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In uno dei momenti più neri per l’economia e il mondo del lavoro italiani occorre trovare soluzioni che possano permetterci di uscire dal tunnel della crisi il più rapidamente possibile. Sfruttare i talenti e le eccellenze presenti nel Paese, creare impiego, rilanciare i consumi, tornare a crescere: come è possibile raggiungere questi obiettivi? Anzitutto risolvendo il problema del lavoro, investendo sui giovani e modellando un sistema occupazionale che li valorizzi realmente. Sicuri che sia questa la strada privilegiata per provare a uscire dalla crisi, abbiamo scelto di dedicare alcuni approfondimenti al tema della disoccupazione giovanile nel tentativo di individuare gli elementi essenziali da cui si può ripartire. 

Una generazione da non perdere

Basta leggere gli ultimi dati riguardanti il mondo del lavoro per capire la gravità del momento attraversato dal nostro Paese. Nel primo trimestre del 2013 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 12.8%, sfondando il tetto dei 3 milioni di senza lavoro, in forte crescita rispetto all’11.6% registrato nell’ultimo trimestre dello scorso anno. In questa situazione, come dimostrato da tanti indicatori, i più colpiti sono coloro che si affacciano per la prima volta nel sistema occupazionale, ovvero giovani che hanno completato gli studi – secondari o universitari – e si sono messi alla ricerca di un impiego. Nella maggior parte dei casi con scarso successo. I dati Istat mostrano come il livello di disoccupazione giovanile (15-29 anni) abbia ormai raggiunto il tasso record del 29.7%, a cui va aggiunto il dato, per certi versi più allarmante, dei cosiddetti giovani NEET (Not in Education, Employment or Training). Questo indicatore, che individua coloro che non sono né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione professionale, mostra come il 22.7% dei giovani tra i 15 e i 29 anni (dati Istat, 2011) si trovi attualmente in questa sorta di limbo. Sono 2 milioni e 250 mila giovani italiani che non studiano, non si formano e non lavorano, e che secondo le stime UE rappresenta uno spreco economico pari a 500 milioni di euro a settimana in termini di mancata crescita.

La strada tracciata dalla Youth Guarantee 

Questi dati rivelano l’indubbia necessità di riforme strutturali che vadano a modificare il sistema occupazionale, ma che abbiano anche la forza di abbracciare alcuni campi limitrofi egualmente importanti. Come ha sottolineato Maurizio Ferrera in un recente editoriale sul Corriere della Sera, all’Italia manca una strategia che, oltre a stimolare il sistema produttivo, metta in contatto il sistema educativo e il mondo dell’occupazione, per gestire in modo efficace la transizione scuola-lavoro. La sola ristrutturazione del mercato del lavoro non porterà grandi risultati, come hanno dimostrato precedenti tentativi, senza una visione di insieme che cambi il sistema scolastico, universitario e della formazione. In questo senso un ruolo importante potrebbe essere svolto dalla Youth Guarantee, la “garanzia giovani” varata dall’Unione Europea per rilanciare l’occupazione giovanile in tutti i Paesi membri. Il pacchetto di misure pensate dall’UE mira a ridurre il periodo di inattività dei giovani che hanno concluso gli studi o che hanno perso il lavoro, dando loro il sostegno necessario per riuscire, in tempi brevi (massimo 4 mesi), ad ottenere un nuovo impiego o iniziare un percorso di formazione che sia realmente utile a trovare un impiego. Come confermato anche dal rapporto annuale dell’ILO sull’occupazione, la Youth Guarantee potrebbe fare al caso dell’Italia molto più di altre misure allo studio del governo – come la cosiddetta staffetta generazionale – se affiancata da ulteriori provvedimenti come incentivi all’assunzione, borse di formazione e misure per migliorare lo skill matching delle competenze.

Un appello per non perdere l’occasione 

Tanti giovani – garanzia del futuro a cui l’Italia non ha finora dato il credito che gli spetta – percependo il momento come decisivo, hanno scelto di rivolgersi direttamente al governo e alle forze politiche perché non si perda più tempo. Da Bruxelles un’associazione di giovani, emigrati nella capitale europea dopo essere stati “rifiutati” dal mercato del lavoro italiano, ha lanciato un appello affinché non si perda l’occasione offerta dalla Youth Guarantee. Lo hanno fatto dal Parlamento europeo, attraverso il sostegno di alcuni eurodeputati convinti come loro che non si possa più tardare. Se nei prossimi mesi non verranno adottate misure concrete per rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile, rialzarsi diventerà una missione praticamente impossibile. Permettere a quella generazione nata tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del nuovo millennio di giocarsela “ad armi pari” può infatti garantire risorse culturali, sociali ed economiche importantissime, senza le quali dovremo rassegnarci non solo all’austerità permanente ma a un crisi cronica.

 

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