione del tasso di occupazione femminile più contenuta rispetto a quella maschile tra il 2008 e il 2010, una riduzione delle donne nelle liste di mobilità a fronte di un aumento della quota maschile. Il tasso di disoccupazione femminile nel periodo 2008- 2010 è salito tuttavia di 2,2 punti, rispetto all’aumento dell’1,9 per gli uomini. La figura 1 mostra come la disoccupazione tra le donne sia ancora più alta di quella maschile.

Figura 1. Tasso di disoccupazione: totale, donne e uomini


Fonte: DONNA – famiglia lavoro. 1° Rapporto sul mercato del lavoro femminile, p. 15.
 

Come si evince dalla figura 2, La propensione femminile per il proseguimento degli studi è più alta di quella maschile.

Figura 2. Ripartizione per genere degli studenti universitari immatricolati, iscritti e laureati


Fonte: DONNA – famiglia lavoro. 1° Rapporto sul mercato del lavoro femminile, p. 29.
 

Se l’alzarsi dei livelli di istruzione delle donne ha prodotto una più diffusa partecipazione femminile al mercato del lavoro, sono anche cambiate le scelte relative alla maternità. Nonostante l’età media delle mamme sia aumentata, la natalità è superiore ai livelli degli anni ’90. Sorprendentemente, la fascia d’età 30-34 anni coniuga livelli di fecondità abbastanza elevati con un tasso di occupazione tra i più elevati sia a livello regionale che nazionale. Un dato che ben si combina con la recente diffusione dei servizi per l’infanzia all’interno della provincia, come mostra la figura 3. Un risultato che risulta ancor più significativo se si considera il bisogno potenziale delle sole donne occupate (fig. 4).

Figura 3. Offerta di servizi per l’infanzia in relazione alla domanda complessiva

Fonte: DONNA – famiglia lavoro. 1° Rapporto sul mercato del lavoro femminile, p. 9.
 

Figura 4. Offerta di servizi per l’infanzia in relazione alla domanda delle donne occupate


Fonte: DONNA – famiglia lavoro. 1° Rapporto sul mercato del lavoro femminile, p. 10.
 

Non mancano purtroppo i problemi: l’età del matrimonio si alza progressivamente nell’attesa di un posto di lavoro stabile, e solo l’1-2 per cento dei padri ha usufruito del congedo parentale, dimostrando come la cura dei figli rimanga ancora “un fatto da donne”. Le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e di gestione dei compiti di cura sono poi particolarmente drammatiche per le donne straniere che, se occupate, lavorano principalmente nell’ambito dei servizi alla famiglia e alla persona (fig. 5), posizioni spesso irregolari e precarie.

Figura 5. Donne straniere occupate, con oltre 14 anni, per attività professionale


Fonte: DONNA – famiglia lavoro. 1° Rapporto sul mercato del lavoro femminile, p. 16.


Riferimenti

Conciliazione famiglia lavoro e innovazione politico-istituzionale
Percorsi di secondo welfare, 4 maggio 2012

La conciliazione famiglia-lavoro in Lombardia e nel mondo
Percorsi di secondo welfare, 31 maggio 2012

La presentazione pubblica del 1° Rapporto sul mercato del lavoro femminile
 

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