Uno degli effetti della crisi socialmente più impattanti è la crescente difficoltà di molte famiglie a far fronte alle spese per l’abitazione (dalle rate del mutuo, all’affitto, alle spese condominiali); non a caso, negli ultimi anni aumentano un po’ ovunque nel nostro Paese (ma specialmente nelle metropoli) i provvedimenti di sfratto, le richieste di case popolari, il numero dei senza casa.

Una risposta innovativa alla crisi, di crescente rilievo, passa attraverso l’abitare collettivo nelle sue diverse forme. L’idea di vivere in strutture edilizie che prevedano sia spazi privati per ogni nucleo familiare, sia zone e servizi condivisi è probabilmente lunga quanto la storia stessa dell’umanità, in particolare in contesti rurali. Oggi, invece, è proprio in città che nascono e si sviluppano i progetti più interessanti. Anche limitandosi al solo caso italiano, il panorama dell’abitare comunitario risulta piuttosto variegato e comprende almeno quattro categorie principali – condomini solidali, residenze temporanee, edilizia sociale privata e cohusing – di cui di seguito sono brevemente indicate le principali caratteristiche.

Condomini solidali

Questi progetti intendono rispondere in modo innovativo ai bisogni dei cittadini, sia dando una risposta al disagio abitativo, sia creando nuovi rapporti di prossimità e vicinato. Spesso vengono valorizzate forme di solidarietà (ad esempio tra diverse generazioni) mediante sostegno reciproco, partecipazione, attività di socializzazione. Dal punto di vista abitativo, si tratta in genere di tradizionali edifici urbani, spesso ristrutturati ad hoc, per un numero variabile di nuclei familiari che cooperano in diversi modi nella gestione degli spazi comuni. Questa forma di abitare collettivo viene spesso utilizzata anche per reintegrare socialmente persone marginali e soggetti deboli (come ex detenuti o tossicodipendenti), accompagnare famiglie disagiate verso un’indipendenza abitativa e lavorativa, supportare madri sole nella crescita dei figli, sostenere anziani soli.

Residenze temporanee

Offrono soluzioni abitative a prezzi calmierati o di mercato per un periodo di tempo molto variabile (da qualche giorno a più di un anno), a singoli e famiglie con esigenze differenti: da studenti fuori sede, a lavoratori temporanei, a persone che soffrono “stress abitativi” (ad esempio a seguito di una separazione, di uno sfratto o di problemi economici). Anche queste forme abitative prevedono in genere luoghi di confronto, spazi comuni, servizi condivisi di varia natura. Le residenze temporanee dovrebbero quindi caratterizzarsi come una vera e propria casa per chi vi soggiorna – pur se per brevi periodi – promuovendo conoscenza reciproca, scambio, coinvolgimento degli abitanti nella cura di spazi comuni e nell’organizzazione delle attività, sviluppo delle risorse personali per una piena autonomia abitativa.

Edilizia sociale privata

Si tratta, in genere, di programmi integrati di intervento, con il concorso di soggetti privati, che prevedono la progettazione, lo sviluppo, la realizzazione e la successiva gestione di un insieme di alloggi e servizi. Si rivolgono a chi non riesce a soddisfare sul mercato il proprio bisogno abitativo, per ragioni economiche o per l’assenza di un’offerta adeguata; molto spesso si tratta di famiglie appartenenti alla cosiddetta “fascia grigia”, crescente in tempo di crisi, che vive in condizioni di povertà.

Cohousing

Anche queste forme abitative si basano su un mix di spazi privati e condivisi, concepiti allo scopo di promuovere un forte senso comunitario, con una forte dimensione partecipativa dei residenti, che spesso caratterizza l’operazione immobiliare sin dalla progettazione, per poi proseguire in fase gestionale, attraverso incontri periodici, più o meno strutturati, in cui residenti si confrontano per pervenire a decisioni condivise. All’interno delle strutture abitative vengono condivisi numerosi spazi, da quelli funzionali (come cucina, lavanderia, laboratori per il fai da te) a quelli ricreativi (sale per pranzi e riunioni, spazi di incontro, talvolta biblioteche), da zone verdi (giardini, talvolta piccoli orti urbani) a servizi particolari come micronidi, doposcuola, corsi di formazione, banche del tempo, gruppi di acquisto solidali, microcredito, car o bike sharing. La condivisione di beni e servizi, mentre sul versante economico produce notevoli risparmi di denaro (e di tempo), sul piano sociale rafforza la coesione tra le famiglie co-residenti.

Tipologie di residenze collettive

Fonte: Sgambetterra, 2014

Una recente indagine – condotta a Torino per il Rapporto Giorgio Rota 2014 – ha rilevato la presenza di oltre una dozzina di esperienze di abitare collettivo, variamente denominate come cohousing, condomini solidali, residenze temporanee. Si tratta di progetti relativamente recenti – che, nel complesso, mettono a disposizione circa un migliaio di alloggi – in edifici differenti sia per ubicazione – attraverso la città, dalla periferia nord, al centro, ai quartieri meridionali – sia per tipologie edilizie: si va appartamenti in edifici storici a immobili radicalmente ristrutturati, a edifici di recente costruzione (ad esempio un paio sorgono in altrettanti condomini costruiti in occasione delle Olimpiadi del 2006 per ospitare atleti e giornalisti). Per tutti, gli elementi accomunanti sono il rivolgersi prioritariamente a fasce sociali deboli (nuclei monogenitoriali, anziani soli, famiglie in carico ai servizi sociali, giovani a basso reddito, ecc.), la compresenza di spazi privati (alloggi o singole stanze) e di servizi condivisi, l’organizzazione di forme di mutuo sostegno tra famiglie, talvolta col supporto di volontari e/o operatori professionali. Quasi sempre questi progetti nascono grazie a collaborazioni e a un mix progettuale e gestionale tra soggetti pubblici, privati e del terzo settore.

Ad esempio, l’albergo sociale Sharing è l’esito della ristrutturazione di un ex immobile delle Poste Italiane, nel quartiere Falchera. Il progetto – inaugurato nel settembre del 2011 – nasce da un’idea di Oltre Venture (fondo italiano di venture capital sociale), in collaborazione con la Città di Torino, la cooperativa DOC e grazie al finanziamento della Fondazione sviluppo e crescita CRT, che ha garantito il 90% dei 14 milioni di euro complessivi. Si tratta di un modello innovativo per i livelli di attenzione alla sostenibilità (nel 2013 ha vinto il premio Innovazione amica dell’ambiente promosso da Legambiente), l’offerta di servizi (sociali, sanitari, di mobilità e commerciali), l’obiettivo di rispondere a un’esigenza di ospitalità temporanea, a costi calmierati

D’Orho è una residenza temporanea, inaugurata a fine 2013, per iniziativa della Caritas diocesana, della cooperativa Synergica e del Comune di Torino. Anch’essa si pone l’obiettivo di dare una risposta a un bisogno abitativo temporaneo, offrendo 40 camere arredate per ospitare studenti, lavoratori, famiglie ed è fornita di spazi comuni: lavanderia, cucina, sala studio, spazio ricreazione, cappella. Il cohousing Numero Zero è nato nel 2013 per iniziativa dell’associazione Co-Abitare, che ha stipulato una convenzione con il Comune per sviluppare nuove esperienze di cohousing, come “comunità intergenerazionali basate su convivenza attiva, aiuto reciproco, compartecipazione di conoscenze e capacità, rispetto dell’ambiente”. Numero Zero sorge in un edificio storico ristrutturato, limitrofo al principale mercato cittadino, ha 8 alloggi, cucina comune, sala polifunzionale, micronido e doposcuola, palestra, laboratorio fai da te, biblioteca, foresteria, dispensa, giardino.

A pochi isolati di distanza sorge la residenza temporanea Luoghi Comuni, promossa nell’ambito del programma Housing della Compagnia di San Paolo (avviato nel 2006, per rispondere con progetti innovativi alla domanda abitativa di persone in temporanea vulnerabilità sociale ed economica). Il progetto si rivolge a lavoratori in mobilità, personale in formazione, popolazione in situazione di stress abitativo, city users e visitatori occasionali, prevalentemente single e coppie. A breve verrà inaugurata una struttura simile nel quartiere San Salvario, vicino alla stazione di Porta Nuova: quest’ultima sarà destinata a famiglie bi e mono parentali con figli minori, offrendo una soluzione abitativa per un periodo di tempo limitato a chi sta attraversando una fase di vulnerabilità sociale ed economica. 

Di seguito sono presentate alcune immagini delle residenze collettive sviluppate a Torino. Gli scatti sono tratti dal Rapporto Giorgio Rota 2014 (clicca sulle immagini per ingrandirle).

Centro città


Cohousing Numero Zero, via Cottolengo 26, zona Porta Palazzo


Residenza temporanea Luoghi Comuni, Via Priocca 3, zona Porta Palazzo


Comunità solidale Tessitori, via San Massimo 31-33


Comunità coabitazione solidale Casasol, via Nizza 15-17, zona San Salvario – stazione Porta Nuova


Condominio solidale via San Pio V 11, zona San Salvario – stazione Porta Nuova, in fase di completamento

Periferia Nord


Albergo sociale Sharing, via Ivrea 24, quartiere Falchera


Comunità solidale Filo continuo, corso Mortara 36/7, zona Spina 3


Comunità solidale Filo continuo, via Orvieto 1, zona Spina 3


Coabitazione solidale vie Gallina – Ghedini, quartiere Regio Parco


Residenza temporanea D’Orho, corso Principe Oddone 22, quartiere Valdocco

Periferia Sud


Cohousing Buena vista social club, via Giordano Bruno 191-195, villaggio olimpico Lingotto

 


Comunità coabitazione solidale Il Cortile, vie Bossoli – Pio VII, villaggio olimpico Lingotto


Condominio solidale A casa di zia Jessy, via Gessi 4-6, zona Santa Rita – stadio Olimpico

 


Coabitazione solidale, vie Scarsellini – Poma, quartiere Mirafiori sud

 

 

Riferimenti bibliografici

Davico L. (2014), Dalla crisi a nuovi modelli abitativi, in Centro Einaudi, Semi di Fiducia. Quindicesimo Rapporto Giorgio Rota su Torino

Lietaert M. (2007), Cohousing e condomini solidali, Terra Nuova, Firenze

Sgambetterra L. (2014), Il cohousing come abitazione sociale: un ritorno alla comunità, Politecnico di Torino, tesi di laurea magistrale

Tamassociati (2012), Vivere Insieme, Cohousing e Comunità solidali, AltrEconomia, Milano

Zigoi M., Simionato N. (2009), Ri-pensare l’abitare: il cohousing, un nuovo modo di concepire l’abitare, Hoepli, Milano


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